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Domenica 11 marzo 2018

Ha dormito tre ore scarse per la seconda notte di seguito, maledicendo mentalmente Eren e l'insonnia in ogni modo che gli ha sfiorato il pensiero. Erwin accanto a lui dorme profondamente, incurante del primo Sole che filtra dalle imposte semichiuse e gli getta un riflesso di luce quasi sugli occhi, facendo cangiare i riflessi paglierini dei suoi capelli ordinati. Porta sempre un'espressione tranquilla quando è avvolto dal torpore del sonno; le sopracciglia folte sono distese, le labbra carnose leggermente schiuse, i respiri regolari e profondi. Quasi la perde quell'aura intimidatoria che tiene nascosta al di sotto delle palpebre chiuse, nelle iridi d'acqua gelida e cristallina. Perfino la sua stazza imponente sembra insignificante quando Morfeo gli sussurra litanie ipnotiche e melliflue all'orecchio.

Quel sabato non aveva dovuto nemmeno fingere un mal di testa. L'emicrania era arrivata puntuale, una salvezza dolorosa derivata dalla luminosità troppo intensa del giorno precedente, dalla mancanza di sonno e dal vespaio laborioso di pensieri che non aveva voluto sapere di smettere di ronzare neanche per un istante. È stato in quel modo che ha evitato Eren, restandosene chiuso in stanza tutto il giorno e saltando il pranzo per la nausea; Erwin quelle quattro mura le aveva abbandonate di buon mattino per un po' di jogging fuoriprogramma. Levi è stato il solo e unico consapevole di quanto la sua anima abbia tremato al pensiero di un singolo, misero passo falso di Eren al piano di sotto.

Una frase, una parola, un'espressione di preoccupazione per non averlo visto scendere rivolta al marito: tutto può essere una rivelazione, un particolare, un cavillo capace di mettere all'erta i sensi di Erwin e diamine, se sono viscide quelle urla fatue che la mente gli propone. Gli si era accapponata la pelle al solo presagio che il biondo potesse tornate in stanza con le fiamme dell'Inferno negli occhi, che potesse riversagli contro quei ringhi appena mormorati e rochi e colarglieli caustici direttamente nelle orecchie. Aveva tremato dentro, e quando il marito non gli aveva detto niente per tutto il giorno ed era andato a dormire augurandogli la buonanotte con un bacio forse un po' troppo languido, finalmente era riuscito a respirare davvero per la prima volta della giornata. Aveva avuto la certa consapevolezza che Eren non avesse detto niente anche solo di vagamente compromettente per loro soltanto in quel momento, però aveva comunque sentito la nausea montare, perché gli era sembrato di star nascondendo al marito qualcosa di simile ad una doppia vita o ad un segreto inconfessabile, non qualche conversazione blanda e qualche portata di cibo giapponese con lo psicologo di sua sorella e sua cugina.

La domenica invece si prospetta meno tesa. Le preoccupazioni per come eludere quegli occhi verdi e sfuggire alle confidenze che Eren gli avrebbe riservato per certo davanti al marito, si erano improvvisamente tramutate in sabbia fine fra le sue dita quando il giorno prima aveva sentito il castano dal piano di sotto conversare animatamente con sua madre. La sua voce era ovattata dalla porta chiusa e gli pulsava quasi insistente nella testa a causa di quell'emicrania che gli faceva venire la voglia di rimanersene a letto per mesi, ma lo aveva sentito chiaramente nominare un pranzo di famiglia che lo avrebbe tenuto occupato per tutta la giornata successiva.

Quella domenica potrebbe abbandonare il piumone che lo copre, sgattaiolare fuori dal calore per sostituirlo con quello di una tazza di caffè in cucina, con l'abbraccio di sua madre e magari una parola sbiascicata di Isabel, ma non lo fa. Forse perché è stanco, forse perché s'inganna che nonostante la stanza sia tinta dei colori dell'albeggiare, riuscirà comunque a riposare almeno un'altra ora; segretamente rimane a letto perché si perde nel quasi impercettibile battito delle ciglia bionde del marito. Sfiorano gli zigomi alti e spigolosi, e chissà cosa vedono quelle iridi di cielo nascoste nei loro sogni; Levi nei suoi ha visto il passato di nuovo, e le immagini sono state addirittura più vivide e lucide di quelle che i ricordi gli disegnano davanti quando ha gli occhi aperti. Ha sognato di quando era marzo quasi sei anni prima.

Pitch Black - Ereri/RirenWhere stories live. Discover now