Minefields

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Capitolo non revisionato perché ho appena finito di scriverlo ed ho mal di testa. La mia impulsività però pretendeva che venisse pubblicato.


Domenica 1 aprile 2018

Guardare in faccia Erwin e farsi portare a cena fuori la sera prima, come se fosse innocente e si meritasse il posto al suo fianco, era stata l'impresa peggiore della sua vita; andarci a letto dopo le urla era stato semplicemente orribile come poche cose e lo aveva fatto stare così male che aveva passato la nottata inginocchiato sul pavimento freddo del bagno, coi sudori freddi e un'ansia talmente profonda e viscerale che gli aveva fatto rigettare più volte quel poco che aveva mangiato per cena. Più vedeva Erwin calmo e col sorriso, più si autoconvinceva che le conseguenze della sua libertà sarebbero state atroci; più il marito l'aveva toccato e desiderato, più la bile gli aveva infestato la bocca e le sue dita fredde l'avevano toccato con troppa insistenza, con troppa forza.

Eren invece era stato caldo in un modo strano e confortante, caldo dello stesso calore di una pietra che assorbe i primi raggi tiepidi di primavera e se ne permea completamente; a Levi da bambino era sempre piaciuto raccogliere ciottoli sulle sponde del Mare del Nord assieme a sua madre, col Sole che gli baciava il viso e qualche lingua di vento fra i capelli più lunghi. Adorava anche dipingerli assieme a Kuchel quei ciottoli, tentare di creare ghirigori intricati sulla roccia perfettamente levigata o piccole sagome paffute di svariati animali. Era sempre stato uno dei suoi passatempi preferiti ed era, in qualche modo, piacevolmente tiepido nei suoi ricordi come Eren lo era stato sotto i suoi polpastrelli; e poi ancora caldo, delicato, piacevole, timoroso, dolce.

Quanto era stato difficile guardare le iridi di Erwin quel sabato mattina, dopo una nottata interamente passata a piangere in silenzio e a lavare via sabbia appiccicosa da scarpe e vestiti e a scorticare via Eren dalla sua pelle macchiata. Era stato difficile perché il biondo gli aveva sussurrato fra un paio di baci leggeri che stava facendo tutto il possibile affinché la loro casa fosse pronta fra poche settimane e in un tempo minore del previsto, che non vedeva l'ora di trasferirsi ad Amsterdam e cominciare una nuova. Gli aveva addirittura accennato il progetto di creare una seconda sede per la Smith's Houses proprio nella capitale, visto che gli affari stavano andando bene. E allora Levi avrebbe voluto ridere istericamente e piangere disperatamente assieme, guardarlo negli occhi con le iridi grigie ancora impastate di peccato e gridargli contro che aveva ragione, che altro non era che un traditore e una puttana. Aveva desiderato, in qualche istante malato e sconclusionatamente irrazionale, confessargli quanto il tocco di Eren fosse stato delicato sulla sua pelle; tenersi dentro quella consapevolezza tentando di tacerla anche a sé stesso era decisamente troppo. Forse avrebbe davvero dovuto farlo, sputargli addosso quanto fosse egoista e disposto ad approfittare di ogni svista di Erwin per ottenere un misero, insignificante e distruttivo brandello di libertà. Lui non era come Eren, non era in grado di capire quando l'egoismo diventasse tossico e assuefacente, non era in grado di cambiare per amore. Non era nemmeno una puttana, gli suggeriva qualche pensiero indefinito e indistinto nella sua mente, lo stesso che dava vita ad un'eco bizzarra impegnata a ripetere che non aveva fatto nulla di male, che nel momento in cui aveva implorato il castano di fare qualcosa - qualunque cosa - con lo sguardo, si era sentito talmente calpestato e inconsistente che l'unica cosa che desiderava era percepirsi vivo. E no, non era morto dentro mentre Eren lo toccava, lo guardava, lo baciava come se il suo corpo gli appartenesse e lo venerava come fosse prezioso, santuario perfetto della sua anima piccola e insignificante. Aveva solo raggiunto il fondo, ma non era morto; se ne era reso perfettamente conto quando le mani grandi e bollenti del castano avevano preso a carezzargli dolci i fianchi, quando il suo sguardo smeraldino lo aveva avvolto completamente e s'era fatto talmente intenso da cancellare la volta celeste dal campo visivo di Levi; se n'era lasciato avvolgere senza opporre la benché minima resistenza. Non era una puttana se aveva desiderato provare qualcosa, se aveva cercato altrove la dolcezza che Erwin non riusciva a dargli e che Eren sembrava volergli offrire su un piatto d'argento; Eren di cui aveva evitato quei due messaggi ricevuti il giorno prima, cancellandoli senza neanche leggerli e bloccando il numero del castano per stare sicuro che il marito non gli avrebbe visti nel caso gli avesse preso il telefono per controllarlo.

Pitch Black - Ereri/RirenWhere stories live. Discover now