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Ultimamente ho perso la guerra col revisionare i capitoli. Pure questo è sgrammaticato.

Mercoledì 4 aprile 2018

Le ha attese in ogni modo. A capo chino e col petto pesante, giocando con Isabel, fra le mura silenziose della sua camera, urlate per telefono, colate nelle orecchie in sussurri rochi; eppure, quella volta le conseguenze non arrivano mai. E no, non accade perché Erwin gli ha perdonato il suo essere libertino e disobbediente, ma perché Mikasa e Kuchel gli stanno alle calcagna in una maniera strana. Non lo lasciano un attimo, inventano ogni scusa per coinvolgerlo e non lasciarlo da solo col marito, sovrastano ogni possibilità che il biondo ha per esplodergli addosso con la loro presenza; Erwin non si permetterebbe mai di urlargli davanti a loro, di metterlo così tanto in imbarazzo. Per la prima volta dopo mesi interi ed eterni, Levi respira; quasi s'era scordato come fosse la sensazione di non sentire la solita strana pesantezza a zavorrare il diaframma. È liberatorio, leggero.

Sono meno leggere invece le iridi di sua madre, le sue occhiate di riguardo, il modo accorto in cui pare studiare ogni sua azione e reazione, le domande che di tanto in tanto gli lancia come frecciatine che dovrebbero apparire disinteressate e che Levi si impegna ad evitare, se non riesce ad inventare nei pochi secondi che ha per rispondere qualche bugia bianca. Gli ha chiesto più in dettaglio del lavoro, della nuova casa, delle sue aspettative su Amsterdam e sul futuro con Erwin, ha sondato il terreno sterile dei suoi sentimenti a lungo; lui invece ha solo mentito. Non vede l'ora di andare a vivere nella capitale, di lavorare a nuovi progetti, di impegnarsi per essere un marito migliore, dice; e se le iridi di Kuchel sono pesanti, quelle di Mikasa sono vero e proprio piombo liquido, rovente, denso. Ha parlato con sua madre, il corvino è sicuro che abbia rotto la loro promessa; certe cose, la donna non gliele avrebbe mai chieste tentando di versarvi sopra zucchero per farle apparire come quesiti innocenti e leciti. Non avrebbe preteso ulteriori dettagli sul nuovo appartamento e sulla sua posizione, sulla consegna dei mobili, sul come verranno tinteggiate le pareti e sull'impegno che Levi ha messo per renderlo il più simile possibile alla casa dei suoi sogni. Non gli avrebbe mai chiesto dei lividi se non fosse stato per la cugina; non avrebbe visto le dita di Erwin impresse sulla sua pelle, non avrebbe neanche mai smesso di rispondere alle domande del biondo sulle giornate del marito mentre la sera se ne stavano a tavola. Aveva preso la strana abitudine di rimanere sul vago, di cambiare discorso e spostare l'attenzione altrove.

S'era fatta guardinga, Kuchel, nonostante Levi avesse dovuto giurare e spergiurare che quei lividi fossero proprio dovuti alla sua pelle troppo sensibile e alla troppa foga che il marito metteva nell'amarlo sotto le lenzuola. Foga d'amore, non d'insistenza; fatta di tocchi sottili e duttili, delicati, non ruvidi e sporchi. Foga piacevole, foga di sentimenti ricambiati; se a sua madre s'erano addolciti i lineamenti nel sentirlo parlare in quel modo del compagno, su Mikasa i suoi discorsi avevano avuto esattamente l'effetto contrario. S'era solo infervorata, borbottando a denti stretti qualcosa sul come Erwin non le fosse effettivamente mai piaciuto, che la sua area da belloccio e uomo in carriera sotto sotto puzzasse di marcio. Nessun tentativo di Levi di ricordarle quanto il biondo fosse stato forte a costruire la sua vita con i pochi sentimenti laceri che gli rimanevano, - un bagaglio emotivo che era più una zavorra, fatto di orfanotrofi, lutti e famiglie adottive abusive - aveva avuto l'effetto sperato di spogliarle gli occhi dalla patina opaca e sospetta che glieli ricopriva. Aveva preso a guardarlo ancora con più astio, con più sfida, ed Erwin se ne era inevitabilmente accorto.

Il biondo, in quei giorni, aveva assorbito e basta. L'aveva fatto come una grossa spugna emotiva, raccogliendo le emozioni senza sprecarne neppure una goccia; Levi si era spesso trovato a chiedersi quanto gli ci sarebbe voluto per arrivare a saturazione, per iniziare a stillare acqua da tutti i pori. Era certo che solo allora sarebbero arrivate per lui le conseguenze, quelle dolorose che gli avrebbero lasciato addosso segni rossastri e gli avrebbero di nuovo tolto il respiro. Il massimo che Erwin aveva fatto era stato sibilargli all'orecchio quanto fosse irrispettoso, sempre scontento come un ragazzino viziato che pretende troppo, inaffidabile e completamente immeritevole di un singolo granello di fiducia; lo aveva fatto mentre erano avvolti fra le coperte prima di andare a dormire, bisbigliando caustico a voce bassa per non far arrivare le sue parole a Kuchel, nella stanza accanto. Un paio di volte l'aveva pure afferrato per i fianchi davvero troppo forte, con le narici dilatate e le iridi cristalline profonde, dolorosamente caotiche ed esageratamente lontane, marchiando nuovamente la pelle già macchiata. A Levi aveva davvero fatto paura l'espressione dura che gli aveva rivolto, sformata e fatta di labbra arricciate e sospiri tirati, pesanti, ustionanti di rabbia troppo repressa lasciata a macerare.

Pitch Black - Ereri/RirenKde žijí příběhy. Začni objevovat