Epilogo

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Numerose tuniche bianche galleggiano leggiadre sul grande prato del campo di football. Tra sedie, studenti e genitori l'ambiente è caotico e gioioso.

La cerimonia del diploma non è ancora iniziata, siamo tutti raggruppati in piccoli gruppi, intenti a chiacchierare eccitati per la fine dell'anno.

«Baby, ti sta' d'incanto», Naomi urla per farsi sentire nel chiacchiericcio generale. Mi fa' fare una giravolta osservando il semplice vestito bianco smanicato che s'intravede dietro la tunica del medesimo colore.

Stringo al petto il classico capello e rido. «Lo dici solo perché l'hai scelto tu»

«Forse». Fa' una linguaccia e ride.

«Ragazze!»

La voce squillante di Clara si avvicina insieme alla sua proprietaria. La ragazza ha piazzata in viso un'espressione schifata ed indica il suo cappello già adagiato sul capo.

«Non so' più cosa farci con questo coso», il suo dito laccato di rosso indica il cappello, fa' una smorfia alquanto buffa prima di esser interrotta da un altra cheerleader.

«Lo so', è così strano. Perché il mio sembra più lungo?», si intromette nella conversazione affiancando Clara.

«Sono terribilmente anti fotogenici, già me la immagino mia sorella che ride di me»

«Tranquilla non sarà l'unica», prendo in giro Naomi, ridendo insieme alle sue compagne di squadra.

La stagione è ormai conclusa, e no, la nostra squadra di football non ha vinto il campionato. Le ragazze però sì, hanno stracciato le altre squadre alle nazionali di cheerleeding. Ho una foto fantastica della faccia del coach quando l'ha scoperto, era tutto un fumo!

L'orchestra della scuola inizia a suonare avvisandoci che è arrivato il momento di prendere posto sulle numerose sedie.

Naomi mi prende per mano e insieme prendiamo posto nel mezzo della terza fila. Dietro di noi riesco a scorgere brevemente mio padre che mi sorride, il telefono che registra in mano ed un pollice alzato, come ad incoraggiarmi.

Gli sorrido grata e riporto l'attenzione sui miei compagni, pian piano tutti prendono posto. Intanto il caldo cuocente di giugno si fa' sentire, sto soffocando in questa stupida tunica.

«Spero finisca presto, sto sudando come un elefante», Naomi da voce ai miei pensieri sventolandosi una mano difronte al viso accaldato.

«Gli elefanti sudano?»

Mentre mi risponde, la sua voce divertita viene sovrastata da quella di un professore. I docenti si sono riuniti sul piccolo palco davanti a noi e stanno facendo il solito discorso.

Mi giro sorridendo eccitata a Naomi, trovando già sul suo volto un sorriso specchio del mio.

Numerosi nomi vengono chiamati, ragazzi e ragazze stringono la mano al preside e ritirano il loro diploma.

Quando la chiara voce che proviene dalle case annuncia il mio nome, mi avvicino sentendo il cuore in gola e numerose farfalle nello stomaco. É arrivato il momento, finalmente me ne vado da questa scuola.

«Signorina Martin», stringo la mano al preside e sorrido mentre quest'ultimo mi consegna il diploma. «Non pensavo di vederla uscire da questa scuola. Complimenti».

Ghigno ma mi astengo dal rispondere. Stringo fra le mani il pezzo di carta con fatica guadagnato. Mi guardo attorno mentre scendo dal piccolo palco, mio padre sembra sul punto di piangere, mentre poco lontano da me Allen Cross sta sorridendo a trentadue denti.

Come il cielo a mezzanotte Where stories live. Discover now