3. Becca

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È stata una notte movimentata, non posso dire di aver dormito bene. Mi sono addormentata immediatamente appena mi sono sistemata nel letto per poi cominciare a rigirarmi, tra sogni e pensieri, che non mi lasciavano in pace. Penso troppo, è da tempo che dovrei semplicemente lasciarmi andare, perdere il controllo quanto basta per godermi di più la vita. Chissà che non ci riesca proprio qui a Boston.

Mi alzo prima del suono della sveglia. Gwen mi ha detto che c'è una caffetteria qui vicino, che posso raggiungere a piedi, e ho intenzione di recarmi lì a cercare un lavoro che dovrò incastrare con gli impegni scolastici.

Ho sempre avuto un impiego, anche quando ero a Brighton, per un lungo periodo di tempo ho fatto la dogsitter, per poi passare ai bambini nell'ultimo anno delle superiori. Niente però che potesse garantirmi uno stipendio fisso e un contratto vero e proprio.

Credo di avere sufficiente tempo per farlo, non tutte le lezioni hanno la frequenza obbligatoria, e non dovrebbe essere un problema riuscire a giostrarmi tra gli impegni.

Il piano è quello di recarmi lì e chiedere al capo se ha bisogno di una nuova dipendente. Fine. Non ho chiamato e non ho preso un appuntamento, sono arrivata qui solo ieri. Ma voglio mettermi subito all'opera e cercare qualcosa da fare. Questo è già un passo avanti rispetto alla mia necessità di avere tutto sotto controllo. Il colloquio di stamattina non è programmato eppure sono positiva al riguardo. Qualche mese fa non l'avrei mai fatto mentre ora mi sento già diversa.

Dopo la mia routine mattutina, un po' di stretching e dello yoga per rilassarmi, indosso un paio di jeans, una t-shirt bianca con una felpa nera sopra e un paio di anfibi ai piedi. Basic. Ma non so come altro dovrei vestirmi, soprattutto perché questa stagione ha dei cambi di temperatura e di clima così repentini che mi mettono sempre un po' in difficoltà.

«Buongiorno, tesoro, già sveglia?» mi saluta Gwen quando arrivo in salotto.
«Sì, voglio fare un giro della città e passare da quella caffetteria di cui mi hai parlato ieri» le spiego prendendo la tazza di caffè che Gwen mi sta porgendo.
«Farai sicuramente una bella impressione, ne sono certa!» Adoro sempre di più questa donna. È carismatica, gentile, ottimista e positiva. Non vedo l'ora di conoscere sua figlia, sarà spumeggiante e cordiale come la madre, ne sono sicura.
Preparo una fetta di pane imburrato e la mangio finendo il caffè.

«Devo scappare, Gwen, non tornerò per pranzo, buona giornata!» le dico afferrando la mia borsa.
«In bocca al lupo per il lavoro, buona giornata!»

Supero l'ascensore e prendo le scale. Ho bisogno di muovermi per svegliarmi al meglio e quando esco dal palazzo del condominio, l'aria frizzante di Boston mi colpisce in pieno viso e un brivido mi percorre tutto il corpo. È decisamente quello che ci voleva.

Accendo il navigatore e mi lascio guidare fino alla caffetteria vicino all'università, e dopo un quarto d'ora a passo sostenuto, giungo davanti all'ingresso.

Si trova sulla Commonwealth Avenue, una grandissima strada su cui affacciano alcuni dipartimenti dell'Università di Boston e che ospita diversi ristoranti, negozi e bar. L'insegna "Daynight Cafe" campeggia a grandi caratteri su un cartello in un'aiuola al lato del marciapiede.

L'edificio in cui si trova sembra un palazzo vecchio, di fianco a quello che ospita anche il dipartimento di arte. Il locale si trova qualche gradino sotto rispetto al livello della strada e l'ingresso passerebbe quasi inosservato se non fosse per la grande insegna che campeggia sul marciapiede.

Mi guardo intorno e scendo i gradini spingendo la porta. Non è esattamente quello che avevo immaginato quando Gwen mi aveva detto caffetteria. Non credo ci sia mai stata e penso si sia affidata solo alle parole della figlia. Sicuramente ci venderanno il caffè e vista l'ora serviranno la colazione ma il look è molto rustico.

Despite Me (Volume 1.)حيث تعيش القصص. اكتشف الآن