Capitolo XLVI

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Trouble - Cage The Elephant

1 Settembre 1974

Tutto iniziò ad andare a rotoli agli inizi del quarto anno. Remus lo capì subito dopo essere entrato alla stazione babbana di Londra.

Non aveva nemmeno attraversato il muro per arrivare all'Hogwarts Express che già aveva iniziato a sentire brutte voci, parole tremende che strisciavano fra i muri e si andavano a forza ad insinuare nelle sue orecchie, nel suo cervello, facendolo preoccupare e impazzire nel giro di qualche secondo.

I maghi non cercavano di sussurrare, non provavano a darsi un contegno davanti agli ignari babbani che captavano frasi casuali come stava facendo Remus. Erano troppo agitati anche solo per preoccuparsene.

«Ne è morta un'altra...» questa è la frase che Remus sentiva principalmente.

Remus superò il muro e salutò i genitori con fare distratto, per niente interessato alle parole di precauzione della madre, le stesse parole che gli ripeteva ogni anno e che lui puntualmente non seguiva comportandosi esattamente nel modo opposto «Non metterti nei guai, Remus, giuro che ti ammazzo con le mie mani se mi arriva un'altra lettera dalla scuola.»

«Farò il bravo.» rispose automaticamente come ogni anno e i genitori fecero finta di crederci mentre lo attiravano in un abbraccio. Il loro bambino... Remus nemmeno li calcolava, troppo occupato a cercare di sentire attraverso l'udito acuto da lupo i tetri pettegolezzi che stavano girando fra le persone intorno a lui.
Lyall lo guardò andare via e dovette asciugarsi una lacrima, Hope gli dette un colpetto sul braccio col gomito e con un sorrisetto lo prese in giro, anche se pure lei si sentiva tremendamente irrequieta. Erano giovani e stavano crescendo un lupo mannaro in mezzo ad una guerra. Si chiedevano se sarebbero riusciti a proteggerlo e la risposta che trovavano era sempre negativa. Remus era grande, cresceva a vista d'occhio, e loro non potevano più tenerlo fra le loro braccia. Presto sarebbe diventato un uomo e loro troppo vecchi per accudirlo.

Remus non notò la tristezza nei genitori, certo, l'odore era quello della tristezza e lui poteva sentirlo abbastanza anche se non era vicino alla luna piena, però lo aveva connesso alla sua imminente assenza da casa. Sicuramente non sarebbe mai andato a pensare che gli stessero nascondendo da almeno un paio di settimane le edizioni speciali de "La Gazzetta Del Profeta" e le tragedie che ogni giorno aumentavano con terribile insistenza.

Però Remus sapeva che qualcosa non andava. Era irrequieto e nella stazione c'era uno strano silenzio. Non vedeva i suoi amici ma probabilmente erano già sul treno, era la prima volta che arrivava dopo il treno. Forse i genitori avevano ritardato apposta, in un vano e infantile tentativo di fargli perdere il treno.

Salì sul treno e il primo fattore strano che notò fu una vera e propria rissa a un paio di scompartimenti dal suo. «Chi è l'idiota che si picchia il primo giorno di scuola?» chiese piano e un primino lo sentì.

«È Sirius Black!» urlò affascinato, come se una rissa fosse la cosa più figa che una persona come Sirius potesse fare. Stupido Sirius e stupida popolarità insensata che gli veniva regalata da quegli stupidi studenti.

Remus soffiò seccato «È il mio idiota, cazzo!» disse e corse a fermare qualunque cosa stesse succedendo. Ovviamente c'era Piton, doveva sempre esserci Piton. Era troppo vicino a Sirius, non erano mai stati così vicini da picchiarsi corpo a corpo, di solito c'era sempre qualcuno che li bloccava prima che arrivassero alle mani.
Quella volta invece persino i prefetti li guardavano dubbiosi, persino Fabian che aveva ricevuto la spilla quell'anno se ne stava in disparte con la sua ragazza, prefetto dei Tassorosso.
Remus non perse tempo come loro, atterrò Piton dalle spalle in pochi secondi facendogli battere la schiena duramente sul pavimento e il piccolo gruppo di spettatori che si era creato intorno a loro rimase sconvolto, era Remus quello che aveva appena spintonato Piton? Remus fece una smorfia all'idea che ora tutti avrebbero iniziato a far girare voci sulla sua forza sovrannaturale. Cazzo... anche se negli anni i suoi pensieri apocalittici erano rallentati, comunque non si riuscì a fermare dal farne un paio. Stava considerando di chiudersi nel suo mondo a rimuginare su tutti gli errori della sua vita, ma comunque era ancora in mezzo ad un gruppo e non aveva nemmeno alzato lo sguardo sul suo ragazzo, quindi i pensieri apocalittici potevano aspettare.

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniWhere stories live. Discover now