2. L'acqua è così buona dopo una sbronza

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Qual è la cosa peggiore di una sbronza? Il momento in cui apri gli occhi dopo esserti addormentato. Svegliarsi con un dolore lancinante alle tempie e lo stomaco in subbuglio che ti ricordano quanto tu sia stata stupida nell'assumere più alcolici di quelli che il tuo corpo potesse sopportare, ecco la cosa peggiore.

Qualche ora prima ti senti invincibile, senza freni inibitori, sei in cima al mondo mentre balli e ancheggi flirtando con qualsiasi persona attorno a te, ma quando ti sdrai su quello che solitamente sarebbe un materasso confortevole devi fare i conti con le conseguenze delle tue pessime decisioni. Ti senti uno straccio, hai la gola secca, i muri roteano vorticosamente attorno a te anche se hai gli occhi serrati e il tuo corpo non risponde a nessuno stimolo.

Qual è la seconda cosa peggiore di una sbronza? Il buio che non ti permette di capire dove ti trovi. Finalmente riesci a scollare le palpebre l'una dall'altra, stropicci gli occhi con le poche forze che sei riuscita a raccogliere e non riesci a vedere niente.

Non sai se quella è tua stanza, non sai se quello che ti avvolge è cotone oppure terriccio misto erba di un campo in cui hai deciso di dormire. Non augurerei a nessuno di provare quella sensazione, soprattutto se i vestiti luridi vengono lavati da qualcuno che non sia tu.

La terra è difficile da nascondere, Amelia.

«Lo so» bisbiglio alla mia coscienza.

Mi rigiro in quello che sono quasi sicura essere un letto, allungo le dita fino a toccare un piccolo ricamo posizionato lungo il bordo destro del lenzuolo. Grazie Celeste, penso sollevata.

Non le dico spesso "ti voglio bene", però in questi momenti le sono sempre grata. Da quando sono nata, nonna Celeste ha l'abitudine di segnare ogni mio lenzuolo con un piccolissimo girasole sul lato destro del tessuto a contatto con il materasso, una sorta di remind che quelle sono solo mie.

Posso tirate un sospiro di sollievo, ora sono certa di essere nella mia stanza.

Alzo le coperte per valutare lo stato in cui mi trovo, giusto per capire se sia tutto al suo posto o se manca qualcosa e quasi mi viene un colpo quando mi accorgo di indossare solo mutande e reggiseno. Sono sicura che qualcuno ti abbia spogliato, Amelia, e sinceramente non capisco come abbia fatto dato che puzzi all'inverosimile. Un misto di sudore, alcol e fumo si insinua nelle narici accrescendo la sensazione di nausea che mi costringe a serrare la gola.

Mi concedo qualche minuto per riprendere fiato e poi, con un leggero colpo sulla fronte per accendere lo schermo dello smartwatch, mi rendo conto che sono le otto del mattino. Siamo mattiniere, sono quasi commossa.

Alzo gli occhi in direzione del soffitto e, dopo aver constatato di essere viva e nel mio letto, torno a crogiolarmi nel microclima sudafricano creato dal mio corpo a contatto con le lenzuola. Faccio un respiro profondo e avvolgo le braccia attorno al cuscino accanto a quello sudato che poco prima era sotto alla mia testa. Un intenso aroma di lavanda mi culla fino a quando non mi riaddormento. Sono quasi sicura che Chris abbia dormito con me.

Quando riapro gli occhi dopo quella che sembra essere stata una morte temporanea più che un riposo di qualche ora, sto ancora uno schifo e mi rimprovero per essermi ridotta in quello stato. Odio stare male, svegliarmi sudata, sentire la pelle ipersensibile al tatto e odio avere l'emicrania, per questo solitamente riesco a controllarmi senza nessun problema. Non che io non beva, sia chiaro, però conosco il mio limite e quando ci arrivo ho quasi sempre la forza per non andare oltre. L'obiettivo è sempre quello di tornare a casa sulle mie gambe.

Allora perché ieri sera hai deciso di esagerare così tanto?
«Non lo so, non lo ricordo» rispondo.

Rispetto a qualche ora fa, sento le palpebre un po' meno pesanti e percepisco, anche a occhi chiusi, un leggero fascio di luce che oltrepassa le persiane e illumina la stanza.

ANNI LUCE DI DISTANZAWhere stories live. Discover now