ANNI LUCE DI DISTANZA

11. Odio guidare da sola

Un anno dopo.

Quando ho deciso di fare domanda all'Università di Washington, avrei dovuto controllare quali fossero i mezzi di trasporto che mi avrebbero riportato a casa il più velocemente possibile, in caso di un'esperienza fallimentare. Non l'ho fatto, forse perché non avrei mai immaginato di dovermi trasferire così lontano da Deadwood, e ora eccomi qui a litigare con il bagagliaio della vecchia Ford Mustang GT di nonno Luis.

«Tesoro sei proprio sicura di aver preso tutto?» chiede dubbiosa Celeste mentre fissa sorridendo la mia immensa goffaggine. Non so se mi stia prendendo in giro o dica sul serio.

«Spero tu stia scherzando, nani. Forse non te ne sei accorta ma, se aggiungiamo altro, c'è il rischio che io non possa più entrare» alzo un sopracciglio guardando nella sua direzione e lei scoppia a ridere.

Undici, estenuanti, spinte più tardi, sono riuscita a bloccare il gancio di chiusura del bagagliaio e, finalmente, posso tirare un sospiro di sollievo. Acquistata nel 1987, la Ford Mustang GT rosso fiammante è sempre stata una fedele compagna della nostra famiglia, indistruttibile e ancora intonsa, nonostante gli anni sulle spalle. Appena ho preso la patente, è stata proprio nonna Celeste a insistere perché facessimo le pratiche per far sì che diventasse mia.

"Tuo nonno non la guiderà più, tanto vale che la utilizzi tu" aveva detto, prima di andare a firmare mille scartoffie. Non mi fa schifo, però, se dovessi scegliere la macchina dei miei sogni, di certo non vorrei questa.

Luis l'ha sempre trattata come un gioiello, gli unici graffi evidenti sono quelli che le ho fatto io durante i primi mesi di guida, e per questo mi è stato assicurato, da un cugino di uno zio meccanico, che la vecchia Fordy ha ancora parecchi chilometri da macinare prima di essere parcheggiata allo sfasciacarrozze. Non so se fidarmi troppo delle sue parole; quando ho chiesto spiegazioni in merito a quanti chilometri lui stimasse, mi è stato risposto di non preoccuparmi. No bello, io mi preoccupo eccome! Non ho per niente voglia di farmi diciassette ore di macchina, più di mille miglia e una traversata di almeno 3 stati, con l'ansia che la mia macchina possa spegnersi da un momento all'altro!

Celeste è ancora in piedi a fissare ogni mio movimento e devo ammettere che mi sta un pochino snervando.

«Nonna non preoccuparti, okay? Abbiamo messo negli scatoloni tutte le cose importanti e, se dovessi aver dimenticato qualcosa, lo comprerò una volta arrivata a Seattle.» rispondo, quasi scocciata dalle sue continue, ma silenziose, domande. Vedo gli ingranaggi nella sua mente iniziare a muoversi.

«Mutande?» Mi fissa, forse nella speranza che mi sia dimenticata proprio una delle cose più importanti.
«Si, ne ho almeno venti paia, sia quelle comode da ciclo, sia quelle in pizzo.» rispondo risoluta con sguardo di sfida.

«Calze, spazzolino, asciugamani e lenzuola?» Di nuovo.
«Quindici paia di calze normali, tre paia di collant, lo spazzolino è in borsa e per asciugamani e lenzuola dovrei chiedere io a te.» ormai è una sfida all'ultimo sangue.
«Dieci set di lenzuola di cotone, sette asciugamani da doccia, cinque o sei più piccoli e un accappatoio» schiocca la lingua in segno di vittoria e io non posso far altro che scoppiare a ridere mentre lei, che nel frattempo si è avvicinata, mi avvolge nell'abbraccio di cui non sapevo di avere bisogno.

«Mi mancherai molto, tesoro. Sono così felice che andrai al college, ma non pensavo che il momento della partenza arrivasse così in fretta.», mi stritola, «Ti prego chiamami tutte le volte che puoi, soprattutto durante il viaggio. Diciassette ore sono tante da affrontare da soli e non voglio che ti succeda nulla. Fermati se ti senti stanca o vuoi fare una pausa, se hai bisogno di soldi chiamami. Insomma...»

«Insomma non farmi preoccupare più di quanto lo sia già.» La scimmiotto, «Stai tranquilla, andrà tutto bene, e poi sono un'ottima guidatrice!» Le faccio una linguaccia giocosa e lei mi libera dalla stretta.