·•Estate•·

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La storia di Kageyama e Hinata- estate

Una giornata estiva, tirava un leggero vento fresco che permetteva di respirare in quel caldo torrido. Nel piccolo giardino c'era una piccola bambina di 7 anni. Aveva la pelle scura e dei lunghi capelli ricci che sposavano benissimo con la coroncina di fiori che aveva poggiato sul proprio capo delicatamente. Gli occhi grandi e verdi luccicavano ed erano colmi dell'ingenua curiosità tipica dei bambini. Seduto su una sedia più il là un uomo con i capelli sbarazzini arancioni e la solita big bubble in bocca. "Zio! Zio! Guarda che ho trovato!" La piccola aveva tra le mani una lucertola che, appena aperte le manine per mostrarla allo zio, aveva colto l'occasione per fuggire.
Sbuffò "Uffa, zio perché la lucertola non mi vuole bene? Scappa sempre da me!". All'uomo scappò una risatina "La lucertola vuole solo essere libera".
Un momento di silenzio, i capelli della bambina si muovevano grazie al vento e il cinguettio degli uccelli coronava un gran senso di quiete.
"Zio Shoyo posso chiederti una cosa?"
Di nuovo quei occhi curiosi.
"Dimmi tesoro"
"Come hai fatto a capire che tu volevi bene a zio Tobio?".
Hinata sorrise e schiarì la voce "Allora, ora ti racconto..."

Inizio del primo liceo, Hinata Shoyo si trovava ad superare l'entrata della sua scuola. Il suo primo pensiero? Il club di pallavolo. Alle medie aveva scoperto questa passione nei confronti dello sport prettamente femminile ma non aveva potuto praticarlo a causa della mancanza di membri in quello maschile. Ma ora era lì e poteva finalmente giocare a pallavolo in un vero e proprio club e non nell'angolo della palestra da solo. Dopo le lezioni si recò nella palestra di pallavolo e lì per la prima volta lo vide, Kageyama Tobio. Stava facendo una battuta dall'alto con salto, la luce delle finestre lo colpiva a pieno viso, gli occhi mostravano un blu profondo. Le goccie di sudore delineavano i tratti del viso e i pantaloncini mostravano un segno della muscolatura niente male. Restò ammaliato da quello spettacolo, gli sembrava di essere accanto a una divinità. Poi, ha aperto bocca. Kageyama Tobio, la divinità descritta poco fa, era tremendamente antipatico, scorbutico e stranamente molto stupido. Non riuscivano proprio ad andare d'accordo tanto che prima di cominciare a far parte del club dovettero imparare a collaborare. Sarebbe stato semplice se avessero scoperto solo il semplice gioco di squadra ma non fu solo così: una forte affinità li legava, una sintonia fuori dal comune che agli occhi degli altri era impercettibile ma che loro vedevano ma facevano finta di nulla. Per non parlare del desiderio fisico che aveva travolto Hinata sin dall'inizio e che spesso lo stesso Tobio cercava di nascondere. Capirono di essere anime gemelle dopo una partita, la finale del torneo liceale. Erano rimasti solo loro due e davanti la scuola, sotto il cielo stellato, Kageyama aveva fatto il primo passo coperto da un profondo imbarazzo che lo aveva portato ad insultare Hinata vedendo questo ridere per l'insolito pudore del più alto. Diventati una coppia Hinata non aveva problemi a mostrare pubblicamente il suo amore per il fidanzato anche se la maggior parte delle volte i due litigavano e basta e la gente si domandava come fosse possibile per i due stare insieme. La verità è che Kageyama vedeva Hinata come la cosa più bella che fosse potuta accadere nella sua vita e Hinata aveva incontrato il proprio principe azzurro in una semplice palestra di scuola. Ad ormai un anno di fidanzamento con l'amore che cresceva ogni giorno di più, Hinata decise di dire di Tobio ai suoi genitori convinto di rallegrare tutti i membri della famiglia. Quando glielo disse lo sguardo di terrore e disgusto del padre accompagnato dalle lacrime e le urla della madre pietrificarono il piccolo Hinata. Il padre lo picchiò e la madre si preoccupò di preparargli i bagagli lanciandoli fuori dalla porta con un gesto feroce. Quella addirittura si pulì la mano in modo ossessivo dopo aver toccato le cose del figlio e quando Shoyo cercò di abbracciarla tra le lacrime la donna lo strattonò pesantemente.
Nel mezzo della notte in un freddo inverno Hinata si era spento e camminava lentamente tra le vie della città alla ricerca di quelle due braccia che riuscivano a confortarlo e rassicurarlo sempre. Alle due era di fronte casa Kageyama, chiamò al telefono il suo amato ma ciò che uscirono furono solo violenti lacrime. Quel forte rifiuto, quella reazione, dai suoi genitori, proprio non se l'aspettava. Per tutto l'inverno Hinata era stato da Tobio in uno stato vegetativo. Una volta pensò anche di uccidersi perché pensava di essere un errore anche se proprio non capiva cosa non andava in lui e perché amare un ragazzo doveva essere un difetto che lo rendeva un mostro. Si, perché gli sguardi che avevano avuto i suoi mentre parlava loro di Tobio erano paragonabili a sguardi di orrore di fronte ad un alieno. Uno sguardo non da indirizzare al proprio figlio.
Così erano cominciate le discussioni anche tra i due fidanzati: Hinata non voleva uscire di casa, cominciava ad avere i dubbi se effettivamente amare Kageyama fosse sbagliato.
Dunque una notte lasciò il proprio amato da solo nel letto lasciando un messaggio di ringraziamento ai genitori del corvino che li avevano ospitato per più di 3 mesi. Passò la primavera vagando nel vuoto, facendosi ospitare un po' e un po' dagli amici del club. Una sera di giugno però Hinata era seduto accanto al distributore in un parchetto. E pianse. Non aveva pianto dopo aver abbandonato Tobio, senza farsi più sentire, sparendo totalmente dalla sua vita. Probabilmente sapeva che se avesse iniziato a farlo non avrebbe più smesso. Ma quella sera la forza di volontà cedette e si ritrovò a subire in un colpo il pianto tormentato di due mesi. Gli mancava tutto, gli mancava il suo sorriso accennato, le litigate per nulla, gli abbracci, i baci, il profumo...
Pensò che forse Kageyama Tobio era davvero una divinità mentre incrociò il suo sguardo con il suo proprio quella sera tra le lacrime in quel sudicio parchetto di quel quartiere malfamato. Tobio era davvero il principe azzurro che era venuto a portarlo via dalla torre dove era rinchiuso. Quando gli occhi marroni incontrarono quel blu scuro fu come la prima volta. Fu come tornare a casa.
"Scappiamo"
"Cosa?"
"Andiamo via da tutto e da tutti e passiamo il resto della vita insieme"
"Questo è sbagliato"
"AMARE NON È SBAGLIATO"
Quella frase travolse Hinata che, dopo un momento di esitazione, quasi si mise a ridere per la propria stupidità. Si era fatto ingannare da quegli sguardi e si era dimenticato di una cosa tanto banale e stupida che aveva sempre dato per scontato. Saltò tra le sue braccia e lo baciò con uno scatto fugace. Gli sussurrò un ti amo tra le labbra. Così quell'estate il prigioniero fu salvato dal proprio principe e i due cominciarono a vivere insieme nel loro castello felici e contenti.

"...tesoro ricordati sempre che come quella lucertola deve essere libera nella natura, gli esseri umani devono essere liberi. Liberi di indossare ciò che vogliono, fare ciò che vogliono, essere come si vuole essere e amare incondizionatamente. Non farti privare da nessuno della tua libertà perché è la cosa più preziosa che tu possa avere".

Ciao amichettiiii eeeeh è strano vedere la notifica della mia storia è? Questo è una versione minion del famoso spin off che volevo fare. In realtà era una storia molto più lunga e articolata che ho deciso di accorciare duramente in un solo capitolo.
Vi è piaciuto il parallelismo primavera/estate? A me si ed è stato del tutto naturale.
Si, la bambina all'inizio è la bambina adottata di Tsukki e Yamaguchi. Si, il parchetto è lo stesso dove si ritrovavano i quattro ad inizio storia. Si, ho ficcato la principe e il castello per rendere il tutto un po' fiabesco come una storia per bambini.
La verità è che avevo voglia di scrivere, ma ho scritto questo in mezz'ora e sarà pieno di errori.
Vabbe dai spero di avervi fatto un bel regalo di Pasqua.
Grazie per il riscontro che sta avendo questa storia. Vi amo!

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𝐃𝐞𝐚𝐝 𝐭𝐨 𝐦𝐞🌸||𝘛𝘴𝘶𝘬𝘬𝘪𝘺𝘢𝘮𝘢Where stories live. Discover now