·•Primavera•·

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Era arrivato l'ultimo giorno di primavera. Il giorno dopo avrebbe fatto la sua entrata l'estate con le conseguenti giornate di caldo afoso, riposo, mare ed altro ancora. Per Kei, era l'inizio della sua morte interiore e la fine di tutte le sue speranze. Non sa perché Tadashi si dovesse svegliare durante la primavera, però era la loro stagione. Tadashi era primavera. Leggero e temperato. Trasmetteva una felicità immane e portava vita ovunque. Era sbocciato come i fiori sugli alberi. Kei non aveva mai pianto, non avrebbe ceduto alle debolezze. Aveva creduto nel suo risveglio fino all'ultimo, ma se non si fosse svegliato entro quel giorno, era finito. Era finito tutto. Il loro amore, il suo respiro, la sua vita. E Tsukishima sapeva che insieme alla vita del lentigginoso sarebbe finita la sua. Così aveva passato quel giorno accanto a lui, fissandolo, ammirandolo, come se fosse stata l'ultima volta. Come se dopo qualche ora, tutto ciò che avevano passato insieme sarebbe diventato un enorme e lontano ricordo. Kei non pensava più, pregava, Dio se pregava, andando contro alla sua natura atea, ma stava pregando. Pregava chiunque esistesse di poter vedere quel sorriso ancora un'altra volta perché non ne aveva avuto abbastanza. Aveva passato ore così a guardarlo e tenergli la mano, sfiorandolo, toccandolo. La madre quel giorno era venuta dicendogli che non doveva fissarsi troppo con la storia della primavera, si sarebbe potuto svegliare anche dopo.
Non ci credeva.
Era arrivata la sera, Tadashi non si era svegliato. Nessun miracolo sarebbe arrivato in soccorso al lentigginoso. La triste e crude realtà aveva colpito in pieno Kei. Era buio, non c'erano più visite ai vari ricoverati e pochi erano i dottori che si aggiravano per l'edificio. Kei decise di abbandonare quella stanza e non vi sarebbe entrato più probabilmente. Lasciò un bacio sulla fronte al suo amato, uscì senza guardare indietro, perché sapeva che se l'avesse fatto non sarebbe riuscito ad andarsene. Prese l'ascensore per l'ultimo pianto e una volta arrivato, dopo una piccola rampa di scale, si trovava sul tetto dell'edificio. Niente di diverso da un qualsiasi altro tetto. Tirava un forte vento forse dato dall'altezza. Kei sentiva freddo. Camminò lentamente verso la fine del tetto. A poco dal cornicione si fermò a guardare il panorama che gli si presentava. Tante piccole luci della città creavano un bellissimo mosaico di vita. Gli ricordarono le lentiggini di Tadashi.

《Ho sempre avuto paura degli specchi, servono solo a sottolineare tutti i miei difetti》

《Stupido Tadashi》stava parlando con se stesso o con l'ormai spirito defunto dell'altro. 《Tu sei sempre stato la più bella delle stelle e non lo hai mai capito...Chissà se un po' avevi acquisito fiducia in te stesso... 》Sperava di si.

《Io non sono stupendo. Sappiamo entrambi che il più bello tra noi sei tu》era diventato rosso come suo solito.
《Non è vero, tu sei veramente meraviglioso》
《Bugiardo》
《Io non sono un bugiardo》
《Mmhhh, davvero?... 》

《Il più bello eri tu》un sospiro più profondo degli altri. 《Hai sprecato tempo della tua vita ad odiarti e avresti dovuto solo imparare ad apprezzarti di più》
Non doveva piangere, non avrebbe pianto, non voleva farlo. Però stava diventando troppo difficile. E pensare che non si era mai affezionato a qualcuno proprio per evitare questa sofferenza. Crudele il destino, eh?

《.. Ho affrontato i miei problemi sapendo di dover andare avanti, perché c'eri tu che mi aspettavi fuori dalla finestra con il tuo motorino nero per portarmi chissà dove. Mi hai salvato.. 》

Quello stesso destino che aveva deciso di farli incontrare, farli diventare amici e poi amanti. Non era riuscito a salvarlo, non ci era riuscito e questo non se lo sarebbe mai perdonato.
Fece un passo troppo vicino al limite di quel tetto. Bastava poco e sarebbe finito per volare nell'ignoto della morte.
Non avrebbe pianto. Le lacrime non avrebbero di certo portato in vita Yamaguchi Tadashi. Doveva tenere duro. Lo avrebbe raggiunto tra poco.

𝐃𝐞𝐚𝐝 𝐭𝐨 𝐦𝐞🌸||𝘛𝘴𝘶𝘬𝘬𝘪𝘺𝘢𝘮𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora