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Tadashi non era per niente abituato nè alle emozioni tantomeno ai contatti umani. Aveva sempre avuto una specie di problema nel farsi toccare dagli altri, anche una semplice sfiorata di mano lo turbava, nonostante non avesse mai capito il motivo. Forse non perché gli facessero ribrezzo o cose del genere, semplicemente quasi temeva i contatti con altre persone,e anche perché era molto timido. Quindi in quella situazione stava a momenti esplodendo. Da una parte il cuore desiderava rimanere così, farsi dominare da quelle sensazioni a lui così sconosciute, sentire ancora il contatto delle labbra di Tsukki sulle sue, sul suo collo, sulle sue lentiggini. Dall'altra parte stava semplicemente andando nel panico, e si stava facendo di conseguenza i suoi soliti problemi mentali. Perché Tsukishima lo stava baciando? Di chi è innamorato? Per lui conta qualcosa tutto questo?  Quando si staccarono, Kei cominciò a guardarlo fisso negli occhi. Un contatto che Tadashi non riusciva a tenere. Indietreggiò di colpo, finendo per scivolare ritrovandosi così sdraiato sul piccolo divanetto rosso. Come un bravo predatore, Kei si mise sopra di lui, provocando il rossore di Tadashi, molto più accentuato del solito. Più lo guardava più a Tsukki Tadashi sembrava una piccola fragola. Il biondo si avvicinò col viso al corpo del più piccolo andando ad adagiare le proprie labbra sul suo collo. Yamaguchi non stava capendo più nulla, mai il suo cuore era andato così velocemente, mai le sue mani erano state così sudate, mai aveva sentito così tante emozioni. Non andava bene, era troppo, tutto ciò gli stava offuscando la memoria. Dopo che l'occhialuto marchiò il proprio territorio facendo un succhiotto sul magro collo dell'alto, questo ormai preso dalla passione, andò a infilare la propria mano sotto la felpa dell'altro. Tadashi avvertendo la mano si alzò improvvisamente spingendo l'altro lontano da lui. Lo sguardo di Tsukki era pietrificato, aveva capito che forse aveva esagerato. Il lentigginoso si alzò, cominciò velocemente a prendere tutte le sue cose: lo zaino, il quaderno dove di solito scriveva mentre ascoltava la musica e il cellulare.
《Yamaguchi fermati.. Scusa ho esagerato io volevo solo... 》riuscì a dire il biondo che aveva ripreso coscienza.
《Cosa volevi eh? Volevi divertirti con me, volevi approfittare del fatto che io abbia paura nel respingere gli altri, che non abbia abbastanza palle? Approfittarti dei miei sentimenti? Eh? È questo che volevi fare? 》si era girato l'altro per rispondergli guardandolo fisso negli occhi mentre calde lacrime cominciavano a scendere dagli angoli dei suoi bellissimi occhi marroni. 《 Yamaguchi ma cosa stai dicendo》il biondo lo aveva preso per il braccio 《NON MI TOCCARE 》Urlò l'altro staccandosi da quel contatto, dopo di che, uscì correndo dalla roulette. Fuori l'aria era gelida, un vento freddo asciugava le lacrime del moro mentre correva rischiando qualche volta di cadere scivolando sul ghiaccio. A metà percorso, cominciò a nevicare. I fiocchi di neve erano grandi, difatti subito la strada si colorò di bianco. Stremato, il ragazzo si fermò sotto un lampione, circondato dal buio più profondo e sentendo solo il rumore dei propri singhiozzi. Si lasciò andare per terra e cominciò ad urlare buttando via tutte quelle emozioni che aveva provato. Quel rapporto , quelle mani, quei baci, li voleva davvero tanto, ma c'era qualcosa che lo bloccava. La verità è che quei contatti gli ricordavano il padre. Era capitato che oltre che a picchiarlo si divertisse a toccarlo, ovunque, sul viso, sul torace, e insomma, anche nelle sue parti più intime. Soprattutto quando era più piccolo, il periodo subito seguente alla morte della madre, quei tipi di contatti erano diventati normali, di tutti i giorni.  Una verità troppo dura che aveva da tempo cercato di cancellare dalla propria memoria. E proprio quando finalmente stava ricevendo qualcosa che voleva davvero da una persona speciale per lui, gli era riaffiorata nella mente. Non riusciva a smettere di piangere, non riusciva a smettere di togliersi tutte  quelle immagini dalla testa. I dolci baci di Tsukki contrapposti al contatto viscido del padre sul proprio gracile corpo. E proprio il quel momento che aveva capito, in una strada qualunque, dopo aver pianto per più di 20 minuti, per quale motivo aveva sempre voluto ricevere, nonostante tutto, quelle attenzioni proprio da Kei. Si era innamorato di Tsukishima Kei, lo stesso ragazzo che qualche mese prima aveva provato a derubarlo. Se tutte quelle emozioni, tutto ciò che stava provando, potevano essere definite amore, allora era fottutamente innamorato. Si mise le mani ormai congelate tra i capelli, respirò per poi cacciare un ultimo urlo. Questa volta non di dolore, ma di rabbia. Malediceva mentalmente il padre, che era passato da essere la figura paterna di cui ogni bambino poteva essere orgoglioso, al suo peggior incubo, a colui che gli stava rovinando la vita. Si alzò, e con quella poca forza che gli era rimasta, continuò il suo cammino, con gli occhi privi di alcun sentimento. Tornò alla casa salendo dal balcone, come sempre. Una volta entrato in camera sua, buia come suo solito, passò davanti allo specchio che ormai non aveva alcun telo sopra grazie a Tsukki,  aprì la porta e fece un giro alla ricerca del padre. Lo trovò in soggiorno, davanti al camino, sorseggiando quello che sembrava whisky. Tadashi si impalò davanti al padre, con lo sguardo verso il basso.
《Cosa vuoi cretino di un figlio? Eh? Vuoi ricevere qualche botta? 》disse il padre mentre sorrideva. Il lentigginoso rimase ancora così per un po', poi all'improvviso sollevò il braccio come se volesse tirare uno schiaffo pieno di vendetta ed odio verso l'altro.
《Cosa vorresti fare eh? Sei una femminuccia, non hai le palle. 》pronunciò con aria arrogante il padre, neanche lontanamente toccato da ciò che il figlio stava per fargli. 《Forse hai ragione, sai? Forse non avrò mai le palle di tirarti uno schiaffo, ma sai non credo che sia una cosa da vero uomo farti del male vendicandomi di tutto il dolore che mi hai provocato. Non mi abbasserò mai al tuo livello》affermò, per poi andarsene in camera sua. Il padre cominciò a ridere, ma non una risata normale, ma una nervosa. Tadashi si chiuse nella sua stanza, mai fu stato così orgoglioso di se stesso. Doveva ringraziare solo una persona,cioè Tsukishima, se finalmente stava affrontando tutti i suoi più profondi problemi: dalla paura della propria immagine riflessa alla paura di affrontare suo padre.E piano piano, a piccoli passi, avrebbe potuto addirittura risolverli. Si doveva scusare con Kei ma non voleva venisse a sapere del padre, non voleva cambiasse idea su di lui. Era sia felice che terrorizzato da ciò che gli aspettava e il nuovo sentimento che doveva affrontare: l'amore.

Il peggior capitolo che io abbia mai scritto, tralasciando il fatto che sia scritto con i piedi, ma sinceramente è molto forzato dato che non avevo idee ma in molti vi chiedevate che fine avessi fatto e non mi andava di lasciarvi un altro mese senza capitolo. Ha la struttura logica pari a quella che potrebbe scrivere un pesce, e mi sembra di essere tornata a scrivere come facevo nella vecchia storia:cioè di merda. Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto e non permetterò che questa storia vada a rotoli. Per questa volta scusatemi...

𝐃𝐞𝐚𝐝 𝐭𝐨 𝐦𝐞🌸||𝘛𝘴𝘶𝘬𝘬𝘪𝘺𝘢𝘮𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora