·•Grigio•·

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Sentiva un enorme frastuono. Prima delle sirene, probabilmente di un ambulanza, poi della gente che camminava, non riusciva però a capire cosa stessero dicendo. Riuscì ad aprire leggermente gli occhi, vide Tadashi. Un sentimento di terrore allucinante lo avvolse tutto ad un tratto.
《T-Tasa..shi》poi di nuovo il nulla.

Un raggio di luce lo colpì in viso e si svegliò lentamente, disturbato da quel contatto. Vide cadergli un petalo rosa sulla guancia.
《Buongiorno》una voce dolce e calda lo chiamava da dietro, si girò ed incontrò gli occhi più belli che avesse visto, gli occhi del suo amato.
《Tadashi... TADASHI?! 》si alzò di scatto e con un movimento veloce prese il più basso, che precedentemente stavo giocando con i capelli mossi dell'altro, e lo avvolse in uno stretto abbraccio. Fu come se tutte le sue preoccupazioni fossero state eliminate con un semplice sguardo, fu come tornare a respirare. Stava per piangere per la felicità, voleva continuare a toccare quel corpo sperando in tutti i modi di non trovare una ferita. Baciò il moro e si sentì rinascere. Era tutto perfetto, era stato un semplice incubo. Era di nuovo con lui e niente gli avrebbe privato ancora di non poter ammirare le bellissime lentiggini che gli solcavano il viso.
Subito dopo però sentì una strana sensazione che gli provocò il sangue alle vene. Abbassò lo sguardo e notò di avere la maglietta sporca di sangue. In un attimo il loro albero di ciliegio era secco e ciò che aveva davanti non era altro che il corpo senza vita di Yamaguchi. Il corpo sporco di sangue, una risata isterica di sottofondo diventava sempre più forte fino a trapanare il cervello del biondo che desiderava solo abbracciarlo e sentire il suo cuore battere ancora. Battere come faceva quando si baciavano, quando facevano l'amore, quel battito così veloce che simboleggiava l'essere fin troppo vivo. Voleva abbracciare quel corpo, no, voleva abbracciare l'amore della sua vita ma più si avvicinava più il lui si allontanava e insieme alle risate cresceva un urlo di dolore che mai avrebbe voluto sapere provenisse dal lentigginoso.

Si svegliò di soprassalto. Era in un letto di ospedale, sudato e con una flebo attaccata al braccio. Sentì un dolore lancinante provenire dalla testa, di conseguenza, poggiò una mano sulla fronte e scoprì esserci una benda che si accorse coprire tutto il capo. Di fronte a sé uno specchio. Era ridotto male. Si girò e trovò suo fratello che dormiva seduto su una sedia. Nessuna traccia dei suoi genitori. Era una camera spoglia, insignificante, grigia, insomma come dovrebbe essere una camera d'ospedale. L'enorme finestra sul lato destro mostrava un paesaggio cupo e nuvoloso, sembrava che il cielo piangesse, Kei sorrise al pensiero che poco prima, invece, il caldo primaverile li aveva avvolto sotto il loro ciliegio. Un rumore anticipò l'apertura della porta e la successiva entrata di qualcuno in stanza, si trattava dei genitori di Kei.
《KEI!》la madre corse facendo cadere la sua borsa sul divanetto accanto alla porta, per abbracciare con una cura e delicatezza mai vista il figlio. Al rumore Akiteru saltò per la paura, ma poi quasi scoppiò a piangere vedendo il fratellino sveglio. Sia il fratello che il padre si erano uniti a quell'abbraccio, circondando Kei e la madre che intanto non riusciva a cessare di piangere, scaricando tutto lo stress accumulato. Al biondo però, di quella strana riunione familiare non interessava granché, il suo pensiero si dirigeva solo al lentigginoso.
《Dov'è Tadashi? 》
Silenzio, nessuno rispose. Il biondo li allontanò da lui con uno scatto che gli procurò una fitta dolorosissima alla testa.
《Kei hai bisogno di riposare》aveva detto Akiteru notando il fratello in difficoltà.
《Ho solo bisogno di sapere dov'è Tadashi e come sta》
Di nuovo silenzio.
《Bene, se non volete dirmi nulla siete anche pregati di lasciare questa stanza》
Il ritorno dello sguardo glaciale del biondo, sua specialità.
《Kei...》lo chiamava Akiteru e con gli occhi gli diceva di non peggiorare la situazione. A lui, invece, non interessava un bel niente di peggiorare tutto.
《Voglio sapere tutto, altrimenti, quella è la porta》pronunciò questo e la madre decide di sedersi accanto al figlio, prendendogli la mano.
《Ci è arrivata una chiamata poco dopo che tu e Tadashi ve ne siete andati da casa nostra.》
Prese un profondo respiro, cercando di non ricordare il profondo senso di paura che aveva provato quando aveva scoperto che dall'altra parte del telefono parlava un dottore d'ospedale.
《Ci hanno riferito che gli era arrivata una chiamata d'emergenza da un uomo che aveva detto di aver commesso un peccato e che dovevano affrettarsi a venire in aiuto》
A Kei si gelò il sangue
《Vi hanno trovato uno sopra l'altro, tu.. 》e cominciò a singhiozzare 《tu eri stato colpito in testa con una bottiglia di vetro.. 》
Scoppiò in lacrime
《Tadashi invece aveva un coltello piantato sul basso ventre 》
Aveva continuato per lei il padre in quanto la moglie era in visibile difficoltà.
《Hanno trovato anche un altro corpo, molto probabilmente era l'uomo che ha chiamato》
《Il padre di Tadashi.. 》era riuscito a dire, cercando di cancellare l'immagine di lui e del moro uno sopra l'altro, privi di sensi
《Si, si è impiccato》
Kei spalancò gli occhi, che il padre si fosse sentito in colpa? Doveva quasi uccidere Tadashi per rendersi conto di ciò che stava procurando al figlio? Non riusciva a essere felice, Tadashi avrebbe tanto voluto che il padre tornasse a vedere e toccare la luce. Per il lentigginoso, quello era un fallimento, nonostante tutto il dolore che gli aveva provocato.
《Sono passati quattro giorni da allora, non accennavi a svegliarti nonostante ti avessero rimosso tutti i pezzi di vetro..》
《Quattro giorni?》
《Si》
Un momento di silenzio, Kei aspettò che uno tra i suoi familiari trovasse il coraggio di riferirgli cosa fosse successo al suo fidanzato.
《Mi sono ritrovata ad avere due figli nel letto d'ospedale 》
Disse tra un singhiozzo e un altro la donna, ricordando ciò che aveva detto al lentigginoso quando lo aveva conosciuto.
《Tadashi.. È in una situazione grave.. 》fece un profondo respiro《Quando sono arrivati i dottori aveva già perso molto sangue, hanno cercato di recuperare il possibile.. Non si sveglia da allora e i dottori dicono che.. 》
  Strinse i denti soffocando l'ennesimo pianto di dolore da quattro giorni a questa parte 《ci sono pochissime possibilità di un suo risveglio》
A Kei crollò tutto il mondo addosso. Sentì il cuore frammentarsi in un milione di pezzi. Vedeva solo grigio.
《Portatemi da lui》
《No, Kei devi riposare》l'ennesimo sforzo di Akiteru di farlo ragionare.
《HO DETTO PORTATEMI DA LUI》i pugni chiusi e i denti che mordevano il labbro inferiore, dolorante.
《Chiediamo ai dottori se è possibile, aspetta 》
Il padre uscì velocemente dalla stanza in ricerca di un dottore qualsiasi. Kei non vedeva più nulla. Ora poteva finalmente capire cosa intendesse Yamaguchi quando raccontava di non essere riuscito a vedere i colori dopo che la madre era morta fino a che non lo aveva incontrato. Non era legato all'effettiva capacità di vedere, semplicemente, tutto ciò che si vedeva nonostante fosse colorato, non esprimeva nulla. Era vuoto. Lui non aveva mai capito questa cosa, forse prima che arrivasse Tadashi nella sua vita aveva visto sfocato, ma ora, ora capiva cosa significa vedere tutto completamente vuoto. Arrivò il padre accompagnato da un dottore nella stanza, probabilmente sulla quarantina di anni, gli fece dei controlli e domande di routine. Gli avrebbe voluto rispondere che in quel momento di lui non gliene interessava minimamente nulla e che desiderava solo toccare quei capelli ancora, e ancora.
《Ditemi che posso andare》
《Dovresti riposare ma mi hanno spiegato le circostanze, puoi andare, ma ti faccio procurare una sedia a rotelle, non hai ancora tutte le forze per camminare》
Annuì solo leggermente con la testa, nessun cenno di felicità nei suoi occhi, solo un immenso senso di preoccupazione mista a dolore. Salì con qualche difficoltà sulla sedia a rotelle, i genitori, che erano andati poco fa a controllare Tadashi, lasciarono che Akiteru lo accompagnasse. Arrivati davanti alla porta chiusa, Kei chiese al fratello di lasciarlo continuare da solo, non voleva che nessuno fosse con lui in quel momento. Quello annuì, con qualche esitazione.
Il biondo allora aprì la porta.
《NON LO TOCCARE》
Aveva urlato improvvisamente.
Hinata con gli occhi colmi di lacrime si girò, preso alla sprovvista, e non si aspettò di vedere Tsukishima con lo sguardo annebbiato, pieno di dolore. Kageyama, che si trovava accanto al più piccolo, pensò che potesse essere giustificabile, anche lui probabilmente avrebbe reagito così. Forse peggio.
《T-Tsukishima, ti sei svegliato menomale》
Hinata era corso ad abbracciarlo, in preda alle lacrime. Kageyama era immobile.
《Andatevene...》
Si, era una reazione che Kageyama capiva perfettamente.
《T-Tsukki dai siamo appena arrivati-》
《NON CHIAMARMI COSÌ, ANDATEVENE》
Chinò la testa, le mani pressate sulle orecchie. Cercava di cancellare quel nomignolo dalla sua testa, non doveva ricordare la sua voce mentre lo chiamava in quel modo.
《Hinata, andiamo》il più alto gli prese una mano, cercando di dargli un po' di forza,ma lui pianse più forte facendosi trascinare fuori.
Finalmente erano soli. Una folata di vento entrò dalla finestra aperta. L'aria spostò leggermente i capelli dell'altro. Kei non riusciva a crederci. Quello che aveva davanti era l'amore della sua vita. Aveva delle ferite sul viso, lo rovinavano, eppure, la sua espressione sembrava essere serena. Il corpo era pallido e il battito molto lento. Gli prese la mano e gli baciò il dorso.
Non era riuscito a salvarlo.
Non aveva fatto niente di utile per evitare ciò.
Gli accarezzò i capelli. Quei capelli così morbidi che Yamaguchi stava sempre a sistemare nonostante si spettinassero due secondi dopo. Poi posò la mano sulla guancia toccando e ammirando le lentiggini che rendevano Tadashi così speciale. Si chiese se mai l'altro avesse mai capito quanto fossero belle e che non c'era bisogno di odiarle così tanto. Si domandò se glielo aveva ricordato abbastanza volte quanto era bello.
Ma non poteva parlare come se fosse morto, non era morto, era ancora lì. Piano piano riuscì a mettersi nel letto, con uno sforzo sovrumano, sentì dolore ovunque, ma poco importava. Si distese accanto all'altro, cercando di non stargli troppo addosso. Rimase a fissarlo ancora un po' prima di addormentarsi.

Passò una settimana, Tsukishima poteva finalmente uscire dall'ospedale. Erano tutti felici di quella notizia, tranne Kei. Non voleva andarsene, tanto meno voleva tornare nel luogo dove vivevano. Tanto meno voleva trovarsi davanti il loro albero di ciliegio, perché ormai niente di quel luogo era bello se non c'era lui con sé. Perché quel luogo ormai non poteva essere considerata una casa, perché, semplicemente, Yamaguchi era casa. Quindi, decise letteralmente di vivere in ospedale. Precisamente nella sedia accanto al letto di Tadashi. Trascorse un mese così e guardarlo nel suo letto immobile era diventato talmente doloroso che Kei ormai passava il tempo ad osservare il paesaggio fuori la finestra. Era sicuro che piovesse da un mese.
Venivano spesso a fargli visita. Più a lui che a Yamaguchi. La situazione era critica per quest ultimo, lo sapevano tutti, ma accanto a lui andava piano piano a deteriorarsi l'animo di Kei. Il biondo non dormiva più, mangiava poco e niente e non si muoveva mai da quella camera. Sua madre veniva molto spesso, aveva detto che si sarebbe curata di Tadashi come se fosse il suo terzo figlio e non avrebbe mai dimenticato la parola data. Frequenti inizialmente erano anche le visite di Hinata che però con il passare dei giorni, a causa del lavoro che aveva trovato in una palestra di pallavolo, non si faceva vedere più così frequentemente. Kageyama veniva ogni tanto, stava in silenzio, osservava fuori la finestra con Kei e spesso nemmeno si rivolgevano la parola. Solo una volta Kei aveva chiesto a Tobio di portagli qualche fiore del loro albero di ciliegio,con la speranza che l'incantesimo d'amore che aveva sempre emanato quell'albero, funzionasse a tal punto da provocare anche miracoli.
Il tempo passava e Kei sapeva che se Tadashi non si fosse svegliato durante la primavera, allora, non si sarebbe svegliato mai più.

Potete piangere
Avete capito che la mia storia è legata ai colori ai fiori di ciliegio? No? LI METTO OVUNQUE.
No comunque l'albero di ciliegio penso sia un simbolo fondamentale. Spero che in molti l'abbiano colto.
Comunque niente, il prossimo capitolo è l'ultimo.
Lo caricherò lunedì molto probabilmente.
Mi dispiace che sia giunta alla fine, e soprattutto che ci sono pochissime persone che ancora la seguono.
Ho provato a dare il mio meglio. Questo capitolo non è scritto bene. Ho cercato di immergermi in una situazione del genere e l'unico modo che ho trovato per trasmettere al pubblico questa sensazione è stato scrivere con frasi corte, spezzate. Niente di troppo profondo. Molto diretto. Un po' come la botta che ha subito Tsukishima al suo risveglio. Niente di troppo profondo e complicato, la cruda realtà lo ha colpito in pieno come una freccia che colpisce la sua preda. Fredda e diretta.
Spero di essere stata brava.
Datemi i vostri pareri
Grazie amichetti

𝐃𝐞𝐚𝐝 𝐭𝐨 𝐦𝐞🌸||𝘛𝘴𝘶𝘬𝘬𝘪𝘺𝘢𝘮𝘢Where stories live. Discover now