·•Mura•·

2.7K 334 46
                                    

Spesso Yamaguchi immaginava di essere in un enorme stanza, completamente nera e gelida. Il suo corpo era circondato da alte mura, che gli impedivano di vedere la luce, di essere se stesso con altre persone. E in quell'oblio, in tutto quel tempo aveva iniziato a chiudersi, chiudersi sempre di più, dimenticandosi persino quale fosse il vero Tadashi. Però, per non si sa quale motivo, in quel momento gli parve quasi di vedere un piccolo spiraglio di luce, quasi calda e sembrava che il muro da una piccola crepa sopra di esso, stesse cominciando a cedere. Quel ragazzo gli faceva uno strano effetto, mai provato fino ad ora, e gli metteva tranquillità e allo stesso tempo paura, di un sentimento a lui sconosciuto. Aveva visto un colore, oltre al nero.
《E tu invece, come ti chiami?》
Cadeva un mattone.
《Y-Yamaguchi Tadashi》
E poi un altro.
Si stava aprendo con un perfetto sconosciuto e quasi suo aggressore senza capirne il motivo. Non riusciva a fermare il battito troppo accellerato da tutta l'adrenalina e le emozioni che aveva nel corpo.
《Tutto ok?》chiese Tsukishima vedendo che qualcosa non andava in lui.
《S-si》
Il biondo lo osservò bene andando a indagare sul corpo del ragazzo che aveva di fronte. Lo trovava incredibilmente carino. Piano piano il tempo passava e i ragazzi non si rivolgevano la parola seduti su delle altalene. Il cielo che era diventato poco nuvoloso e aveva cominciato ad assumere un colore roseo, facendo capire a Tadashi che era tardi.
《Vuoi che ti accompagni a casa?》
《N-non serve grazie》
《Sei sicuro? Siamo lontani dal supermercato, e sono abbastanza sicuro che tu abiti da quelle parti.》
Il lentigginoso non riusciva a capire perché quel ragazzo lo stesse aiutando, in fondo dovrebbe essere un malvivente, e i malviventi non aiutano le persone.
《Perché mi stai aiutando?》raccolse un po' di coraggio, cercando di sostenere le mura che tanto lo proteggevano dagli altri. Temeva di fidarsi di qualcuno diverso da se stesso, di essere ferito, di essere di nuovo abbandonato.
《Non lo so》 fu la sua risposta secca. Il moro lo guardò, non soddisfatto.
《Come non lo sai?!》
《Non lo so.》
Infatti, Kei davvero non sapeva perché stesse cercando in tutti i modi di aiutare il più piccolo, aveva sempre dato affidamento alla ragione, che però questa volta era sopraffata da sentimenti scombussolati e confusi. Per un attimo si girarono e i loro sguardi si incrociarono. Al moro gli sembrò esser passato un secolo a guardare quei occhi ma furono pochi secondi.
《Allora ti accompagno》
《M-ma io-》 cercò di ribattere.
《Chi tace acconsente, muoviti》
Salì di nuovo su quel motorino nero e dopo un po' arrivarono a pochi metri dalla casa del lentigginoso. Chiese al biondo di fermarsi prima e non direttamente davanti alla casa per non far intuire nulla al padre, ma il motivo al più alto non lo spiegò e nemmeno lui lo chiese. Ringraziò un ultima volta il ragazzo e si incamminò verso la casa. Stava ancora cercando di riprendersi da tutto quello che era successo e dalle troppe emozioni che lo stavano soffocando. Era da tanto che non provava sentimenti così forti. Finalmente arrivò alla casa, quella casa così triste e oscura. Stranamente dal solito non era felice di tornare in quella dimensione che tanto gli era diventata amica. Non gli sembrava di essere a casa per davvero. Posò le bottiglie nel frigo, per poi dirigersi in camera sua. Nel tragitto sfortunatamente però incontrò il padre, più arrabbiato del solito. Prese il figlio per il colletto minacciandolo con la sua amata frusta, comprata dal padre dopo aver riscoperto questo suo piacere nel picchiare il figlio, che era diventata la sua migliore amica e peggior incubo del ragazzo.
《DOVE SEI STATO?》
Tadashi tremava e non riusciva a ritrovare la voce che credeva aver perso nel preciso momento in cui aveva visto lo sguardo del padre. Ma questo non esitò, dandogli un primo colpo, lasciando un ennesimo livido sul braccio del magrolino.
《A-al s-supermercato a prenderti le birre papà》
《PERCHÉ SEI TORNATO COSÌ TARDI?》
Un altro colpo più forte, nello stesso punto del precedente danneggiando di più la ferita. Le lacrime avevano incominciato a scendere calde dagli occhi del ragazzo. Di solito quando il padre lo picchiava non piangeva, essendo diventato quasi apatico.
《DIMMI PERCHÉ!》
Ed ecco un altro colpo, che fece cadere il ragazzo a terra. L'uomo gli passò accanto, andandosene verso la cucina, non preoccupandosi minimamente del figlio. Con quel poco di forza rimasta, cerco di alzarsi, a stento, tremando come una foglia e cercando di trattenere i singhiozzi per non farsi sentire dalla figura paterna. Riuscì a raggiungere la proprio camera, si chiuse a chiave dentro e si accasciò sul suolo, procurando un lago di lacrime. Lì era tutto così buio e malinconico. Cominciò a maledire mentalmente la madre, facendosi prendere dalla rabbia, per averlo lasciato solo per averlo abbandonato ad un destino così crudele. Un'altra giornata finiva così colma di dolore, ma prima di addormentarsi, gli apparve in mente Tsukishima, e riuscì di nuovo a vedere quella luce.

Nota dell'autrice
Salve ragazzi miei volevo chiedervi scusa perché ieri c'è stato un falso allarme. Presa dalla rabbia ho pensato mi avessero cancellato questa storia e ho scritto un capitolo sull'altra storia lamentandomi. Non si sa come, ma è stranamente riapparsa.
Wattpad mi sorprende sempre.
Volevo anche ringraziarvi per le 200 visite e le 50 stelline🌺
A presto belli miei🌸

𝐃𝐞𝐚𝐝 𝐭𝐨 𝐦𝐞🌸||𝘛𝘴𝘶𝘬𝘬𝘪𝘺𝘢𝘮𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora