capitolo 6: Chevrolet in mezzo alla strada

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Era lui, era dannatamente lui.
Il ragazzo di stamattina, il bar, le sterline...adesso ricordo tutto!
Respiri di sollievo mi accompagnano tra un passo e un altro mentre incammino strade deserte alla ricerca di una stazione, un taxi, un qualsiasi mezzo di trasporto pubblico per ritornare a casa.
Oramai la mezzanotte è passata, la luna illumina la notte e il freddo si fa a sentire.
Piccoli brividi fanno breccia nel mio corpo un po' per il freddo e un po' per il suono di un clacson.
Ruoto la testa per vedere quale stupido mi suona facendomi spaventare.
È una Chevrolet nera, ma non riesco a vedere il conducente a causa degli abbaglianti che mi costringono a coprire gli occhi con il palmo della mano.
Mi spavento ancora di più quando la macchina si ferma e vedo il finestrino del conducente abbassarsi.
Inizio a camminare a passo svelto, l'ansia prende il sopravvento, il battito accelera in maniera preoccupante quando noto che la macchina mi sta inseguendo.
" Senta signore, vi conviene scappare perché sto chiamando la polizia." Dico con voce ferma.
"A ragazzí ti voglio dare solo un passaggio , la tua  amica si stava  preoccupando. Ma se vuoi chiamare la polizia fai con comodo e da tanto che non mi vedono!"
Riconosco la voce, la sua maledetta voce, che ti graffia, che ti lacera il cuore, che ti sputa la verità in faccia.
Gli rivolgo lo sguardo per avere conferma di aver appena fatto una figura di merda.
È Damiano!
Faccio un sospiro di sollievo che sia lui e non l'ennesimo molestatore ma nel frattempo mi dó a schiaffi mentalmente per la figura di merda appena fatta.
"A ragazzí sali o non sali?" Dice mentre sporge il braccio fuori dal finestrino mentre tra le dita mantiene una sigaretta
"Questo è il dilemma!" Rispondo ironicamente facendo riferimento a Shakespeare.
"A Giulietta sali se no veramente qua chiamano la polizia"
Entro in macchina dopo questo scambio di battute.
Sono imbarazzata ed è strano.
Mi fa strano stare affianco ad una persona che non conosco, che è terribilmente affascinante e ti mette a disagio.
"Giulia, giusto?" Domanda Damiano mentre gli faccio segno di si con il capo.
Si ricorda addirittura il mio nome!
"Questa la butto va!" Continua mentre butta la sigaretta e alza lo sportello.
"Non devi essere così gentile, sai?" Chiedo mentre mi guarda stranito.
"Ma che stai pensando? Io gentile? A ragazzí io ti sto facendo un favore,  la tua amica assieme a Vic mi hanno  fatto una testa tanta"
Dice mentre alza le mani  dal volante per marcare l'espressione " testa tanta".
"LE MANI SUL VOLANTE!" Gli urlo mentre istitivamente gli poggio le mani sul volante.
Ci guardiamo negli occhi.
Per un breve istante che sembrava un'eternità.
Quei occhi così profondi, così vuoti, così oscuri.
Chissà quale segreto si nasconde dietro a quei occhi.
"A ragazzí scostati e dimmi dove abiti" Damiano mi dice mentre imbarazzata mi allontano dalla sua postazione.
"Via Larga, 12" gli dico mentre gli indico con le mani dove svoltare.
"A ragazzí" dice mentre mi blocca entrambi i polsi con una mano.
" Leva ste mani se no facciamo l'incidente, metto il navigatore"
Dice mentre lascia la presa.
In un viaggio di 15 minuti mi ha fatto sentire tremila emozioni diverse: imbarazzo, rabbia, frustrazione, sollievo e poi c'è quest'ultima sensazione che non riesco a nominare ma che mi provoca elettricità.
Silenzio, in questa macchina regna un silenzio assordante.
Ad una logorroica come me questo silenzio ti logora, ti lacera, ti uccide.
" Mi piace la vostra musica" dico spezzando il silenzio imbarazzante.
" Se non piaceva non la facevamo" risponde secco.
Capisco che non vuole parlare. Capisco che gli sto sul cazzo.
Si chiude così la conversazione tra un Damiano che guida e una me che osserva  dal finestrino della Chevrolet il paesaggio notturno di una  Milano addormentata.
"A Giulietta siamo arrivati " dice Damiano scuotendomi il braccio.
Mi sono addormentata! Che stupida!
Gli chiedo scusa per tutto il disagio recato e il russare sentito.
Tra una scusa e un'altra esco dalla macchina e mi accorgo che mi sta guardando con una faccia scocciata, annoiata, alterata, stanca...
Potrei utilizzare mille aggettivi per descrivere la sua noia nell' accompagnarmi a casa, ma rivolgo solo uno sguardo dispiaciuto oltrepassando di corsa l'ingresso dell'abitazione.
Ormai se ne è andato!
È stata la giornata più brutta della mia vita: prima lo incontro al bar, poi mi ritrovo nel suo spogliatoio con la sua band e subito dopo me lo ritrovo che mi accompagna a casa. Penso tanto che non mi dimenticherò facilmente il suo sguardo che mi osserva alla ricerca di un' imperfezione, di un qualcosa da giudicare. Mi osservava come se fossi una pezzente. Mi sono sentita così fragile, vulnerabile, imbarazzata. Non mi sentivo così da tanto tempo...
Nel frattempo la luna domina sull'oscurità del cielo e io mi addormento su un letto con ancora i vestiti della sera e nella mente ancora i suoi occhi che mi guardano con una sigaretta tra le dita.

la ragazza della luna//ManeskinWhere stories live. Discover now