𝐗𝐗𝐈.

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Il ragazzo dagli occhi verdi era seduto su di una poltrona che ad Alice pareva nuova nell'unica stanza ristrutturata della casa.

La schiena poggiata alla poltrona, la scarpa sulla coscia, il libro in una mano, gli anelli freddi che, a contatto con la pelle del suo polso, le fecero venire la pelle d'oca. Quella sensazione. Quella fottuta sensazione. Avrebbe voluto provarla nuovamente.

Senza alzare lo sguardo dallo spesso volume dalla copertina rigida, Riddle le chiese -cosa ci fai qui? Non sei autorizzata-.

La sua voce era calma, autoritaria.

-Credo che nemmeno tu ce l'abbia...l'autorizzazione- gli rispose con freddezza lei.
-Io sono un prefetto. Comunque non dovresti essere qui, torna con le tue amiche a bere burrobirra e a far crescere le corna ai ragazzi-.

Alice impallidì. Riddle l'aveva vista mente utilizzava la bacchetta ai Tre Manici di Scopa e, molto probabilmente, lo avrebbe riferito ai professori, usando quell'informazione contro di lei.

Senza far notare la sua preoccupazione affermò -c'è stato un piccolo errore. Era stregato, non aveva tradi...- ma lui la interruppe alzando lo sguardo dal libro che Alice riconobbe come uno dei tanti della biblioteca di Hogwarts.
-Non mi importa nulla dei tuoi intrecci amorosi o di quelli delle tue amiche, ho di meglio a cui pensare- ora il suo tono di voce era cambiato, non più calmo ma infastidito.

Aveva ragione, come avrebbe potuto importargli dei problemi amorosi di Dorea? Nonostante Riddle e la Black fossero nello stesso gruppo di amici, Alice non li aveva mai visti scambiarsi una parola, decise quindi di togliersi una curiosità.

-Come mai resti nel tuo gruppo di amici se non te ne importa nulla di loro?-.

Tom la scrutò per qualche secondo, cercò le parole giuste e infine ammise -non si sa mai che qualcuno potrebbe tornarmi, come dire...utile- sghignazzò.

Alice rimase sbigottita, come poteva una persona essere così insensibile, fredda e meschina?
Aveva appena detto di voler sfruttare delle persone come se fosse tutto un gioco, non aveva nemmeno negato il fatto che non gliene importasse nulla di loro.

La sua bocca rimase per un po' spalancata, quando si riprese dallo shock una domanda le venì naturale.

-Quindi nemmeno Abraxas vale qualcosa per te? È il tuo migliore amico-.

Lui sapeva che gliel'avrebbe chiesto, senza pensarci due volte le rispose -preferirei chiamarlo "compagno fedele di cui potrei fare a meno"-.

Alice era sempre più sconvolta, stava per parlare quando lui la precedette.
-Non mi importa se glielo riferisci, te l'ho detto...non ho bisogno di lui, ho altre persone che mi ronzano attorno-.

Sembrava le leggesse nel pensiero, quel ragazzo la stupiva sempre di più.

Uno dei pochi raggi di sole che filtravano nella stanza gli illuminò gli occhi, i quali da scuri e tenebrosi divennero di un verde brillante, in contrasto con i capelli corvini.

Dio quanto è bello, pensò.

Per scacciare quel pensiero pericoloso dalla mente, Alice si voltò e incominciò a dirigersi verso la porta, ma appena ebbe fatto il primo passo, la voce autoritaria di Riddle eccheggiò nella stanza.

-Ferma- le ordinò e come per magia le sue gambe si arrestarono da sole.
-Per quale motivo sei venuta qui?- chiese, mentre Alice tornava a guardarlo negli occhi.

Sapeva di essere affascinante e quel tono di voce così profondo lo rendeva ancora più attraente.

-Mi era sembrato di vedere uno...- ma lasciò la frase in sospeso. Se avesse parlato del fantasma, Riddle l'avrebbe presa in giro e non sarebbe finita bene.

Light Or Darkness Where stories live. Discover now