capitolo 12 epilogo

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EPILOGO

Nel regno dei Demoni, oltre la barriera, metà del palazzo demoniaco era ridotto in macerie.

Al suo interno, Sesshomaru, in sembianze di demone cane, e con occhi rosso sangue, ringhiava ferocemente contro il padre e la madre acquisita.

“Sesshomaru, figliolo, calmati!” esclamò l’ex re dei Demoni, quasi timoroso di avvicinarsi al figlio.

 Purtroppo, Inu No Taisho, conosceva molto bene le sensazioni e le emozioni provate in quel momento dal figlio, che era stato brutalmente separato dalla compagna. Le emozioni che in quel momento, il figlio, stava provando erano tanto forti e tanto dolorose da fargli quasi perdere la ragione.

Sesshomaru non era abituato a soffrire a quel modo e quella sofferenza aveva messo a dura prova i nervi del demone, tanto che non era più riuscito a controllarsi.

Da quando aveva appreso la notizia che Rin era scomparsa, il figlio, era esploso in un impeto di rabbia e dolore, distruggendo qualsiasi cosa si parasse sul suo cammino.  Non che, effettivamente Sesshomaru avesse perso la testa, perché sua moglie era scomparsa; lui non perdeva mai testa, ma percepiva il dolore e la sofferenza della moglie come suoi e la cosa non giovava a un già preoccupato e nervoso Re Dei Demoni.

Sua moglie stava soffrendo e lui non era con lei per aiutarla.

Inoltre Inu No Taisho e Izayoi, temettero di non aver fatto bene a mettere al corrente il figlio della presenza pericolosa che sentivano provenire dal regno umani. Era una presenza, dannatamente potente, ma quell’ aura, sia all’ Ex Re Dei Demoni, che a sua moglie Izayoi, era loro molto più che familiare di quanto potessero immaginare.

Entrambi si erano convinti che quella sensazione poteva solo essere un’illusione.

Quell’aura apparteneva a Ryoma Setsuna, ma lui era morto secoli prima.

 “R…Rin!”

“Lo so, figlio mio! Ti prometto che la troveremo e la salveremo, ma ora ti devi calmare, mi servi lucido e in forze per affrontare questa aura che si avvicina al nostro palazzo ed ha superato la barriera senza alcun problema. Sesshomaru…non sappiamo chi sia, e quanto forte è, ma mi serve il tuo aiuto, metti da parte il dolore per un attimo…”

“Soffre …” Ringhiò Sesshomaru

“Lo so, non la senti solo tu, figlio mio. Le voglio bene come a una figlia, la sento. Le stanno facendo male, e la cosa scuote parecchio i miei nervi, ma mi serve la mia ragione e mi servi tu: ragionante!  Non mi serve un demone pazzo che si fa guidare dall’istinto!” ringhiò il Padre e a quelle parole Sesshomaru sgranò gli occhi, mentre l’attimo dopo era di nuovo in sembianze umane, gli occhi ancora rossi, e il respiro affannoso.

Per Izayoi quella era una vista che le straziava il cuore. Sesshomaru non l’aveva guardata nemmeno per un istante, aveva gli occhi fissi in quelli del marito, nella speranza che guardare gli occhi le padre lo avessero aiutato a tranquillizzarsi.

Suo figlio stava soffrendo, e parecchio anche, e aveva dentro di sé anche la sofferenza riflessa di sua moglie, sua nipote Rin.

E lei ne era sicura, a far soffrire Rin era quel folle di suo fratello.

L’urlo che le uscì dalle labbra attirò l’attenzione dei due demoni, poi Izayoi lasciò cadere i pugni per terra, spaccando il terreno.

“Giuro che ti uccido con le mie mani Takemaru!” urlò Izayoi, ansante, e ancora con i pugni piantati nel terreno. Il secondo dopo, la metà del castello che era ancora in piedi, crollò, facendo alzare un polverone e lasciando ai piedi di tutti, una landa desolata e piena di macerie.

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