Capitolo 9

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Giunto al castello e ricevuto l’inchino da parte delle guardie reali, Jinenji fece scendere dalla propria schiena una Rin sconvolta e in lacrime. La ragazza teneva le mani strette al petto e aveva come la sensazione che la testa, ma soprattutto il cuore, le stessero per scoppiare. Aveva un disperato bisogno di vedere suo marito, di assicurarsi che stesse bene.

Lentamente scese dalla schiena di Jinenji e non appena le due guardie davanti l’ ingresso la videro le corsero incontro.

“Maestà, che è successo?” Chiese il primo demone bloccandole il passo

“Qualcuno l’ha attaccata, maestà?” Chiese l'altro.
“Sembrate sofferente mia regina!” 

Rin socchiuse gli occhi, si portò una mano al petto e strinse le proprie vesti convulsamente, mentre cercando di non crollare a terra si poggiò alla spalla di Jinenji.

“Maestà!”

“Cedete il passo! Non lo vedete che la vostra regina ha bisogno di tornare nelle sue stanze a riporsi? La state rallentando!” Fece Jinenji alterandosi non poco: oltre ad essere preoccupato per Rin, temeva anche per se stesso, considerato come, a causa del suo incantesimo, fosse ridotto la regina.

Le due guardie s’irrigidirono quando Jinenji sospinse Rin su per le scale d’ingresso del palazzo. La ragazza si voltò verso di loro e con voce dolce sussurrò: “Vogliate perdonarmi, non volevo farvi preoccupare. Sto bene, un po’ di riposo e sarò come nuova. Perdonate l’irruenza di Jinenji!”

Le due guardie si guardarono sorprese, come a chiedersi chi era quella donna che si era rivolta a loro così cordialmente, dato che la regina non aveva mai dimostrato tanta comprensione per la razza demoniaca.

Jinenji sorrise.

“Che c’è?” Chiese Rin titubante mentre le grandi porte del castello venivano richiuse.

“State tornando: la vecchia voi, il vostro vero carattere, quello non plagiato da vostro padre, sta tornando a galla. Ne sono lieto.”

Lei gli sorrise.

“Rin!” Esclamò una voce profonda, e lentamente Rin si voltò verso il suo nuovo interlocutore, con la mano sempre stretta al petto e non appena lo vide sorrise e si prodigò in un inchino.

“Maestà, vogliate perdonare il comportamento che ho avuto in questi giorni. Sono stata davvero scortese con voi, me ne dispiaccio!” Sussurrò la giovane tenendo china la testa.

Inu No Taisho sgranò gli occhi e poi li puntò su Jinenji, ma non fece in tempo a chiedere spiegazioni che Rin riprese parola.

“Vorrei… sarei lieta a tempo debito di scambiare due chiacchiere con voi, magari mi racconterete, la vostra storia con mia zia nei particolari, ora se permettete mi congedo. Vorrei raggiungere il mio sposo!” Esclamò chinandosi nuovamente davanti al precedente Re, che la guardava allibito. Un dolore al petto la fece gemere e si affrettò a raggiungere le stanze di suo marito, ma prima si voltò verso Jinenji.

“Ciao amico mio, grazie davvero di tutto. Vi devo la vita!”

“Mio signore…” Salutò poi Inu No Taisho.

Ma prima che potesse allontanarsi vide Izayoi affiancare il suo compagno.

“Cara zia…” Disse avvicinandosi a lei e abbracciandola “Quanto ti voglio bene! Grazie di tutto!” 
“Che intendi?” Chiese la donna allibita.

“Ricordo tutto! Zia, hai protetto mio marito, vero?”

Izayoi arrossì e abbassò il viso in imbarazzo. Rin ridacchiò.

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