Capitolo 10

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Quella mattina, alle prime luci dell’alba, quando un tenue sole stava cominciando a fare capolino sul regno demoniaco, la nuova Regina Dei Demoni aprì gli occhi assonnati. Si sentiva strana, accaldata, ma terribilmente felice. La ragazza sentiva un caldo che in tutta la sua intera esistenza non aveva mai provato e, abbassando lo sguardo, notò che le coperte dell’enorme letto matrimoniale erano attorcigliate in malo modo ai suoi piedi, che un paio di gambe possenti e muscolose avevano immobilizzato le sue. Salendo con lo sguardo notò un braccio con una mano artigliata che le cingeva la vita, e in quel momento ricordò cosa era accaduto la sera precedente: aveva fatto l’amore con Sesshomaru. Un piccolo particolare però quella mattina era saltato all’occhio di Rin. Sebbene fosse euforica e felice dal fatto di star dormendo attaccata a suo marito, non aveva fatto i conti con la coda di lui. Lei amava sentire le proprie gambe imprigionate da quelle di Sesshomaru, così come la propria vita circondata dal suo braccio, ma il suo corpo era anche avvolto, in stile involtino primavera, dalla sua calda, morbida e soffice coda, che sebbene, ne era convinta, in inverno le avrebbe dato un immenso piacere, ad agosto inoltrato, la stava facendo sudare terribilmente. Con movimenti leggeri e facendo attenzione a non svegliare Sesshomaru, tentò in mille combinazioni possibili di allontanare la coda, fallendo miseramente.

Sbuffando Rin si girò tra le braccia di lui e ritrovandosi ad osservare un petto muscoloso, pallido e scolpito. Sollevò appena lo sguardo per osservargli il viso e sussultò nel vederlo per la prima volta dormire, rilassato e con l’ombra di un sorriso sincero sul volto. La infastidiva parecchio l’idea di svegliarlo, ma davvero stava morendo di caldo.

Puntando le mani sul petto di lui, lo chiamò piano, ma Sesshomaru parve non sentirla e, nel sonno, la strinse maggiormente a sé. La ragazza lo richiamò nuovamente, ma per l’ennesima volta lui non la udì.

Sbuffando spintonò il petto del marito  e quando lui aprì gli occhi per guardarla dubbioso, la moglie esclamò.

“Amore, non che non sia bello dormire abbracciata a te, ma sei una stufa ambulante, sto morendo di caldo e siamo ad agosto!” protestò.

“È l’alba, Rin! Non fa così caldo!” Sussurrò Sesshomaru, stringendola.

“Forse per te che non sei avvolto in una coda di pelo bollente! Soffoco!” Sbottò Rin mettendo il broncio come una bimba.

Sesshomaru abbassò lo sguardo sul corpo della moglie, rendendosi conto che avesse ragione.

Non si era accorto di averla legata come un salame. Lo aveva fatto in consciamente per la felicità che la moglie si fosse ricordata di lui, ma insieme a quella consapevolezza era arrivata anche la paura di perderla nuovamente.

Non facendole notare il suo turbamento, il demone allentò la presa e la liberò, stendendosi sul letto di schiena. Rin sospirò di sollievo ma un attimo dopo rabbrividì e si catapultò su di lui cingendogli la vita con le braccia tremanti.

“Ok, avevo detto solo la coda, abbracciami!” Balbettò battendo i denti e Sesshomaru sorrise costringendola a mettersi su un fianco, a dare la schiena al suo petto, poi la circondò con le braccia il busto e con le gambe le cosce. Rin si rilassò all’istante e sorrise chiudendo gli occhi.

“Sì, ecco, così va decisamente meglio!” Sussurrò sbadigliando, ma quando il membro eccitato del marito le sfiorò i glutei, la ragazza spalancò gli occhi pregustando il momento.

“Posso?” Chiese Sesshomaru causandole un colpo a cuore. Perché le stava chiedendo il permesso?

“Sono tua, puoi fare quello che vuoi con me!” Sussurrò dolcemente sfregando la guancia sul braccio del marito, che il quel momento stava usando come cuscino.

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