Capitolo 1

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La neve continuava a cadere dal fitto cielo grigio, stesso cielo che univa sia il regno demoniaco che quello umano. Rin uscì in giardino e rabbrividì a causa del pungente gelo che le entrava fin dentro le ossa. Il gelo cristallino si ergeva attorno le mura del palazzo donandogli quasi un'aria di totale immobilità.

In quel momento il proprio castello diede a Rin l'impressione di essere completamente disabitato, non si muoveva una mosca, ma forse era comprensibile data la tarda ora della notte.

Affondando le caviglie nella spessa coltre bianca, Rin si avviò al lago dove quando era piccola passava molte ore in compagnia della sua giovane zia.

Il vento pareva non sapersi decidere, era diviso tra forti raffiche di vento che provenivano da destra per poi essere susseguite da forti raffiche di vento che provenivano da sinistra, sembrava che lo stesso vento avesse intrapreso una specie di lotta e lei si era trovata nel mezzo di queste due correnti ostili, ma non le importava. Rin amava il freddo, amava l'aria ghiacciata che le pungeva la pelle del viso, amava la staticità della neve.

Rin amava, quasi venerava il gelo.

La gente la chiamava Ruby Red perché sapeva essere spietata e sanguinaria, la chiamava Ruby Red perché con la sua bellezza era in grado di sedurre persino un ippopotamo, con la sua intelligenza era in grado di girare ogni situazione a suo giovamento.

Ma Rin amava il freddo, lei si sentiva più come una Lady di Ghiaccio anziché il Ruby Red. Ferma sulla riva del lago studiò attentamente le profonde acque del lago fortemente increspate dal forte vento, ma al contempo pronte anche a ghiacciarsi. Osservò l'oscurità inalando il profumo della neve fresca, poi sorrise.

Se le si chiedeva di chi fosse innamorata, lei di sicuro avrebbe risposto della neve. L'amava con ogni fibra del suo corpo. L'inverno, la neve, il freddo per lei era un dolce balsamo per la sua anima irrequieta, insoddisfatta, e a volte irruenta e incauta.

Sollevando leggermente la lunga veste, Rin immerse i piedi nell' acqua congelata e chiuse gli occhi sorridendo, rilassandosi e sollevando la testa verso il cielo.

"Oh, zia...dove sei? Mi manchi tanto!" sussurrò Rin.

Rin non sopportava l'idea che la tanto amata zia fosse stata rapita dai demoni né l'idea di quanto la sua povera zia stesse soffrendo in quel momento, come non sopportava nemmeno la proibizione del padre di usare lei come esca per poter trarre in salvo la propria sorella.

Forse l'unica soluzione era fuggire dal castello per dirigersi nelle terre demoniache e salvare la zia da sé, essere quindi l'eroe e la fanciulla indifesa di quella guerra visto e considerato il fatto che il proprio padre non ne voleva sapere di mandarla e mandargliela soprattutto senza scorte.

Rin si lasciò avvolgere da un'altra gelida folata di vento, poi spalancò gli occhi. Per lei era sempre così, il gelo le portava sempre buon consiglio.

"Ma certo!" esclamò Rin alzandosi di scatto tirando fuori i piedi nudi dall' acqua e dirigendosi verso il proprio castello correndo goffamente a causa della neve alta.

Cinque minuti dopo era già all' interno del castello diretta agli alloggi dei soldati. Doveva parlare con Sumuro. Forse lui era davvero l'unica persona che avrebbe potuto aiutarla a capire se l'idea che le era appena balenata in mente potesse avere delle fondamenta sicure.

Sperare era comunque difficile, date le circostanze. Non aveva idea di quanto rischiosa poteva essere quell'idea, ma date le circostanze era inevitabile correre qualche rischio. Sua zia per lei era come una madre, quando era piccola l'aveva aiutata spesso a superare determinate situazioni, e ora toccava a lei fare di tutto per salvare la zia dal re dei demoni.

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