Capitolo 2

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Rin superò la barriera demoniaca con passo svelto ma al contempo timoroso: aveva come l'impressione di essere fuori posto in quei luoghi. Si guardò attorno con una punta d'ansia, ma presto le sue paure lasciarono posto alla curiosità.

Prese a camminare lentamente lungo la foresta, tenendo i sensi bene allerta. Non si era di certo aspettata che ingannare i demoni sentinella sarebbe stato così facile.

Fino a quel momento aveva temuto che l'essenza contenuta nella boccetta di spirito, rubata al padre, fosse semplicemente una presa in giro, insomma che non funzionasse. Invece era passata tranquillamente oltre la barriera: nessuno si era ancora accorto del suo sotterfugio.

Non le piaceva per niente l'idea di essere nei domini del Re dei Demoni, ma più si avvicinava al castello, più le pareva che la propria anima si quietasse.

Le sensazioni che provava in quel momento erano decisamente contrastanti. Aveva da sempre immaginato che quei luoghi vedessero come scenario morte, sangue e violenza; invece non c'era nulla di simile, anzi, quei paesaggi erano splendidi, persino più dei domini umani. Sentiva tutto il proprio essere fondersi con la natura circostante ed era come se gli alberi, seppur spogli e aridi insieme al vento, intonassero per lei una soave melodia.

Gli alberi erano alti, con i rami pieni di neve, e Rin ne era sicura: in primavera o in estate avrebbero messo foglie stupende e rigogliose, ma in quel momento, cioè in inverno, erano spogli, adornati soltanto dal bianco gelido della neve, ma nonostante tutto erano maestosi, sani, in qualche modo sembravano protettivi, esattamente il contrario degli alberi a cui era abituata lei: piccoli, scheletrici e quasi in fin di vita.

Proseguendo lungo il viale, ai bordi del sentiero, c'erano strani animaletti demoniaci, che facevano capolino dalla neve e la guardavano curiosi. Rin li trovava adorabili, sembravano dei peluche bianchi che giocavano a rincorrersi sotto la neve. Si strinse maggiormente nel lungo mantello che indossava e proseguì.

Più avanti, sul lato destro del sentiero, c'era il mare, e per Rin quello fu un vero e proprio colpo al cuore: in tutta la sua vita non lo aveva mai visto. Il richiamo per quell'elemento maestoso e sconosciuto fu troppo forte così, ignorando il sentiero che l'avrebbe condotta al castello del Re, si diresse verso il mare, che date le sue correnti, e il suo movimento, non era per niente ghiacciato, ma sembrava accogliente, stupendo.

Arrivata sulla riva, Rin non seppe resistere e immerse i piedi nell'acqua, scoprendola fredda, ma mai quanto quella del lago umano: era giusto un pizzico più calda, forse a causa delle onde.

Si sedette su quella strana distesa di sabbia innevata e chiuse gli occhi inspirando l'odore salmastro, che ebbe il potere di rilassarla maggiormente.

Guidata dall'istinto e incurante di prendersi un malanno, Rin si tolse il pesante mantello e il primo kimono, restando quindi semplicemente con la sottoveste bianca, ed entrò in acqua.

Rabbrividì da capo a piedi, ma lei amava tutto ciò che era freddo, tutto ciò che era in grado di congelarla fino alle ossa. Non aveva idea del perché quell'amore per il freddo fosse così forte, fatto stava che lo adorasse. Si tuffò di scatto ma annaspò al contatto della propria testa con l'acqua congelata, ritrovandosi a berne un'ingente quantità, tale da farla tossire. Non riusciva più a emergere, rischiava di soffocare. Le parve come se il suo cervello e il suo corpo fossero trafitti da mille lame, ed ebbe l'impressione di restarci secca.

Nonostante la situazione tragica, ridacchiò nella sua mente: si aspettava di essere uccisa dai demoni, ma per la sua stupidità e per la sua maledetta curiosità di sapere come potesse essere fare il bagno d'inverno in mare, ci stava per rimettere le penne. Aprì gli occhi, provando nuove ondate di brividi quando le sue irridi toccarono l'acqua congelata, ma non appena riuscì a mettere a fuoco quello che aveva intorno, notò un movimento fulmineo di qualcosa che poteva somigliare a un corpo, poi una possente pinna le dette un colpo sul sedere e la fece volare fuori dall'acqua.

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