Capitolo 4

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Rin sospirò piano seguendo i passi di quello che da qualche ora era diventato suo marito. L'idea di stare a correre dietro alla morte, lungo quel tragitto, la sfiorò più e più volte, tanto che il pensiero di fuggire via aveva preso possesso di lei. Tuttavia i suoi occhi – che se avesse potuto si sarebbe cavata più che volentieri –  finivano per osservare le enormi spalle del demone e non solo quello. Infatti si era ritrovata spesso a contemplare anche il sedere sodo, muscoloso, terribilmente sexy e malamente coperto dalla coda di suo marito.  Aveva guardato a lungo i movimenti dei suoi glutei mentre camminava e aveva provato il profondo quanto sconcertate desiderio di accarezzarlo. I suoi ormoni avevano reagito di testa loro davanti la visuale di quel maschio etereo.

Come se non bastasse una leggera brezza faceva muovere i capelli di Sesshomaru, donandogli un'eleganza e un portamento degno di un re, facendole provare l'irrefrenabile desiderio di saltargli addosso. Le giungeva potente alle narici l'odore virile del demone: una fragranza simile al muschio bianco, odore che le fece venire quasi l'acquolina in bocca e una voglia matta di affondare il naso nel suo collo per ispirarlo.

Era pazza.

Si diede della stupida per quei pensieri lascivi nei confronti di uno dei demoni più potenti sulla faccia della terra, se non addirittura il più potente. Arrivò a considerarsi un'idiota, perché non aveva la forza di fuggire o quantomeno attaccarlo alle spalle, seppur fosse un gesto meschino, sapeva che probabilmente era l'unico modo per prenderlo di sorpresa... anche se non ne era nemmeno così sicura.

La cosa che invece la terrorizzava era il fatto che, anche se avesse potuto, non desiderava scappare, anzi si sentiva quasi desiderosa di seguirlo, di prenderlo per mano e di stringere il suo braccio contro il petto.

L'occhio le cadde nuovamente sul sedere di Sesshomaru e impossibilitata a frenare le movenze del suo corpo, Rin allungò una mano verso di lui sfiorandogli prima la punta dei capelli e di conseguenza la parte alta del sedere. Un attimo dopo si riscosse.

Non si era nemmeno resa conto che Sesshomaru si fosse fermato, nonostante anche lei si fosse bloccata dietro di lui. A quel punto aveva seguito l'istinto e gli aveva sfiorato i glutei con nonchalance, come se la cosa fosse del tutto normale. Il demone la osservò di sott'occhi, aspettando che si rendesse conto di quello che stava facendo. Appena Rin se ne accorse le si accapponò la pelle e avvampò come un pomodoro ritraendo di scatto la mano lasciva.

Si arrabbiò terribilmente con se stessa per quei pensieri nei confronti di un demone e si odiò per aver assecondato il suo desiderio mentale di toccarlo.

Sesshomaru tornò a guardare avanti a sé, per poi esordire con tono glaciale: "Guarda!"

Rin alzò di scatto la testa e sgranò gli occhi incredula seguendo l'indicazione del demone. Rimase estasiata. L'aveva portata in cima al colle del regno demoniaco per farle vedere il panorama. Il fiume a valle, aveva cominciato a scavare dei solchi nella neve e di conseguenza tanti piccoli ruscelli si diramavano per i boschi creando degli arcobaleni di luna. La luna stessa sembrava essere a portata di mano e illuminava la valle rendendola luccicante.  Le punte dei pini quasi brillavano di luce propria. Allungando lo sguardo, notò un villaggio demoniaco tutto illuminato da fiaccole con al centro un enorme falò. I demoni sembravano essere felici, socievoli, parevano divertirsi tra di loro. Si voltò di scatto verso il demone per chiederle come mai l'avesse portata lì, ma la voce le si bloccò in gola. Sesshomaru aveva il viso rivolto verso la luna che lo illuminava facendolo quasi risplendere. Il suo sguardo pareva del tutto rilassato, la bocca era chiusa a formare una leggera linea tranquilla, e la coda soffice e morbida si era posizionata dietro di lei come a proteggerla dal vento gelido di quel colle. Lei amava il freddo, ma Sesshomaru non lo sapeva, eppure quel gesto valeva più di mille parole.

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