Capitolo 7

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Rin deglutì violentemente e istintivamente si trovò ad arrossire. Suo marito illuminato dai riflessi della luna sembrava risplendere di luce propria, sembrava quasi essere un dio. La sua bellezza in quel momento era da mozzare il fiato e il suo cuore accelerò istintivamente i battiti senza che lei potesse fare nulla per frenarlo. Uno strano flash attraversò la memoria della nuova regina e lo scenario che le si presentò, le causò un moto strano di nostalgia. Infatti nella frazione di un secondo, nella sua stessa mente, vide una rigogliosa distesa di prato verde, il viso di lui e i suoi occhi riflessi nei suoi e la mano artigliata del demone che le carezzava una guancia. Poi un altro Flash, di lei che rideva felice e di lui che le teneva una mano sulla spalla e le sorrideva a vicenda coprendola anche con la sua coda. La ragazza s’irrigidì per un attimo nel constatare il fatto che di aver pensato al Re dei Demoni come la creatura più bella che avesse mai visto, di aver provato un moto di nostalgia allo strano flash che la sua immaginazione aveva creato e di aver addirittura paragonato lui, un demone, a un dio.

Fattasi coraggio si avvicinò molto lentamente a quello che era suo marito.

“Ti cercavo?” sussurrò la ragazza con un tono di voce titubante. Lui la osservò, ma, com’era prevedibile non la degnò di una parola, ansi addirittura affilò lo sguardo facendolo diventare, e lei non si seppe spiegare come, ancora più freddo, scuro, gelido, spietato

“Lo avevo intuito!” esordì il demone gelido tornando infine ad osservare la luna. Rin s’irrigidì e sussultò.

L’attimo seguente calò un silenzio estremamente freddo, tant’è che lei si trovò a rabbrividire. Deglutendo fece qualche passò verso di lui, ma non appena lui si voltò verso di lei, sussultò frenando il passo.

La ragazza comprese all’istante che in quel momento Sesshomaru non gradiva la sua presenza lì e dalla sensazione che provava, intuì che quello per la famiglia reale, e soprattutto per lui era un luogo sacro e lei con la sua presenza lo stava disturbando.

Sospirando Rin si sedette li, per terra, sul prato del giardino a debita distanza da lui e ignorando il fastidio di suo marito. Il silenzio calò di nuovo e involontariamente la giovane si trovò a sbuffare e a sussurrare tra sé e se.

“Per quanto cavolo di tempo mi terrai il broncio, Sesshomaru? Ho diritto anche io a sapere le cose! Ho diritto anche io a capire perché mi sono ritrovata sposata a te in un attimo, senza che nemmeno ti conosco e perché mia zia pare toccare il cielo con un dito quando parla di tuo padre, e della felicità che prova nell’ essere sposata a lui tanto da scordarsi di avermi lasciata sola!” dichiarò la giovane superando il timore di lui e la barriera che Sesshomaru aveva appena eretto.

Sesshomaru girò il viso verso di lei e la gelò con lo sguardo.

Rin sbuffò ma e stufa di stare lì a perdere tempo si alzò e si scotolò le vesti, pronta a fare dietrofront.

“Sei un bambinone Sesshomaru! Non so cosa tu abbia sentito dalla discussione avuta con mia zia, ma il tuo atteggiamento è dannatamente infantile!” dichiarò gelida la ragazza.

Sesshomaru la guardò.

“Moderati Rin!” esordì gelido.

“Moderarmi! Moderarmi Sesshomaru?  Ti rendi conto in che situazione mi trovo io? Sono venuta fin qua, nonostante tutti, nonostante non abbia un buon rapporto con i demoni. Però sono venuta fin qui perché per mia sfortuna sei mio marito ed è dovere di una moglie cercare di capire il proprio compagno. Quindi armata di rassegnazione sono venuta per parlare e tu invece te ne stai lì fermo, immobile, mi fulmini con lo sguardo intimandomi di non aprire bocca ma anche tu non lo fai. Mi hai sposata e non so nemmeno perché tu l’abbia fatto dato il risentimento e l’odio che leggo nel tuo sguardo. Sembro stupida demone, ma non lo sono. Perché mi odi? Dovrei essere io ad odiarti!”

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