YEODEOL | SPICCHIO OTTO

479 44 65
                                    

«Jungkook.»

«Hai pianto? Perché hai gli occhi rossi? Jungkook?»

«No, stupefacenti. Anche tu ce li hai rossi.»
Un sacchetto bigio colmo di brioches occupavano il braccio destro del bodyguard.

Erano brioches all'albicocca; i preferiti di Taehyung.
Jungkook però li odiava.

«Marijuana per me.» farfugliò il giovane.

Taehyung era rimasto meravigliato del gesto del bodyguard.
Si è ricordato dell'albicocca.

I due ragazzi si sedettero palcidi sul pavimento del salotto.
Il salotto era un assortimento di oggetti, non come era quando i suoi parenti gli avevano fatto visita.
Nulla di moderno.
Ghiribizzi del cubismo e futurismo come quello della sorte dei due giovani.

La policramia estesa sul pavimento di graniglia incendiava il cervello del padre.
Quest'ultimo odiava le piastrelle policrome.

Poltrone di broccato, pianoforte verticale, quadri copiosamente sparsi secondo una vaga geometria sui muri blu, sgabelli di raso scarlatto e lampade da terra erano tutti complementi d'arredo che frastornavano un luogo che doveva essere di abbandono.
Giornali, ritratti, fotografie e tante pagine di carta riempivano in folla la superficie spianata del basso tavolino in legno massello.

Disposti vicino al desco, i due si guardarono negli occhi.
Non fiatarono per un bel po', considerando come si fossero lasciati cinque giorni fa.

Taehyung continuò a consumare i brioches e Jungkook stette a guardarlo.

«A te piace l'arte?»

«Non mi entusiasma molto. Più che altro sono stato obbligato a studiarla al liceo per avere un bagaglio culturale più ampio così che mi permettessero di entrare all'università che volevo.» gli chiarì il bodyguard.
Taehyung annuì col capo.

Passò una scarsa mezz'ora e il più giovane fra loro prese a lagnarsi. Prima del signor Kitagami, poi di alcuni dello staff, poi ancora dell'industria del porno e infine della sua stupida carriera.
Si ricordò di quanti chili avesse dovuto perdere per entrare nell'industria.
Quelli dell'industria determinavano quale corpo potesse essere degno di essere ostentato in una pellicola, quale viso anche, ma soprattutto determinavano se un corpo fosse bello e se avesse le sue forme e le sue peculiarità.

Ma in fondo era così dovunque.

C'era chi si fermava lì, c'era chi si disincantava, c'era chi proseguiva e girava le scene delle pellicole e c'era chi quindi al traguardo ci giungeva.
Quindi c'era chi si affermava e chi si suicidava.
O chi se ne andava.
«Soffro come soffrono i cani randagi. Non merito di soffrire come non se lo meritano quei poveri animali.» prese a lagnarsi.
Briciole di brioche si depositarono nella tazza di caffè nero.

«Già, i cani randagi non meritano di soffrire.» soggiunse pel di carota.

«Mi sei mancato, Jungkook. Mi è mancata tantissimo la presenza del mio bodyguard. E, sai, lo so che sei freddo con me, talvolta sei un mistero, anzi spesso, e mi viene voglia di gettare la spugna e lasciare che tu sia solo il mio bodyguard ma... ma poi sbuchi dal nulla e credo ci sia qualcosa che mi astiene dal negare a te il valore di un amico.» disse e bevé in uno svelto sorso tutto il caffè colmo di frammenti di brioches.

UNDER YOUR BREATH, TAEGGUKWhere stories live. Discover now