Biblioteca smarrita II

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Una sagoma entrò come d'abitudine nella biblioteca, smarrita ormai da tempo da un buon numero di cittadini.

Ora si guardavain giro con aria attenta mentre accendeva delicatamente la fiamma per la lampada.

Si ritrovò a giocherrelare impazientemente con il laccio del corsetto color cipria che indossava.
L'unico indumento dell'epoca -solo femminile secondo la società- che le piacesse veramente.

Quando sentì il portone sbattere si affrettò a raggiungerlo per dire:

<<Sei in ritardo, sappilo>>

Guardò il giovane dritto negli occhi -quasi con aria di sfida per provare a contraddirla- poi rimase sorpresa dalle scuse.

<<Hai ragione. Mi spiace, Annabeth. Purtroppo per te, sono un maledetto ritardatario>>

Ella lo guardò con un sorriso compiaciuto sul volto.

Nessun uomo, dava mai ragione ad una donna.
Specialmente se giovane, come lei.

Perseus però era riuscito a dire la verità apertamente, fregandosene a che genere appartenesse, con tanto di sarcasmo.

Annabeth sentì un vortice rissuchiarle l'intestino a quel pensiero: Qualcuno la stava trattando con rispetto.

Solo allora Percy si rese conto di un particolare al quanto strambo.
In quella sala, non era più l'unico a portare i pantaloni.

<<Quelli, sono propri questi?!>> chiese indicado i suoi.

Annabeth annuì vigorosamente annuciando:<<Sissignore! Pantaloni beige nuovi di zecca>>

Egli era piacevolmente estrerefatto.
<<Come hai fatto a procurartene un paio?>>

Lei scacchiò a destra e sinistra la sua mano:
<<Azioni semplicissime per me. La mia astuzia servirà pure a qualcosa, non pensi?>>

Percy la squadrò e sorrise come un ebete.
<<Stai benissimo>>

Lei sperò che la luce fosse troppo offusa per riuscire a vedere le sue guance prendere colore.

~

Stavano passeggiando tra gli scaffali e lo spazio era al quanto strettoo, tanto che i loro fianchi e mani si sfioravano ogni decina di libri.

Annabeth, scoprì che Percy era una vera anima e cuore puro.

Percy, scoprì che la mente di Annabeth era una vera e propria arma.

Impararono a conoscersi lentamente.
Specialmente quella sera sembrava che avessero tutto il tempo del mondo a loro dispozione.

I loro sussuri creavano come una polvere magica d'armonia.

La polvere faceva da contorno, come margini su un foglio, alle loro confessioni.

La città sembrava essere sommersa dalla potenza che i due giovani emanavano.

~

All'improvviso mentre ripercorrevano le solite e familiari piastrelle, Annabeth si fermò recuperando un testo dalla copertina blu notte, che rispecchiava il cielo soprastante.

<<Una raccolta di poesie di Emily Dickinson>>

Sfregò le dita per poter eliminare la sporcizia sopra il titolo.

<<Ne ho una a casa, ed è l'unica che ho visto fino ad ora!
In qualche modo le sue opere riescono a parlare di me, a farmi sentire compresa>>

<<Hai uno speciale rapporto con i libri, non è vero?>> le chiese Percy curioso.

<<Come se non l'avessi già capito>> rilasciò una leggera risata.

<<Sono l'unica certezza che ho.
Sono stati con me quando mi sentivo inamabile>>

Questa volta, non per il piccolo spazio o per errore, Percy le prese le mani e le strise affettuosamente al suo petto.

<<Annabeth senti, questo è il mio cuore quando sono con te>>

In quel silenzio improvviso risuonò solo il forte battito del giovane.

<<So solo una parte dei tuoi problemi.
Però, sono sicuro che tu sia amabile, molto amabile>>

Annabeth fu presa alla sprovvista e sperò di sprofondare.

Non sapeva come affrontare l'affetto appena ricevuto.

Perciò fece la cosa che le riusciva meglio: scappare.

<<Grazie Persues. Ma ora devo proprio andare>>

Tolse le mani dalle sue, lasciando semplice delusione sul volto.

<<Ma Annabeth di solito restiamo fino a estremamente più tardi>>

Ella era già lontana.

Procedeva svelta verso il rumore di zoccoli appartenenti ai cavalli sulle pietre nel suolo.

<<Devo andare. Prometto che tornerò, prima o poi!>>

Esclamò lei prima di scomparire nuovamente, come quasi ogni sera -da un mese a questa parte- nella fredda Londra.

I nostri respiri-Percabeth OneShotNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ