Vivacità d'animo

194 14 4
                                    


Percy era steso completamente aggrovigliato al corpo di Annabeth, con la testa tra il suo stomaco e sterno.

Era tardi, ma per una qualche strana ragione dettata dall'Universo superiore, dormire non era un opzione possibilmente aperta per entrambi.

Così il ragazzo teneva le cuffie nelle orecchie, lasciandosi cullare dal battito e dalle mani immerse nei suoi capelli, da parte della ragazza pensierosa.

Improvissamente lei le prese l'auricolare destro, alzandolo leggermente e chiedendo:

<<Cosa stai ascoltando?>>

Lui le ricacciò essa nell'orecchio, senza tanti complimenti, alzando il volume.

Ora condividevano anche la musica, oltre che al letto.

<<Amo questa canzone>> se ne uscì lei.

<<Lo so>> e le rivolse un sorriso talmente sincero che il cuore di pietra della bionda, si piegò.

Percy quando arrivò il ritornello iniziò a regalarle movimenti circolari sul fianco e a canticchiare.

<<Annabeth, sarai ancora qui quando mi sveglierò?>>

Trasudava innocenza e imbarazzo, tanto che ella voleva solo proteggerlo. Non conosceva nemmeno da cosa; solo tenerlo stretto e chiuso come in una teca di vetro.

Questa volta fu lei a sollevare di un poco all'insù le labbra:

<<Certo, Percy. Certo>>

Era strano per una come lei, cercare il contatto fisico. Ma in quel preciso istante, nel buio totale di una camera e con il suo ragazzo così vicino, sentiva l'irrepelente bisogno di allungare una mano verso egli per accomodarlo sul suo petto sempre più e sfregare la propria guancia contro la sua fronte.

Rimanere sdraiati a guardarsi scambiandosi qualche parola ogni tanto, sarebbe potuta diventare una delle loro gesta preferite.

Poi piano piano gli occhi di Percy si posarono dolcemente chiusi con respiro irregolare.

Annabeth sospirò a quella vista, alzando gli occhi verso il soffitto.

~

Passò un'ora, o forse due.

Ed Annabeth era ancora in balia della solita paranoica insonnia estiva.

Ad interrompere i suoi viaggi però fu lo sfregamento di coperte e il mugugno da parte del suo ragazzo.

Annabeth era talmente abituata a sentire Percy avere incubi da conoscere ogni sua mossa e rumore a memoria.

Non esitò a prendergli con dimistichezza il viso e ad avvicinarlo al proprio, facendo sfiorare i loro nasi.

<<Percy, sono io Annabeth.
Riesci a sentirmi?>>

Nessuna risposta.

Lei strinse prontamente le dita attorno alle tempie e a i capelli corvini.

<<Ci sono io qui>>

Sapeva che anche in questo caso, il contatto fisico era un fattore che aiutava Percy durante i momenti bui.

Perciò incastrò ancora di più le gambe con le sue.

Percy respirò affanosamente nel sonno sollevando di qualche centimetro la schiena, per poi ributtarsi giù sul materasso, procurando un sordo tonfo.

La preoccupazione di Annabeth cresceva altamente e decise di attirarlo in modo che la testa di Percy fosse posizionata sul suo collo.

Giurò di aver sentito i suoi muscoli distendersi.

Sussurrò al suo orecchio:<<Percy>>

Con tono stanco e speranzoso.

Continuò per una svariata quantità di tempo -di cui perse il senso- ad assicurarsi che egli stesse bene, con fugaci occhiate; senza staccarsi.

Finalmente Percy si decise a germogliare e si tolse dal busto di Annabeth, ma solo per appogiarsi lateralmente dietro di lei.

Percy, all'instancabile ricerca di contatto allungò il suo braccio cercando la mano di Annabeth.

Esse si cercarono, si trovarono e si toccarano. Il tutto sotto gli occhi dei due giovani, mai sazi di sentire le dita percorrere le venature o le piaghe.

Si sentiro un po' spettatori delle loro stesse azioni.

Ormai non controllavano più la vivacità dei loro animi di notte.

~

<<Bene, io credo che sia arrivato il momento di dirti cosa ho sognato>>

Annabeth lo interruppe stringendoli la mano <<Se non te la senti, non farlo>>

Percy prese un respiro profondo e chiuse gli occhi per una manciata di secondi.

Appoggiò rilassato la testa precisamente lungo la spina dorsale di Annabeth.

<Ti amo>>

Più un semplice respiro, tanto era tenue la voce di Percy.
Ma fu abbastanza per ricevere una risposta.

<<Anche io, ti amo>>

Annabeth si girò mentre lo diceva per poterlo guardare negli occhi.

Anche se in tutto quel buio, da cui erano immensamente circondati, era impossibile contraddistinguere le precise forme. Però ella era convinta fermamente di riuscire a sentire gli occhi di Percy, non di vederli.

Senza nessun preavviso, come se avesse appena fatto un grande sforzo, Annabeth si girò per tuffare la testa nell'incavo del collo appartenente al ragazzo. Provocandogli una risata.

Ella passò le sue mani per tutto il capo del ragazzo. A volte soffermandosi su alcune ciocche intrecciandole. Altre per passare i polpastrelli appresso il collo.

Egli ricambiava scarabocchiando immaginatamente sopra la sua pancia -leggermente scoperta- e facendo la stessa identica cosa sul suo polso.
Sapeva quanto la bionda amasse i brividi causati dal tocco sulle braccia.

Poi Annabeth passò al viso.
Cercava di assimilare ed imprinere nei suoi polpastrelli ogni singola particella di quello di Percy.
Il suo naso minuto rispetto al suo, i suoi occhi grandi, le labbra sottili e così tanto desiderose, la leggera peluria sul mento dovuto ad una rasatura fatta non adeguatamente.

<<Annabeth>>

<<Mhm>>

<<Ti amo>> fece una pausa cortissima.

<<Ti amo, Ti amo, Ti amo, Ti amo>> continuò Percy esasperatamente.

Lei alzò il capo in direzione del suo e rise apertamente, schiaffeggiandolo sul petto.

<<Smettila, Testa D'alghe!>>

<<Mai!>>

E ripresero a ridere senza un'apparente e consolidata ragione.

I nostri respiri-Percabeth OneShotWhere stories live. Discover now