Capitolo 174: Armistizio

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He who endured my hardships with me

He now has gone to the fate that awaits mankind

Day and night, I have wept for him

I would not give him over for burial

For what if he had risen at my cries?

Six days and seven nights I waited

Until a worm crawled out of his nose

Since he has gone

There is no life left for me.

* * *

James morì per primo. Remus avrebbe dovuto aspettarselo. Avrebbe aspettato proprio davanti alla porta; non gli sarebbe mai nemmeno passato per la mente di nascondersi o scappare.

Poi Lily, in piedi di fronte a suo figlio. Remus immaginò il suo viso di sfida, le sue mani che stringevano i lati del lettino, i suoi occhi verdi fiammeggianti. Avrebbe incontrato la morte con gli occhi spalancati, questo era certo.

E poi Peter. Oh Peter, l'idiota, l'idiota coraggioso e ridicolo. Doveva aver sentito parlare di James e Lily, doveva aver capito subito di chi era la colpa. Dopo tutti quegli anni nell'ombra di James e Sirius, il primo istinto di Peter era stato quello di affrontare Black in persona.

Aveva inavvertitamente condotto gli Auror direttamente da Sirius, quindi la sua morte brutale non era stata completamente vana.

Diritto a Sirius.

E c'era il marchio. Come un sipario che cadeva sulla scena, la mente di Remus non avrebbe toccato Sirius. Non poteva arrivarci; non poteva immaginare niente di tutto ciò. Pensava che fosse il modo in cui il suo cervello lo proteggeva. Faceva abbastanza male solo conoscere i fatti nudi.

Mary arrivò non appena riattaccò il telefono. Era l'unica persona che avrebbe potuto tollerare, comunque, e Dio; era così forte. Lui le posò la testa in grembo e lei gli accarezzò i capelli come una madre.

"Sirius," pianse, ancora e ancora, aggrappandosi alla sua gonna, "Sirius!"

"Lo so", sussurrò lei di rimando, le lacrime che le rigavano le guance, gocciolando tra i suoi capelli. "Lo so, lo so..."

Aveva portato con sé un sonnifero, e Remus lo bevve tutto avidamente, desideroso di fuggire. Mentre dormiva, Mary impacchettò tutte le cose di Sirius. Tutti i suoi vestiti, i suoi dischi, i suoi libri. Quando Remus si alzò, l'appartamento sembrava quasi vuoto.

"Ho chiesto a Darren di portarli in garage", spiegò. "Non avrai bisogno di toccarle finché non sarai pronto. La moto è andata, non so dove."

"Deve averla presa." disse Remus, sentendosi insensibile. Si stava già chiedendo quanto alcol avesse nell'appartamento e se avrebbe dovuto aspettare o meno che Mary se ne andasse prima di iniziare a farsi strada.

"Remus... devo andare, ora." Disse, dolcemente, alzandosi in piedi, abbracciandosi. Sembrava piccola. Mary era sempre stata una ragazza più grande della vita, ma Remus si rese conto che poteva a malapena essere un metro e sessanta.

"Sì, naturalmente." Mormorò. C'era sicuramente del gin sotto il lavandino in cucina.

"Starò via per un po'", disse. "Vado... Darren mi porterà in Giamaica, per stare con la famiglia. Ho bisogno di un po' di tempo per stare lontana, non so quando tornerò".

"Oh." La guardò negli occhi, correttamente. Non era truccata: non vedeva Mary senza eyeliner e rossetto da quando aveva dodici anni.

"C'è... qualcuno può passare per vederti? Non mi dispiace fare una telefonata per te?"

"Va bene così." Disse: "Non preoccuparti per me".

"Ma lo farò." Disse lei, sorridendo a malincuore. "Sei sicuro che non posso contattare nessuno?"

"Non c'è nessuno." Disse. Non ho nessuno.

"Forse parlare con Moody? O Arthur?"

"Sì, buona idea." Remus annuì. Non voleva parlare con nessuno, ma non voleva che lei si preoccupasse. "Sai... cosa dovremmo fare, adesso?"

"Non lo so."

"Hai parlato con Silente?"

"Ah." Mary sbuffò: "Buona fortuna a contattarlo. Troppo impegnato a ricevere le congratulazioni del Ministero. Probabilmente sarà alla... cerimonia funebre."

Remus si sentì come se una lama ghiacciata si stesse attorcigliando nella sua pancia. Questo non poteva essere reale.

"Perché noi." Disse, guardandola, alla disperata ricerca di risposte: "Tra tutti. Perché siamo rimasti io e te e non Lily e James? Chi l'ha deciso?! Sono stronzate!"

"Lo so, tesoro." Disse lei, dolcemente. "Lo so."

Non poté più aspettare, andò in cucina e prese dall'armadio la bottiglia aperta più vicina. Gin, avanzo di una festa o dell'altra. Non lo versò in un bicchiere, bevve soltanto.

"Remus," disse Mary, mordendosi il labbro, guardandolo dal soggiorno, "devo proprio andare... mi prometti che ti metterai in contatto con Arthur?"

"Sì." Lui annuì. Voleva solo che se ne andasse, ora. "Ci vediamo."

"Addio amore. Tornerò, promesso."

E lei se n'è andò. E Remus era solo.

* * *

All the young dudesWhere stories live. Discover now