CAPITOLO 56 - Amare (Parte II)

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CIRQUE DES FLEURS

Barcellona, Spagna
Settembre 2010

Da quando era diventato direttore artistico, Dubois sembrava mettersi d'impegno a trattenerlo oltre l'orario di lavoro. Infatti, anche quella sera lo aveva raggiunto dopo lo spettacolo per presentarlo a figure illustri.

S'incantava a sentirlo interloquire con i grandi. Era questa la più pura delle verità. Sebbene avesse solo ventiquattro anni, Lorenzo deteneva già l'avveduta eloquenza di un politico, ma anche le doti persuasive di un sagace venditore, perfino la saggezza di un mentore. E non voleva mai lasciarlo andare.

La sindaca pretese di fare la conoscenza di una rappresentanza più ampia, allora Gérard pensò di assoldare un quartetto di eletti che gli avrebbe garantito il successo e qualche bel complimento.

Lorenzo fu fiancheggiato dal mangiafuoco Mantias, dall'ex donna cannone e dal giocoliere Simone Fabbri: rispettivamente, quindi, i genitori di Layla e suo padre.

In breve, quell'occasione si tradusse in una raccapricciante baraonda per lui, perché Gaja si lasciò sfuggire ciò che sua figlia avrebbe voluto comunicargli dinanzi a un brodetto di pesce pregiato.

Aveva saputo tutto.

Aveva scoperto del bambino grazie a quella cornacchia che parlava sempre a sproposito, scossa dalla gioia incontenibile di avere presto un nipote. Gaja si morse la lingua quando lo vide sbiancarsi in viso, sul principio di uno svenimento, tuttavia non se ne curò troppo e passò la restante parte del tempo a felicitarsi della notizia con suo marito e Simone.

Sarebbero diventati nonni, loro.
Ma Lorenzo non era pronto a fare il padre.

Come e quando era successo?

Non fu più di suo interesse discorrere con la sindaca, quando in testa sopraggiunse il ricordo del loro amplesso di Siviglia. Non esibì una dialettica sopraffina né una riguardosa espressività. Voleva solo mettersi a cercare quella stronza per vomitarle addosso tutto il suo disprezzo.

Gli mancava un degno equipaggiamento da guerra, ma l'assenza di un'arma non lo avrebbe dissuaso dal commettere persino un omicidio, se lei non gli avesse dato le risposte giuste.

Poteva agire a mani nude.

Urtava con violenti spallate chi incontrava lungo la traversata, il cuore in gola, gli occhi vitrei, e poco gli importava delle offese e delle provocazioni ricevute di conseguenza.

Avrebbe voluto uccidere chiunque, quella sera. Compiere una strage di portata mondiale. Estirpare l'umanità dalla terra per abitarla da solo, su un trono taciturno privo di delusioni e conflitti sociali.

Il palco tra le fontane gemelle era inanimato, gli applausi dei barcellonesi svaniti e tutto sembrò morire per permettere di far spazio alla sua rabbia. Plaça de Catalunya pullulava giusto di qualche astante e tra questi individuò Layla, che aveva deciso di aspettarlo per andare via insieme.

Insieme, con lei, non sarebbe mai più voluto andare da nessuna parte.

Sedeva su una panchina e ammirava il monumento in granito dedicato a Macia. Un abito blu fiordaliso le fasciava le forme e scampanava sulle ginocchia. Con le dita pizzicava il foulard dalla stampa marinara che si annodava intorno al collo. I capelli lisci, fermati su un lato da una forcina di perline, le incorniciavano una parte del volto affrescato d'ogni tipo di orrenda emozione materna.

CarovanaWhere stories live. Discover now