CAPITOLO 24 - Osare

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"Prendi il largo, osa, e lascia che la vita ti conduca dove neppure immagini" gli aveva detto una volta Melinda, e lui, quella notte moscovita, rimembrò il sordido eco di ogni parola.

Voltandosi ripetutamente nel letto buio, Sebastian non fece che chiedersi se avesse agito in nome di un vincolo nel quale credeva o per un'intimidazione che ancora gli ustionava la guancia.

Sagome di lineamenti femminili gli affievolivano il sonno, si accavallavano l'una sull'altra a non dargli tregua: era lo sguardo furibondo della sua amante di sempre, la stessa che poche ore prima, a seguito dello spettacolo, gli aveva chiesto scusa per la prepotenza inferta; era la smorfia perplessa dell'amica dell'oggi, colei alla quale aveva rivolto appena un saluto prima dello show.

«Sicuro di stare bene?» gli aveva domandato Layla al tendone, poco dietro le pista, avendo appurato la sua freddezza. Lui aveva risposto con un'affermazione stringata, ma la verità era ben più corposa: stava bene, sì, ma sentiva di essere anche altro, un obbligato.
Un carcerato.

Con lei non poteva uscirci.
Non poteva intensificare alcun legame.
E che fastidio...

Le briglie dell'amore e del possesso gli fasciavano la laringe ostruendogli il passaggio del libero arbitrio, e mai come in quel periodo l'esortazione che Melinda gli aveva rivolto in tempi antichi, quando lui stesso lottava contro Xavier, parve collidere con i comportamenti fin troppo remissivi.

Non stava osando.
Non si stava ascoltando.

L'ultima volta che si era lanciato con coraggio nelle voragini del rischio risaliva alla nascita della sua relazione con la matrigna. Gli aveva consegnato un sentimento complesso, di sicuro troppo grande quando era ancora troppo piccolo e immaturo per padroneggiarlo. Tuttavia, benché ingestibile, lui lo aveva ospitato nel cuore, andando anche oltre il suo grado di sopportazione.

Quanto aveva lavorato per proteggerlo e alimentarlo. Quanto aveva pagato.

Ma in quella notte russa?
Perché, nonostante le fatiche e i sentimenti, pensava anche a un'altra donna?
Perché era dispiaciuto al punto da vedere Layla come un conto in sospeso?

Era forse per questo che non riusciva realmente a raggomitolarsi tra le braccia di Morfeo, pentito di non aver trascorso il pomeriggio con lei.

Il mausoleo di Lenin...

Non si era ascoltato e voleva rimediare.

Così, issò la schiena e, senza fare rumore, si infilò le sneakers intelate. Agguantò il giubbotto, lo indossò e prese il largo, raggiungendo, tra il gelo e il vento, il suo rischio maggiore.

Un'ora dopo la mezzanotte, e comprese d'essere stato fin troppo avventato e indecoroso quando, al suo bussare, nulla gli fu aperto

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Un'ora dopo la mezzanotte, e comprese d'essere stato fin troppo avventato e indecoroso quando, al suo bussare, nulla gli fu aperto.

Ma d'improvviso, ormai in arresa, Layla disigillò la porta, ed entrambi trasalirono per la sorpresa di trovarsi l'uno di fronte all'altro. Si stropicciò le rime cigliari, lei, tentando di acuire la vista, e strinse il laccio della vestaglia per ripararsi dall'inverno che l'acrobata portava a ridosso delle spalle. «Che ci fai qui?»

CarovanaWhere stories live. Discover now