CAPITOLO 73 - Invecchiare

1.6K 64 639
                                    


Lo spettacolo si addormentò su un'amaca di comode ovazioni.

Il Carovana chiuse al suo classico modo armonico, mediante lo sciorinarsi di cinque artisti per volta che, con le ilarità arriccianti le palpebre, si prostravano dinanzi al pubblico, lasciandosi poi inghiottire dal fondale del sipario.

Una, però, fu l'improvvisa asimmetria di quella sera e si associò all'ultimo gruppo di circensi in passerella: se ne contarono quattro.

Tra Layla e Scarlett mancò nuovamente Aria.

Le due, mano nella mano, si genuflessero con ostentata raffineria, tenendosi ai fianchi esterni gli impettiti Oliver e Lorenzo. Vittime dell'incompletezza e della irrequietezza, esibirono sorrisi artificiali, accorpandoli ai loro mesti pensieri.

"Sei qui con noi, fratellone, al centro di tutto. Tornerai" si disse Scarlett, incamerando il bell'elogio con una seconda riverenza.

"Ma che ci sto a fare qui? Questa sera mi danno fastidio anche gli applausi" acclarò Layla, esternando una gaiezza perfino contagiosa.



Tale amalgama di pena e irritazione aveva percosso anche l'animo di Davis, il quale si era esibito a fatica e senza sapere che il pubblico fosse stato reso speciale: suo padre lo aveva applaudito, pertanto stava per interfacciarsi con un grosso conto in sospeso.

Scarlett, trottando a ritroso per allontanarsi dalla pista, si preparò a organizzare l'incontro. Con rapidità si dileguò, e nessuno ebbe di lei più tracce.


Il pagliaccio e la mangiafuoco, una volta superati i tendaggi, cancellarono in sincronia il falso giubilo che si erano dipinti sul viso e lo supplirono con del vero nervosismo

Rất tiếc! Hình ảnh này không tuân theo hướng dẫn nội dung. Để tiếp tục đăng tải, vui lòng xóa hoặc tải lên một hình ảnh khác.




Il pagliaccio e la mangiafuoco, una volta superati i tendaggi, cancellarono in sincronia il falso giubilo che si erano dipinti sul viso e lo supplirono con del vero nervosismo. Si fecero spazio tra i colleghi per raggiungere chi, proprio come un vecchio, sapevano stesse sostando su una sedia pieghevole, addossato al bastone posto sotto un braccio.

Sebastian, stretto nello sherpa dal colletto peloso, era già stato attorniato da un fitto cerchio di dipendenti e a questi stava elargendo complimenti. Aveva osservato ogni loro performance da un angolo dell'anticamera, e spiato, oltre le fessure dei velluti imbrillantinati, le reazioni della cavea e il baluginio di una realtà che sembrava respingerlo. Non erano mancati i suoi applausi a fine d'ogni magia, la stessa che non poté fabbricare, ma da cui si era lasciato ammaliare come un pagante sulle gradonate.

Provava a distrarsi in tale modo dalla duplicità di un dolore che avvertiva nel dorso e nel cuore: dov'era fuggita la salubrità? E la sua arte circense?

«Che precisione!» aveva detto quella sera ai verticalisti, quando questi, ancora sudati, erano passati da lui dopo il numero. «Cos'era quel carpiato? Pazzesco», si era congratulato anche con i trapezisti, battendo tanti cinque zeppi di pece greca. Tuttavia, legittimato dai suoi diciassete anni di esperienza, aveva castigato gli aereisti agli anelli e al cerchio: «I piedi vanno in punta. Non mi fate più vedere quei martelli osceni», e milioni di altre osservazioni.


CarovanaNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ