Capitolo 26

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Arriva la notte, non riesco a dormire. La mano che carezza dolcemente la sua, la guardo per quello che riesco nel buio della stanza. Il battito arriva debole alle mie orecchie. Nessun miglioramento, nessun segno.

"È una settimana che stai così, piccolina. Una settimana, una settimana d'inferno... Non riesco ad accettare ancora il fatto che tu sia così vicina ma allo stesso tempo così lontana... Mi manchi... Mi manchi tanto. Ho paura, ho paura che tu possa andartene, ho paura di non rivedere i tuoi occhi ridere, ho paura di non sentire più la tua voce, di non vederti più vagare per casa in accappatoio perché ti scordavi i vestiti, di non vederti di nuovo su un palco e ballare, ballare e ancora ballare. Mangiarti il palco come sai fare tu, la mia piccola e personale professionista: il tuo sogno si è avverato e tornerai lì, di nuovo, più luminosa di prima e... "

Non riesco più a parlare, il cuore a vederla così fa sempre più male, gli occhi faticano a chiudersi, i tic sono ogni giorno più frequenti, il respiro sempre più affannato. Prendo l'inalatore, il respiro torna quasi come prima. Ripongo l'oggetto nel marsupio ma nel breve tratto per tornare alla sedia le mie gambe cedono e mi ritrovo in ginocchio sul pavimento. In questa posizione piango, ripiegato su me stesso.
Bussano alla porta, entra il dottore.
Mi trova così, mi aiuta ad arrivare alla sedia. Non riesco a calmare il pianto, a calmare il mio corpo.

"Mi scusi se irrompo così nel cuore della notte ma io ed il team che seguiamo questa ragazza siamo arrivati ad una conclusione, con grande dispiacere"

Lo guardo, invitandolo a continuare.

"I lividi, i segni e i tagli sono passati certo, ma non ha dato ne segni di miglioramento ne di peggioramento"
"Si spieghi meglio... "
"Abbiamo deciso che se entro domani non si sarà svegliata, a malincuore staccheremo tutto"
"Cosa significa? "
"Significa che la lasceremo andare"
"La lascerete morire... morire... "
"Lo so come si sente adesso... "

Interrompo il dottore alzandomi per ritrovarmi di fronte a lui.

"Non sa come ci si sente... Lei non sa."
"Senta la signorina non ci ha dato segni, vuol dire che si trova bene lì dove sta e non vuole tornare"
"Tornerà... Ne sono sicuro, anche se la paura di perderla è molto più forte e più pesante. "
"Mi dispiace... Ora vado, volevo solo avvisarla, riposi che ne ha bisogno. "

Esce dalla stanza. Le pareti iniziano a girare, sempre più veloci, e con esse anche la testa, la vista offuscata dalle lacrime, un groppo in gola sale. Corro al bagno e vomito, una mano a stringere lo stomaco e l'altra a reggermi al bordo del gabinetto.
Finisco di vomitare, le forze mi lasciano facendomi sedere con la schiena contro il gabinetto. Non riesco a calmare il pianto, ormai ha preso il controllo del mio corpo. La mente inizia a viaggiare, ricordi nostri ad apparire, come se la mia mente desse per scontato che lei domani non ci sarà.
Scaccio le immagini, non volendo credere alla mia mente. Mi alzo, aiutandomi e vado nella stanza, resto in piedi accanto al lettino appoggiandomi al muro, dalla parte dove non ci sta la sedia.
Mi fermo ad osservarla: è sempre bellissima.

"Da ogni angolatura sei sempre bellissima" dico prendendo una sua mano ed iniziando ad accarezzarla.
"Tu non puoi andartene, non puoi già andare tra le stelle... Il mondo ha bisogno della tua luce, non puoi lasciarlo... Ho bisogno di te, voglio te soltanto. Il dottore ha detto che se entro domani non darai alcun segno, scollegano tutto e... ti - ti lasceranno andare. Io ho ancora un barlume di speranza, credo nella tua forza, credo in te e nel tuo cuore... - stringo maggiormente la sua mano come per darle anche la mia - Torna, devi tornare... Ti prego, Giulia. Ti amo tanto... "

Mi inginocchio per terra, la mano stretta alla sua ferma il tic, l'altra a stringere il lenzuolo che la copre.
Gli occhi miei sono come incantati da lei, non si muovono.

"Perché a te? Perché a te che sei l'anima più pura su questo pianeta? Perché? Non puoi rispondermi naturalmente, sono preoccupato Giu: la polizia fin'ora non ha trovato tracce dei bastardi. In pratica sono liberi quando dovrebbero avere l'ergastolo e non uscire mai più dalla cella" mi rendo conto di star avendo un attacco di rabbia, uno di quelli pesanti, che solo lei riusciva a calmare.
"Cazzo! Se solo ripenso a quel viscido verme che voleva averti e chissà poi quali erano le sue intenzioni. Sicuramente possederti era il primo passo e poi? Cos'avrebbe fatto? Ti avrebbe usata come un giocattolo. Se me li ritrovo davanti giuro che non mi tratterrò dal dargli un solo pugno... Lo so, lo so che la violenza non risolve le cose ma... Ma... io voglio solo che tu ti senta bene, ti senta al sicuro e... e che tu sorrida, sempre. Voglio vederti felice, parlare della tua giornata, tornare a ballare ed insegnare, magari insegni qualche passo anche a me così miglioro le mie doti... Ma una cosa che voglio, pretendo da te è che ti svegli, non puoi lasciarmi solo dopo il nostro ritrovarci, la nostra promessa, le nostre giornate. Ti starò vicino, nella nostra casa, per tutto il tempo che vorrai... Lavorerò da casa ma voglio poterti stringere di nuovo, voglio poterti aiutare, farti sentire protetta... Torna da me. "

Le do un bacio sulla fronte, la mia mano ancora a stringere la sua, il rumore del macchinario che fastidioso domina in questo momento nella stanza, a volte interrotto dai miei singhiozzi dovuti al pianto. Lo sento sempre più flebile, quasi un sussurro. Sta diminuendo, scomparendo.

"Ti prego, Giulia, ti prego... Sei forte, fortissima e non puoi andartene... Resisti ancora, ce la puoi fare. Esci dal limbo, esci. Risali da quell'acqua scura, respira... Resisti... Non andartene..."

Il beep del macchinario sempre più debole, lo guardo ed è quasi una linea perfettamente retta ma ancora pochi battiti ci sono e finché ci sono, io non mi arrendo. Stringo fortissimo le nostre mani. Chiudo gli occhi permettendo ad altre lacrime di scendere più veloci rispetto alle precedenti, l'asma inizia a farsi sentire, la speranza a scemare ma la forza sale continuamente. Respiro veloce, non voglio prendere l'inalatore, il tempo che ho a disposizione è poco e devo fare una cosa.

"Piccola, ascoltami: sto impazzendo veramente, per favore ascoltami, devi solo aprire gli occhi e raggiungermi ti prego... Raggiungimi, io ti aspetto ma non te ne andare, ti prego... Ogni giorno che passa è un battito in meno per il mio cuore, non riesco a respirare in modo regolare, ormai ho bevuto non so quanti caffè per rimanere sveglio, devo esserci quando ti sveglierai. Starti vicino, il mio sguardo su di te, nei tuoi occhi... Mi manca far accelerare il respiro ma non per questo, per la paura, ma per un nostro contatto, anche semplicemente prenderci per mano che fa crescere in noi un qualcosa che non saprei descrivere tutt'ora perché non è solo Amore, è qualcosa di più potente che insieme ad esso crea un qualcosa di enorme, indescrivibile. Io voglio che torni da me per poter rivivere quella semplicità che  solo tu puoi creare, puoi farmi vivere e farmi accorgere della bellezza anche di cose come una semplice passeggiata, fai del bene a tutti Giu ma soprattutto a me, alla mia anima.

Ti mostrerò com'è speciale
Il mondo anche se fa male
Non è quel posto da lasciare è ancora presto per partire
Ti parlerò di chi è speciale
Quant'è noioso saper volare
È più difficile restare
Coi piedi a terra e non morire

Non te ne andare Giu, resta qui. È ancora presto per partire, è ancora presto per lasciare questo mondo... È ancora presto per lasciarti andare, è ancora presto... per lasciarmi solo. "

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Ecco il capitolo. Domani forse il continuo, vedremo. Fatemi sapere cosa ne pensate e votate. A presto e grazie per l'enorme riscontro che state dando a questa storia, mi incoraggiate e supportate per poter continuare. Grazie infinitamente 🤍

Si ferma il tempo quando sei con me. Where stories live. Discover now