Capitolo 66

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L'ecografia è il nostro momento preferito: si vedono i nostri bambini, come stanno e cosa si sviluppa man mano. Il sesso ce lo siamo fatti scrivere su un foglietto e lo abbiamo mandato alla persona che organizzerà il 'Baby shower' che riveleremo il giorno stesso del matrimonio. Manca poco più di una settimana al fatidico giorno, tra tre giorni abbiamo l'aereo per Malibù. Verranno le nostre famiglie e gli amici più cari, non vogliamo persone con cui magari che so ci sentiamo solo durante le feste o che sono sparite col tempo.
Il pomeriggio abbiamo raggiunto il lago, per Vanity Fair abbiamo fatto un'intervista con delle foto che ci siamo fatti dare: una solo lei con un vestito bianco, lungo trasparente da sotto i seni in poi mentre accarezza la pancia e lo sguardo basso, una solo io, di profilo a fissare la placida superficie del lago mentre faccio scorrere la sabbia fra le dita, un'altra da sola, in costume, stesa sulla riva, braccia leggermente staccate dal corpo, un'altra io da solo, a torso nudo, i piedi immersi nell'acqua, volto rivolto verso l'alto e occhi chiusi; un'altra solo lei, stavolta senza il reggiseno, stesa sempre sulla riva ma in modo che l'acqua la bagnasse il giusto, con un braccio copre i seni scoperti, l'altra raggiunge l'ombelico, una gamba leggermente piegata e un sorriso sul volto; un'altra insieme, stavolta immersi in modo che l'acqua ci arrivi alle ginocchia, lei avanti a me, il corpo brilla sotto i raggi del sole a causa delle goccioline, aderisce perfettamente al mio, come pezzi di puzzle, metto un braccio attorno ai suoi seni per coprirli, una mano sulle sue, unite sul pancione, una foto guardando la fotocamera, un'altra mentre ci baciamo; un'altra insieme, immersi fino al bacino, vestiti di bianco, le mie mani posate ai lati del pancione, le sue posate sulle mie spalle, occhi chiusi; un'altra mentre ci baciamo, le mani unite.
Le ho volute tutte perché le voglio incorniciare e quella di lei in bianco, in riva al lago la metto come sfondo del mio cellulare.
Dopo esserci fatti una doccia per togliere la sabbia dal nostro corpo, troppo stanchi anche solo per pensare alla cena ci buttiamo sul letto e crolliamo non appena tocchiamo il cuscino.

Buio. Non vedo niente. Cammino senza meta, non c'è luce, non uno spazio illuminato. Cammino cercando una soluzione. Niente, nemmeno uno spiraglio. Continuo a camminare a vuoto finché non vedo una piccola luce bianca che, sospesa nel nulla, inizia ad ingrandirsi ad ogni mio passo. Diventa un portale, entro nella luce e mi ritrovo seduto, i polsi legati in modo molto stretto, sangue scorre dai miei polsi, gambe legate ognuna ad una gamba della sedia, la bocca tappata da dello scotch. Mi guardo intorno cercando di capire dove mi trovo e perché sono qua.
Il mio sguardo cade su un tavolo d'acciaio con delle cinture, vuoto: è destinato a me? La risposta mi viene data da tre figure che non riconosco subito ma la figura che trascinano come potrei non riconoscerla: Giulia priva di sensi e incinta. La stendono sul lettino, legandola.
"Aspettiamo che si svegli, sarà molto più divertente farla soffrire da sveglia e vederti soffrire" dice in ultimo girandosi verso di me. Questa voce, so benissimo a chi appartiene. Le tre figure finalmente si smascherano e la mia ipotesi viene confermata: Sebastian e i suoi scagnozzi.
"Spostate il tavolo davanti a lui così vede meglio, toglietegli lo scotch: adoro sentire le urla disperate". Strappano lo scotch dalla mia bocca con violenza, prendo un grosso respiro e comincio a muovermi, ad agitarmi per provare a liberarmi, provocandomi ulteriormente danni ai polsi.
" Cosa vuoi farle? COSA VUOI FARLE? " dico urlando.
"Nulla che tu non abbia già visto: ti ricordi della scatola? Era uno spoiler, adesso lo vedrai live contento? Se non posso averla io, non può averla nessuno. "
"Capo, è sveglia"
Ride, si ferma per poi sorridere nella mia direzione.
"Goditi lo spettacolo ex paparino" .
Detto questo buca la vena di Giulia, quattro sacche attaccate, il sangue comincia a risalire il tubicino.
"Prelevate tutto il liquido all'interno della pancia, è inutile agitarsi: peggiorerete solo le vostre condizioni. Prelevate quanto più possibile! " dice aiutando gli altri due idioti con una siringa abbastanza grande conficcata nella pancia di Giulia. Risucchiano, riesco a vedere il suo volto rigato da lacrime copiose, si dimena, lo scotch le impedisce di urlare.
"GIULIA!! " urlo io alla fine. Gira lo sguardo verso di me, mi sento impotente, sento il respiro accelerare ed il volto iniziare ad essere solcato dalle lacrime. Non riesco a liberarmi, sono strette le corde, aumentano le ferite sui polsi.
"Giulia, Giulia!! " continuo a dire il suo nome, come un disco incantato. Mi fermo, sento un rumore metallico. Spero non sia ciò che penso; torna Sebastian dalla stanza in cui poco prima era andato, un coltello da macellaio tra le mani, grande quanto il suo braccio. Si avvicina a me "proviamo questo gioiellino affilato, vediamo quanto può far male" dice procurandomi una ferita profonda sul braccio. Cola il sangue, come una cascata lentamente lungo il mio braccio. Brucia.
"Non male per essere un colpo debole, bene possiamo metterlo in atto: non posso averla io, non può averla nessuno. Addio, piccola Giulietta. Ah, vuoi dirle addio, non so anche a coloro che sarebbero dovuti essere figli tuoi? Ti concedo trenta secondi. Visto quanto sono gentile? "
"Non dire cazzate, non hai il coraggio di farlo, non hai il coraggio di stroncare tre vite, non te lo permetto... Ti prego, non farlo... " dico singhiozzando.
"Ti consiglio di sfruttare questi secondi, potrebbe essere l'ultima volta che le parli. Approfittane invece di insultare me" dice poggiandosi con la schiena ad una porta.
"Giulia... non ti dirò addio ma solo ti amo... Vi amo... "
"Hai fatto bene dopotutto sei impossibilitato nei movimenti e non puoi fare nulla, mi raccomando: osserva la fine di una ballerina, di una ragazza, della fidanzata storica di Sangiovanni, di colei che stava sul punto di diventare madre ma soprattutto di colei che stava per sposarsi, dico bene? " dice rivolgendosi a me, sorridendo sadicamente.
"Sei un bastardo... SEI UN BASTARDO!! "
"Quante belle parole, ti ringrazio: ora creerò un cerchio perfetto attorno alla pancia, un bel cerchio di sangue disegnato dalla punta di questo coltello. " dice facendo ciò che ha appena detto. Sangue che cola dai lati del lettino, tanto sangue.
"Ora tagliamo questa cupola" dice tagliando verticalmente la pancia, da sotto i seni fino a sopra il bacino. Giulia ha chiuso gli occhi, il petto immobile, il colorito pallido in viso, la bocca poco aperta, non si dimena più.
"Ecco qua, solleviamo e questi due pezzi di carne dovevano essere i tuoi figli" dice mettendomi davanti, per terra, i due feti ormai morti. Sbianco. Ho perso tutto. Ho perso ciò che col tempo abbiamo creato, ho perso lei, ho perso loro.
"Uccidi anche me... " dico con voce strozzata.
"Uccidi anche me... " ripeto.
"E darti la possibilità di raggiungerli? No, mi diverto di più a vederti soffrire qui, su questo pianeta, tornare ad essere solo, chiuso.. Già mi sto gustando tutto ciò, domani ti lascerò andare e mi raccomando: disperati, urla. Sono melodia per me" dice per poi spegnere la luce ed uscire dalla stanza, lasciandomi solo, il lettino davanti a me ancora, i feti ai miei piedi. I tre corpi inermi. Sono andati via, per sempre.
La mia testa fa male, come se qualcuno con un martello battere contro la fronte, il respiro mozzato, il viso bagnato. Sono solo, di nuovo, con le lacrime e la tristezza che si impossessano di me.
Solo, triste e disperato.

Si ferma il tempo quando sei con me. Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz