47.

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Un'altro mese passo velocemente senza nemmeno accorgermene.
Più stavo in pronto soccorso, più perdevo la concezione alla realtà.
"Maca, trauma uno." disse Meredith facendomi un cenno e annuii dedicandomi subito alla paziente.
Feci dei controlli neurologici e Amelia mi raggiunse mettendosi al mio fianco.
"Signora per favore, può muovere le dita dei piedi?" disse seria ma la signora non riuscì a farlo e imprecai sottovoce.
"Segua la luce." disse la mora puntandogliela negli occhi ma lo sguardo della donna davanti a noi era immobile.
"Prenoto la sala, vai a lavarti." disse Amelia velocemente e scattai subito togliendomi i guanti e buttandoli nel cestino.
Entrai in ascensore per fare prima e c'era una miriade di gente che correva da una parte all'altra.
Aprii la porta una volta uscita e filai subito ai lavandini togliendomi il camice, incominciai a lavarmi gli avambracci e la paziente venne subito messa sotto anestesia.
"Eccomi." disse Amelia mettendosi al mio fianco e la guardai, oggi era molto bella e mi sorrise come al solito.
"Cosa potrebbe essere secondo te?" le domandai nel mentre che la galleria si riempiva a dismisura.
"Embolia, l'abbiamo già fatto ricordi?" disse Amelia e annuii, alzai lo sguardo e osservai Zulema appoggiata sul vetro.
Non la vedevo da un paio di giorni e le feci un piccolo sorriso che venne ricambiato, era abbastanza tesa.
"State insieme, mhm?" azzardò Amelia ma scossi la testa subito.
"No, è il mio capo." mormorai andando davanti all'infermiera e mi infilò i guanti insieme alla mascherina.
"Quindi? Sai quante relazioni ci sono qui dentro? Facciamo finta di non vedere, ma talvolta non è così." disse facendo spallucce e serrai la mascella annuendo, la paziente aveva già i capelli rasati e Amelia mi fece l'occhiolino.
L'aveva capito che mi interessava.
"In ogni caso puoi stare tranquilla, a nessuno frega un cazzo di niente." disse avvicinandosi al mio viso e notai Zulema serrare la mascella, sbuffando.
"D'accordo." dissi cercando di rimanere neutrale e incominciammo l'intervento.
"Bene, dato che i farmaci dapprima somministrati non hanno fatto nessun tipo di effetto io proporrei di fare un'embolectomia ma sia chiaro: questo intervento lo facciamo solamente in casi molto estremi." disse Amelia effettuando una craniotomia e l'osservai estasiata.
Alcuni specializzandi osservavano dalla galleria e Amelia Shepherd era impeccabile come sempre.
"Eparina." ordinò all'infermiera che subito somministrò il farmaco, per prevenire l'espansione dell'embolia.
Era un'intervento talmente delicato che non feci quasi nulla per paura di sbagliare, osservai Amelia in tutto il suo splendore e riuscì a rimuovere il coagulo nonostante fosse abbastanza esteso.
"Credo di aver finito, ." disse facendomi un cenno e mi avvicinai osservando meglio più da vicino.
La zona era praticamente pulita e annuii facendo un grosso sospiro, stavo sudando freddo ed ero letteralmente in estasi ogni volta che entravo in sala.
"Vuoi chiudere tu?" disse guardandomi dritta negli occhi e subito incominciai a mettere i punti, in modo impeccabile.

"Come ti senti?" disse la mora non appena uscimmo dalla sala e sorrisi percependo le gambe farmi male.
"Sto bene, sei stata fantastica." dissi andando davanti alla macchinetta del caffè e glielo offrì senza nessun problema, ne avevamo bisogno.
"Quindi, ti manca un anno alla specializzazione e sai già cosa vorresti fare?" disse invitandomi a sedermi nel divano e serrai la mascella.
"Sono indecisa a dir la verità." sussurrai mordendomi il labbro e Amelia seguì quel gesto, sorridendomi.
"Posso aiutarti se vuoi." disse bevendo il suo caffè e buttò il bicchiere di plastica nel cestino, incrociando le gambe.
"Sono indecisa tra cardio e neuro." dissi guardandola dritta negli occhi e sorrise, ridendo appena.
"Accidenti, scelta tosta la tua." disse guardandomi intensamente e annuii.
"Ma la vera domanda è: cuore o cervello? Sono entrambi degli organi estremamente complicati." dissi bevendo un sorso del mio caffè e già mi sentivo molto meglio.
"Penso che il cervello sia molto più potente del cuore se utilizza tutta la sua potenza, se non avessimo quello nulla potrebbe funzionare dentro di noi in modo razionale.
Per non parlare della mente, se utilizzata nei dovuti modi sai quanto può essere grandiosa? Il cervello è l'organo perfetto in tutti i sensi." disse estasiata e pensai bene alle sue parole.
"Ci penserò, ma tanto so già cosa ho scelto perché lo sento dentro di me." dissi arrossendo appena e finii di bere il mio caffè buttando il tutto nel cestino.
Amelia si alzò e mi raggiunse sorridendomi, in corridoio c'erano tante persone che la salutarono e mi sentivo bene a stare al suo fianco.
"Verrai a Boston con me?" disse pregandomi e scoppiai a ridere estasiata, mi piaceva la sua personalità.
"Non lo so, dico davvero." dissi sospirando e la mora strinse il mio braccio accarezzandolo piano.
"Stai tranquilla hai ancora tempo, ma se dovessi accettare e diventare neurochirurgo sappi che lì c'è letteralmente un mondo che ti aspetta in tutti i sensi." disse guardandomi dritta negli occhi e notai Zulema alle sue spalle con la mascella contratta, aveva visto tutta la scena e un senso di panico mi invase.
"Chi lo sa, magari potrei raggiungerti." dissi facendo spallucce e Amelia sorrise, mi toccò per un ultima volta il braccio e la salutai decidendo di raggiungere la mora che in questo momento stava camminando con passo veloce, lontana.
"Hey." dissi mettendomi al suo fianco e non appena feci per toccarla si scansò, salutandomi abbastanza fredda.
"Zulema." sussurrai esasperata e la trascinai dentro ad una stanza del medico di guardia, con forza.
Chiusi la porta a chiave e alzai le braccia incredula, aspettando che parlasse.
"Lasciami uscire." sbottò furiosa ma scossi la testa mettendomi davanti alla porta in modo tale che non potesse passare, le afferrai il viso e cercai di baciarla senza ricevere risultati.
"Non ti piace Amelia?" dissi afferrandola per i fianchi e sospirò.
"Scopatela, se vuoi." disse guardandomi dritta negli occhi senza nessun tipo di problema e mi paralizzai.
"Pensi davvero questo?" sussurrai con la gola che mi faceva male dalle lacrime e Zulema annuì, con la mascella contratta.
"Non mi interessa un cazzo di quello che fai davvero, se la vuoi così tanto vai da lei e stammi lontana." sbottò dando un colpo alla porta e risi piano.
"D'accordo, ah prima che me ne vada Zulema ricordati che sei una grandissima stronza e non hai ancora capito che quella che voglio, sei tu." dissi alzando di poco la voce e la spinsi, sbloccai la serratura e me ne andai.
"Io stronza?" urlò furiosa alle mie spalle e alcune lacrime incominciarono a rigarmi il viso, mi aveva fatto del male.
Troppo.
"." dissi a bassa voce dato che era dietro alle mie spalle e andai dall'infermiera a richiedere il tablet.
"Non puoi parlarmi così." disse alzando le braccia incredula e stavamo dando teatro, davanti a tutto il pronto soccorso.
"Zulema, ti devi calmare." sussurrai a bassa voce ma mi afferrò il viso, forte.
Le nostre labbra si sfioravano a stento e non le interessava se c'era praticamente tutto il suo personale qui dentro.
"Non mi calmo, manco per il cazzo." sussurrò mordendosi il labbro e stavo per baciarla qui davanti a tutti, senza pudore.
"Zule, abbassa la voce." disse Saray ad una certa e menomale che aveva capito tutto quanto tra noi due.
"No!" esclamò furiosa e le staccai la mano dal mio viso, appoggiò la fronte contro la mia e intrufolai le mani dentro al suo camice accarezzandole la vita.
"Non azzardarti a parlarmi così." sussurrò poi sfiorando le nostre labbra e tutti osservavano la scena estasiati.
Che diamine stava succedendo?
"Hai fatto tutto tu, fino a ieri mi hai scopata sul tuo cazzo di letto e ora cosa vuoi, Zulema? Dimmi." sussurrai ad un centimetro dalla sua bocca e diede un colpo al tavolo dal nervoso.
Sussultai dalla paura e Saray tentò di farla calmare.
"Che cazzo avete da guardare? A lavoro!" urlò l'araba indicando il pronto soccorso e tutti si dileguarono, in sala rimasero solo gli strutturati e non capivo perché fosse impazzita così.
Era gelosa.
Ma non avevo fatto nulla di male.
Feci per andare ma il mio polso venne afferrato e Zulema mi guardava furiosa.
"Ti sto parlando ragazzina, non puoi andartene così quando vuoi tu." disse autoritaria e aveva rialzato tutte le sue barriere subito, si sentiva minacciata.
"Non posso?" dissi incredula e la mia schiena era attaccata contro al bancone e le infermiere erano terrorizzate dall'araba come non mai.
"Vai da lei, se ci tieni così tanto." disse ricalcando ancora questo punto e mi stavo stancando.
"No invece, voglio te." mormorai serrando la mascella senza farmi sentire da nessuno e Zulema si abbassò alla mia altezza, fissando le mie labbra.
Fece per baciarmi ma Miranda Bailey fece il suo ingresso e sussultai.
"Non so cosa diamine sta succedendo tra voi due ma state dando spettacolo. Ci sono dei pazienti qui ricordatelo." disse guardando Zulema che si staccò da me, senza allontanarsi però.
"Sono il fottuto capo e stavo riprendendo una mia specializzanda." disse evidenziando la parola mia apposta e Amelia si appoggiò nello stipite della porta, con le braccia incrociate.
"Non è una specializzanda qualsiasi." disse Amelia stuzzicandola e tremai, non volevo che si sapesse nulla qui dentro.
Ero troppo riservata.
"Shepherd, chiudi quella bocca." sbottò l'araba, fece per andare verso di lei ma l'afferrai per la vita abbastanza forte.
"Zulema, guardami." dissi seria e mi fissò per alcuni secondi, sospirando.
"Da quando è morto Hanbal non ti riconosco più Zulema, dico davvero." disse Amelia scuotendo la testa e in sala calò un silenzio tombale.
Improvvisamente tutti si pietrificarono e inarcai un sopracciglio confusa, Richard mi guardò compassionevole e in pochissimo tempo tutti si dileguarono.
Terrorizzati dall'araba.

Hanbal era suo marito.

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