49.

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Alcune carezze mi svegliarono e mugugnai stringendo il lenzuolo al mio corpo nudo.
"Dormigliona." sussurrò la voce di Zulema e mi lasciò dei piccoli baci sulla spalla e sussultai di scatto.
Era rimasta qui con me davvero.
"Hey, buongiorno." sussurrai aprendo gli occhi e la vidi in tutta la sua bellezza.
Aveva i capelli legati e mi aveva rubato una camicia che indossava aperta ed era senza pantaloni.
Le sue gambe nude erano stupende e la squadrai dalla testa ai piedi, incantata.
"Giorno." disse avvicinandosi e mi diede un lungo bacio sulle labbra che mi fece sorridere.
Mi stiracchiai sgranchendo i muscoli e sussultai dal dolore, l'araba rise capendo subito e misi il broncio mettendomi a pancia in giù abbracciando il cuscino.
"Ti ho fatto male?" sussurrò baciandomi la schiena nuda ma scossi la testa.
Stavo bene.
Averla qui con me mi faceva passare ogni dolore possibile ed immaginabile.
"Rimani qui?" dissi guardandola di lato e annuì arricciando le labbra.
Mi alzai dopo vari secondi completamente nuda e la mora sussultò di scatto spalancando la bocca.
"Perché non vieni con me?" sussurrai azionando l'acqua della doccia ed entrai dentro nel mentre che Zulema mi raggiugneva spogliandosi.
Era nuda davanti a me.
Alla luce del sole.
Mi attaccò contro la parete e chiuse il vetro alle sue spalle sorridendomi, spalancai la bocca incredula e la squadrai dalla testa ai piedi innamorata.
Era bellissima.
Si portò i capelli all'indietro e l'attirai a me baciandola con tanta passione, era qui con me e dovevo approfittarne.
Zulema era un mix di emozioni messe assieme e avevo paura che si allontanasse da me quando voleva.
La sua lingua si intrecciò con la mia e mi staccai guardandola dritta negli occhi molto intensamente, come non avevo mai fatto.
Si morsicò il labbro inferiore capendomi e prima che potessi replicare mi spinse contro la parete in modo tale che potessi darle le spalle, mi afferrò per i capelli e li tirò facendomi portare la testa all'indietro.
Chiusi gli occhi spalancando la bocca e le gambe mi tremavano appena per la potenza che emanava questa donna.
Mi morsicò il collo nel mentre che mi schiacciava contro al muro ed ero letteralmente estasiata per ciò che stava accadendo.
"Prima volta, in doccia." sussurrò mordendomi l'orecchio e gemetti contro la parete, chiudendo gli occhi con forza.
E Zulema mi portò all'altro mondo.

"Beh, che hai fatto in Marocco?" mormorai versandole del caffè in una tazza e la donna davanti mi ringraziò.
"Ho pensato." disse bevendolo piano e sorrisi notando le maniche della sua camicia alzate, il suo tatuaggio si vedeva e glielo toccai amorevolmente.
"A cosa?" dissi preparando dei pancake e le diedi le spalle, sentivo il suo sguardo bruciarmi addosso come niente.
"Noi." sussurrò giocando con la tazza rigirandosela tra le mani e sussultai.
"E..?" dissi terrorizzata e incominciamo a mangiare, in assoluto silenzio.
"Ti voglio." disse semplicemente e il mio cuore fece una piccola capriola.
"Sei ritornata a casa tua?" dissi mordendomi il labbro e lei seguì quel gesto, leccandosi le labbra piano.
In doccia era stato fantastico.
Tutto con lei era fantastico.
"." disse facendo spallucce e giocai distrattamente con l'anello che portavo al dito, molto piano.
"Ero nella mia vecchia casa, e.." disse sospirando e chiuse gli occhi facendo un lungo respiro profondo.
Bevvi il caffè lasciandole tempo e sapevo che stava lottando con tutta se stessa per raccontarmi anche la minima cosa.
"Sono vedova." disse di scatto e sgranai gli occhi, ma non ero sorpresa purtroppo.
E infatti se ne accorse.
"Perché non sei sorpresa? Lo sapevi?" esclamò alzandosi di scatto ma io rimasi al mio posto impeccabile, fissandola dritta negli occhi annuendo.
", lo sapevo già." sussurrai terrorizzata e mi toccai il viso nervosa.
"Bene." disse andando in camera mia e la rincorsi con la paura che potesse andarsene via.
"Zulema, non andartene io.." dissi in panico e la vidi afferrare le sue sigarette.
Aveva il respiro accelerato e si sedette nel letto affettandosi la testa tra le mani.
"Hey, tesoro." sussurrai inginocchiandomi e appoggiai il viso sulle sue cosce accoccolandomi a lei.
"Non me ne vado." mormorò sfiorandomi i capelli e si alzò un attimo dopo uscendo in balcone.
Fumò in silenzio e non sapevo che diamine fare, tornai in cucina e lavai tutti i piatti e le tazze sporche riflettendo.
Che situazione complicata.
Dopo alcuni minuti Zulema ritornò e si appoggiò nel bancone al mio fianco.
"Chi te lo ha detto?" disse arrivando dritta al punto e mi asciugai le mani, finendo di riordinare il tutto.
"Richard, tempo fa." dissi mordendomi il labbro e speravo non si arrabbiasse.
"Non hai detto nulla, però." disse guardandomi dritta negli occhi e cercai di decifrare il suo sguardo impeccabile.
"Che ti dovevo dire? So che per te è un tasto molto dolente." dissi con un tono di voce calmo e andai in camera mia frugando dentro all'armadio.
L'araba mi raggiunse ed era tesa, non l'avevo mai vista così seria in vita mia.
Mi infilai dei semplici pantaloni della tuta e gli occhi della donna davanti a me non avevamo smesso di fissarmi.
"Tieni." dissi porgendogliene un'altro paio e se li infilò velocemente, incrociando poi le braccia al petto.
"Da quando parli con Richard? Voi specializzandi non dovreste avere un rapporto così, con i primari." sbottò incredula e mi accigliai sorpresa.
"Ah, ma davvero?" dissi ridendo e andai in soggiorno, sedendomi sul divano.
"Sono seria." sbottò la mora sedendosi al mio fianco e afferrai la coperta, coprendomi a causa del freddo.
"Anche io, il nostro rapporto quindi come dovrei considerarlo?" dissi mettendola alla prova e la vidi pensarci.
"Scopiamo." disse facendo spallucce come se fosse sottinteso e alzai gli occhi al cielo.
Era assurda questa donna.
"Questo l'hanno capito tutti." dissi serrando la mascella ma percepii il suo sguardo penetrarmi l'anima.
"Non alzarmi gli occhi al cielo." disse furiosa e sapevo che lo odiava.
"E tu non fare la stronza, lo sai che il nostro rapporto non è solo questo." dissi incredula e Zulema rise appena.
"Non stiamo insieme, bambina." disse alzando di nuovo le sue mura e sapevo che si stava maledicendo per avermi confessato una cosa del genere.
Ma tanto la sapevo già.
"Okay." dissi furiosa e con le lacrime agli occhi dal nervoso, volevo stringerla forte a me e non lasciarla più andare.
Ma lei scivolava via, sempre.
"Lo sai che non voglio relazioni." disse giustificandosi e sospirai nervosa.
"Parlami di lui." dissi voltandomi verso la sua direzione e si avvicinò con cautela al mio viso, fissai le sue labbra e alzai una mano accarezzandole la guancia.
"È troppo per me, sono partita perché mi sentivo in colpa nel stare con te. Sono stata con tantissime altre donne ma tu sei maledettamente diversa." sussurrò baciandomi la fronte e le accarezzai piano il braccio.
"Anche tu sei diversa, ti confondi tra la gente ma ti riconoscerei subito anche se fossimo in un'altro pianeta." sussurrai mordendomi il labbro e i suoi occhi brillarono, per vari secondi.
Mi baciò teneramente e si distese sopra di me, allargandomi le gambe subito.
"E se mi innamorassi di te?" dissi ad una certa e la vidi tremare leggermente, si nascose nell'incavo del mio collo e sorrisi abbracciandola piano.
"Condoglianze, piccola." disse infilando la mano sotto alla mia felpa e strinse il mio seno possessivamente.
Chiusi gli occhi rilassandomi e mi baciò il ventre con cautela ma la fermai di scatto.
"Parliamo." dissi riportandola su di me e sbuffò serrando la mascella nervosa.
"Cosa vuoi sapere?" disse mettendosi un braccio dietro alla sua testa, sedendosi al mio fianco.
"La tua vita, di prima." dissi dolcemente e afferrai la sua mano baciandola piano.
Mi guardò con quei suoi occhioni neri e struccata era ancora più bella, si toccò il labbro inferiore e annuì.
"Ero sposata con Hanbal." incominciò indicando lo scorpione e sorrisi appena perché aveva deciso di aprirsi con me.
Le afferrai il polso e sfiorai quel tatuaggio. come se volessi prelevare un po' di dolore dalla sua anima dannata.
Quindi avevo ragione.
"Il nostro matrimonio è durato per un paio di anni, inoltre abbiamo fatto la specializzazione insieme. Eravamo entrambi primari, lui.." disse prendendo un lungo respiro profondo e il modo in cui stava faticando nel parlarne mi faceva letteralmente piangere.
"Lui era primario di neurochirurgia." disse serrando la mascella e ora capii perché non sopportava tanto Amelia.
Le infastidiva che qualcun altro potesse prendere il suo posto al 100%.
"È morto di incidente stradale, l'hanno tamponato ed è stato trasferito in quel fottuto ospedale che si trova dall'altra parte di Madrid. Hanno deciso di saltare la tac al cervello, aveva un trauma cerebrale." disse con le lacrime agli occhi ed era arrabbiata da morire.
Sgranai gli occhi e le accarezzai il palmo della mano molto piano, ero sconvolta.
"Zule, mi dispiace." mormorai serrando la mascella e l'araba fece spallucce.
"Sono in terapia da anni, parlo con uno sconosciuto dei miei problemi e sai una cosa? Non mi sento sbagliata." disse ridendo appena e serrò la mascella chiudendo gli occhi.
"Non sei sbagliata, hai amato una persona che ora non c'è più. Sei rotta in mille pezzi e l'unica cosa che stai facendo è quella di raggiustare tutto ciò che è rotto. So cosa significa rompersi in mille pezzi e non avere la forza di riattaccare neanche un millimetro di anima." dissi afferrandole la mano e i suoi occhi neri scrutarono i miei incuriositi.
"Chi hai perso, piccola?" sussurrò accarezzandomi il viso piano e mi accoccolai sulla sua mano che stava accarezzando la mia guancia.
"Mio padre, ictus." sussurrai con le lacrime gli occhi e l'araba annuì, mi accennò un piccolo sorriso e le sue labbra baciarono piano le mie.
"Sei così simile a me." sussurrò appoggiando la fronte contro alla mia e chiudemmo gli occhi entrambe.
"Già, mi fai stare bene." le confessai timidamente e sorrise lasciandomi un'altro bacio lunghissimo sulle labbra.
"Nessuno mi ha mai detto una cosa del genere, sai?" disse guardandomi dritta negli occhi ma io guardavo le sue labbra che volevo divorarmi.

"Io te l'ho sempre detto che sarei stata la tua eccezione, Zulema."

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