E' più difficile dare un nome alle cose che crederci

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Quando entrò nella sua stanza un vento freddo la fece rabbrividire, non si ricordava di avere lasciato la finestra aperta.

Si bloccò stupefatta di non avere notato subito l'enorme uomo sorridente seduto vicino alla scrivania.

"Xander! Sei tornato!"

Lui si alzò allargando le braccia mentre lei gli saltava letteralmente addosso, troppo felice per preoccuparsi di altro.

"Piccola mia, quanto mi sei mancata!"

Le diede un leggero bacio in fronte prima di sedersi di nuovo sulla sedia e far accomodare Lizzie sopra le sue gambe.

Si guardarono a lungo, mentre Lizzie percorreva con la punta delle dita il profilo del naso di Xander. Lui le accarezzava la schiena, respirando il suo odore meraviglioso.

Prolungarono volutamente l'attesa prima del bacio, facendo crescere il desiderio.

Quando le labbra finalmente si toccarono l'onda li scosse in profondità. Il bacio crebbe, lento, mentre Lizzie cercava di spegnere il dolore impossibile di quel fuoco stringendosi ancora di più a lui.

Si staccarono, dopo un tempo lunghissimo, solo per prendere aria.

Xander scese lungo il collo di lei, baciando ogni centimetro di pelle che raggiungeva. Il solo contatto con la pelle di Lizzie lo rendeva pazzo. Non più umano né lupo, solo desiderio puro.

Un colpo alla porta li pietrificò all'istante.

Xander, sconvolto, si chiese come era possibile che non avesse sentito la madre di lei salire le scale.

Lizzie balzò in piedi, "Si, mamma! Sono quasi pronta!" le urlò, allungando una mano verso la porta, pronta a bloccarla in caso sua madre l'avesse aperta.

Quando la sentì ridiscendere le scale sentì Xander respirare alle sue spalle.

"Cazzo!" si lasciò sfuggire Lizzie, mentre correva verso l'armadio, spalancandolo senza neanche sapere cosa le serviva.

"Dove andate?" chiese Xander alle sue spalle.

"Mia madre mi sta cercando marito" sbuffò Lizzie mentre prendeva una camicia bianca e un paio di pantaloni. Sua madre non avrebbe approvato, ma almeno così sarebbe stata comoda.

Le braccia di Xander la circondarono, "Non esiste! Tu non esci" disse, improvvisamente rabbioso.

Lei rise, girandosi per ricambiare l'abbraccio.

"Tranquillo, amore, sai che il mio cuore batte solo per te!", non appena lo disse Lizzie si bloccò, arrossendo per quello che aveva appena detto.

Lo conosceva da meno di una settimana e provava per lui ciò che non aveva mai provato neanche per OIiver.

Xander la fissò con un sorriso bellissimo sul volto bruno, "Mi hai chiamato amore".

La voce di sua madre le giunse dal piano di sotto, "Lizzie, noi siamo pronti!"

Lizzie tornò presente a sè stessa e si tolse il pigiama con un unico fluido movimento, girandosi per dare la schiena a Xander. Si infilò la camicia senza sbottonare i bottoni e i pantaloni, cercando già con gli occhi le scarpe.

Prese uno dei scarponcini rialzati dal pavimento, senza trovare l'altro.

Xander le porse la scarpa, lo sguardo arrabbiato.

"Non mi piace questa storia! Non voglio che incontri altri ragazzi con quello scopo."

Lizzie lo ignorò, mise anche l'altra scarpa e gli diede un bacio leggero prima di aprire la porta e scendere in fretta le scale.

Arrivata giù sua madre la squadrò dalla testa ai piedi, "Per l'amore di Grimilda! Non ci hai neanche provato! Speravo ti truccassi un po'! Che cosa hai fatto tutto questo tempo lassù?"

Lizzie alzò gli occhi al cielo e ignorò la madre.

Salendo in macchina, però, non potè fare a meno di lanciare una veloce occhiata a casa sua, pensando a Xander. L'attrazione nei suoi confronti, aveva capito, era qualcosa di non naturale.

Questo, in ogni caso, non metteva in dubbio la sensazione che fosse comunque giusto stare con lui.

Completamente assorbita da lui, aveva accettato senza alcuna domanda una realtà che avrebbe dovuto portarla alla follia.

Facendosi un esame di coscienza Lizzie capì, infatti, che su quello non aveva dubbi: indotto dalla magia o da altro, il suo amore nei confronti di Xander era così importante che non le interessava nient'altro. Poteva trasformarsi in un lupo, sollevare senza sforzo il suo letto, volare o diventare viola, per quanto le interessava. Se per avere lui doveva accettare un intero universo sconosciuto come contorno, allora lei non avrebbe detto nulla. Era più incuriosita, invece, dalla denominazione che avrebbe dato a tutto questo: se Xander poteva trasformarsi in lupo, lei come doveva chiamarlo? Era un licantropo? Werewolf? Figlio della luna? Oppure faceva troppo anni 2000? E se anche esistevano i licantropi, cosa altro c'era là fuori?

Lizzie pensò alla runa magica sotto al suo letto e guardò sua madre, seduta davanti a lei, ma l'idea che fosse una strega, con cappello a punta, bacchetta e tunica le fece drizzare i peli della nuca. Impossibile, si disse. Era più facile credere alla fatina dei denti, a questo punto. Cercò, allora, di ricostruire il volto di sua nonna, pescandone i lineamenti dai pochi ricordi che aveva.

Una donna con lunghi capelli bianchi, sempre vestita d'azzurro e un'espressione imbronciata. Non si ricordava di averla mai vista sorridere, in effetti. Poteva essere stata lei a creare la runa? Ma allora da quanto tempo era sotto il suo letto? Da prima che lei partisse per il college?

Mentre percorrevano la strada verso casa degli Astoria, Lizzie si rese conto che stava accettando anche l'idea che nello stesso mondo in cui viveva lei, in cui si svegliava, in cui studiava e rideva.. in quello stesso mondo in cui lei esisteva, esisteva anche la magia. 

Il legame tra di noiWhere stories live. Discover now