Ottavius

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L'ufficio di Ottavius era inaspettatamente minimalista. Dopo aver visto casa sua, Lizzie si era immaginata una stanza ingombra, piena di alambicchi, mobili antichi, pietre, talismani e fogli di pergamene sparsi ovunque. Le ci volle qualche secondo per rendersi conto che si era fatta trasportare dalla fantasia e che quello era uno scenario più adatto ad un mago pazzo chiuso in una torre incantata.

Lei, invece, si era seduta su una sedia in legno chiaro di fronte ad una scrivania anch'essa in legno, in una stanza luminosa per via di una grande finestra con tende leggere.

Ottavius seguì il suo sguardo e si lasciò scappare una risata, "Sei delusa che non ho calderoni pieni di liquidi maleodoranti?" le chiese, quasi leggendole i pensieri.

Lizzie si sentì arrossire e si affrettò a negare, con uno spasmo della testa che ricordava vagamente il diniego.

Ottavius la fissò in silenzio, mentre si sedeva dietro la scrivania, ancora più biondo alla luce della finestra.

"Bene, ora ho capito perché eri così spaesata a casa nostra" disse con tono leggero, anche se gli occhi continuava a studiare le mosse di lei, pronti a cogliere ogni minimo movimento.

"Perché non sapevo di essere una strega?"

"Si, ma soprattutto perché non sapevi di essere sotto incantesimo" aggiunse lui, e il sorriso divertito che si allargava sul suo volto irritò Lizzie. Si era messo di nuovo in una posizione di superiorità.

"Quale incantesimo?"

Ottavius mosse la testa verso la finestra, indicando il parco che si intravedeva fuori, "Il lupo" disse, "Sei legata a quel lupo attraverso un incantesimo."

Lizzie reagì troppo in fretta, "Non è vero" rispose.

Ottavius spostò il peso del suo corpo sul lato sinistro, appoggiando la testa alla mano in modo lento e volutamente provocatorio.

"Si, invece. Casa nostra, come tutte le case dei maghi, è circondata da rune e incantesimi di protezione. La magia che ti lega a quel lupo non ha forza quando sei dentro il campo di protezione", fece una pausa, studiando Lizzie, che aveva abbassato lo sguardo, di nuovo imbarazzata, quindi si alzò, fece il giro della scrivania e scese vicino alla sedia di lei, piegando le ginocchia per essere alla sua stessa altezza.

"Quello che mi ha sorpreso, però" aggiunse con voce carezzevole, "E' che tu hai visto e riconosciuto la runa sulla nostra porta."

Ancora una volta, Lizzie rispose troppo in fretta e si maledisse perché quella conversazione non stava andando nella direzione sperata, "Non so di cosa stai parlando" quasi gemette.

Ottavius le afferrò il mento, e avvicinò il volto a quello di lei, "Se faccio così, a cosa pensi?" le chiese, provocandola con quella vicinanza, con il suo sguardo che le divorava le labbra, pieno di desiderio.

Lizzie però si irrigidì. Niente pensieri incontrollati, nessun battito traditore, solo fastidio.

Xander avrebbe sofferto tantissimo se li avesse visti così, lei era la sua compagna, come poteva un altro uomo avvicinarsi così tanto a lei pensando di avere qualche possibilità. Lei sarebbe morta piuttosto che tradire il suo amore.

Ottavius gongolò, mostrando di nuovo di saperla leggere meglio di quanto lei avrebbe saputo spiegarsi a parole e si rialzò. Si diresse verso una stretta cassettiera dai molti cassetti e aprendone uno di quelli più in basso estrasse un piccolo oggetto che mandò un luccichio davanti alla finestra.

Si avvicinò di nuovo ad Lizzie, che era ancora paralizzata sulla sedia, i pensieri che si emanavano da lei come onde di ostilità quasi visibili, e si riabbassò al suo livello.

Il legame tra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora