Nel vecchio liceo di Lizzie

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La mattina seguente Lizzie si svegliò con un forte senso di spossatezza addosso.

Aveva passato tutta la notte a rimuginare su quello che le aveva rivelato Xander.

I suoi genitori invece si erano mostrati prevedibilmente aridi di informazioni: sua nonna era una strega, ma aveva sposato un umano per cui il resto della famiglia l'aveva allontanata. Sua madre era nata senza poteri e visto che anche Lizzie non aveva sviluppato poteri durante l'infanzia allora tutta la famiglia aveva deciso di nasconderle la verità, ritenendola inutile in mondo in cui non avrebbe potuto avere quello che per natura le spettava.

Lizzie non ribatté. Non avrebbe mai saputo cosa significasse una vita di quel tipo, cosa si provava a vivere come una strega senza poteri. Sarebbe stata una persona più triste? Ne avrebbe sofferto? Oppure si sarebbe rassegnata e sarebbe andata avanti con la sua vita?

Lizzie non dovette pensarci a lungo, sapeva già la risposta: avrebbe cercato in tutti i modi di sviluppare dei poteri che non aveva, ne sarebbe stata ossessionata.

Esattamente come mi sento di fare ora. Vorrei recuperare il tempo perduto, studiare se esiste un modo, esercitarmi! Voglio disperatamente chiedere a Ottavius di spiegarmi tutto!

Se una vita intera senza magia non riusciva a battere due giorni di consapevolezza, Lizzie dubitava che a saperlo prima sarebbe stata più felice.

Proprio per questo si sforzava di non avercela con i suoi genitori, non si voleva arrabbiare e non li voleva incolpare.

Si alzò dal letto e si fece una doccia, scelse con cura i vestiti, ma senza pensarci ripiegò su qualcosa che le dava sicurezza e scelse un pantalone jeans con una semplice camicia azzurra, una di quelle che si era portata dietro dal college, che le aderiva al busto e la faceva sentire sensuale nonostante fosse abbottonata fino al collo. Ci abbinò un semplice maglioncino bianco e due scarponcini. Poteva sforzarsi quanto voleva, ma non sarebbe mai stata a suo agio con vestiti più femminili di quelli ed era sicura che quel giorno avrebbe avuto bisogno di ogni aiuto possibile. Era sicura che Ottavius l'avrebbe messa a disagio.

Soprattutto se viene Xander, si disse.

Xander aveva accettato il loro incontro, ma era deciso ad accompagnarla fino alla scuola.

"Non parlerà se ci sono anche io", le aveva detto immusonito, "Ma deve sapere che sono nei paraggi e se ti succede qualcosa io corro subito da te".

"In che rapporti siete con i maghi voi licantropi?"

"Non buonissimi. Tendiamo a non immischiarci nei loro affari e viceversa, ma gli anziani continuano a tramandare che il primo lupo si trasformò sotto la maledizione di uno stregone per cui alcuni dei licantropi più conservatori nutrono sentimenti di vendetta nei confronti della magia in generale".

"Non piacciono proprio a nessuno, i maghi!" rifletté Lizzie a voce alta.

"Non esattamente" confermò lui, mentre rallentava il passo perché già vedevano davanti a loro l'edificio grigio del vecchio liceo di Lizzie, "Sono uomini che hanno la capacità di piegare la natura di certe cose a loro piacere. Questa cosa non va molto giù a tutti e se non sei anche tu un mago preferisci farne a meno."

Una curiosità improvvisa passò per la mente di Lizzie, che si stupì per l'ennesima volta di come tutto questo le apparisse troppo normale, privo di quell'attrattiva che avrebbe dovuto avere su una persona comune.

Come se lo sapessi da sempre.

Scacciò quel pensiero assurdo e tirando una manica della giacca di Xander, gli chiese "Oltre a vampiri, licantropi e maghi cosa altro esiste?".

Una domanda banale, che sarebbe dovuta arrivare molto prima. Xander la guardò interdetto, ma subito si aprì in un sorriso sarcastico, "E chi lo sa!" disse con tono divertito, "Folletti, gnomi, fate! Basta crederci, no? Prova a dire: Io credo nelle fate!"

Lizzie gli tirò un pugno, anche se nel farlo si fece malissimo alla mano, e si arrabbiò sul serio. "Mi prendi in giro? Che ti costa dirmi la verità?"

Xander fece finta di farsi male per il pugno di lei, "No, ahi! Non picchiarmi! È violenza domestica questa, lo sai?"

"Oh finiscila, Xander! Non potrei farti male neanche se usassi contro di te una sbarra di ferro!"

Xander la strinse in un abbraccio, impedendole di tirargli un altro pugno, "Guarda che non sono Superman, se mi picchi con bastone mi fai male sul serio" le disse, ancora divertito.

Lizzie ricambiò lo sguardo, "Buono a sapersi!" rispose.

Erano arrivati davanti alla scuola, ma il cortile era deserto perché era passata da un pezzo l'ora di entrata degli studenti. Videro Ottavius che li aspettava davanti al cancello.

"Perché, poi, avrà scelto la scuola come luogo d'incontro?" si chiese Lizzie, guardandolo.

Ottavius le fece un cenno e rispose, anche se Lizzie era sicura di avere bisbigliato. Non poteva averla sentito a quella distanza.

"Sono docente di storia qui" le disse con un sorriso cordiale. I capelli biondi rifletterono la luce, quasi circondandolo di un'aurea dorata. I vestiti, eleganti, ma non eccentrici erano però di un viola scurissimo, strani su una persona giovane come lui.

Xander ringhiò brevemente e strinse con forza la mano di Lizzie. Non voleva che si separassero, lei lo sapeva perché adesso il loro legame aveva preso di nuovo a bruciare e il petto si era fatto pesante. Si portò una mano alla base del collo, istintivamente, per allontanate il maglioncino, pronta alla chiusura dei polmoni.

Entrambi se ne accorsero immediatamente.

Xander le lasciò la mano e fece un passo indietro, preoccupato, il suo sguardo che le chiedeva scusa. Ottavius, invece, smise di sorridere e il volto si contorse in una maschera di disgusto che ad Lizzie non piacque per niente.

"Ah, questo spiega tutto" si limitò a dire.

Erano passati pochissimi secondi.

Lizzie si girò verso Xander e lo baciò, incapace di lasciarlo andare. Lui ricambiò il bacio e le sussurrò, "Ti aspetto qua fuori, piccola".

Il legame tra di noiWhere stories live. Discover now