Il campo del branco

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Raggiunse la strada e la costeggiò. Impiegò pochi minuti prima di superare la curva che si insinuava dentro il bosco, nascondendo definitivamente la casa alla vista.

Lì alla luce di un sole alto e molto caldo un grosso lupo nero l'attendeva.

Lizzie si avvicinò, tendendo una mano per poter accarezzare quel pelo lucido, ma il lupo rivolse il muso alla mano e strofinò il naso contro il palmo di lei. Le stava chiedendo scusa per aver urlato in camera sua.

Insieme raggiunsero la raduna dove era posizionato il campo del branco.

Lizzie non era sicura di casa aspettarsi. L'iniziale disprezzo di sua madre e la pelle scura di Xander le avevano dato l'idea inconscia che si sarebbe trovata davanti un campo rom, con camper e tende. La realtà, invece, fu una doccia fredda che la fece vergognare profondamente dei suoi pregiudizi.

Molte case in legno dall'aspetto solido si innalzavano davanti a lei, variando tra uno o due piani. I tetti spioventi avevano bellissime tegole di un rosso acceso, tenute ferme da grosse pietre rettangolari.

Gli edifici, organizzati in fasce concentrice, sembravano gravitare attorno ad una piazzetta fornita di un pozzo e due panchine, anch'esse in legno. Molte fiorere adornavano gli usci delle case e le strade.

Una piccola città in miniatura che sembrava ferma nel tempo.

Quando raggiunsero il limitare esterno del campo, comparvero due uomini, salutando Xander con un rigido gesto del capo.

Nessuno dei due degnò Lizzie di uno sguardo.

Percorsero quello che sembrava il viale principale e Lizzie sorrise educatamente a tutti i passanti che si giravano nella loro direzione.

Tutti, invariabilmente, salutavano Xander con un piccolo movimento del collo, come un tacito assenso.

Gli uomini, poi, continuavano per la loro strada, mentre le donne e i bambini, invece si prendevano qualche istante per ricambiare il sorriso di Lizzie.

Un ragazzo, in particolare, attirò la sua attenzione perché mentre era intento a tirare l'acqua dal pozzo nella piazza, alzò il viso nella loro direzione e Lizzie incrocio inavvertitamente il suo sguardo.

In meno di un secondo lui riabbassò il viso, con un'espressione mortificata, quasi nascondendosi dietro il secchio colmo d'acqua.

"Xander?" chiamo lei, stupefatta da quell'atteggiamento.

Lui si limitò a stringerle di più la mano, "Te lo spiego dopo" le rispose.

Giunsero poco dopo in una casa a due piani che era più grande di quelle che avevano superato. Rispetto alle altre, inoltre, possedeva una lunga balconata che circondava tutto il secondo piano e che creava una veranda sul primo.

"Questa è casa mia!" le disse Xander.

Ah, giusto, pensò Lizzie. Era pur sempre il capobranco.

Aspettò mentre lui estraeva una chiave da una tasca interna della giacca e apriva la porta.

Non si era davvero chiesta cosa voleva dire per loro, che lui fosse l'alpha.

Tutte le persone che aveva incontro avevano chinato il capo alla sua vista, anche uomini più maturi gli avevano mostrato rispetto. Cosa significava questo per lui? Doveva essere sempre il più forte? C'erano delle aspettative?

Lizzie desiderò conoscere tutto di Xander - lì all'istante! - per poterlo aiutare.

Quando furono dentro, Xander le preparò un caffè e lei gli raccontò tutto quello che aveva scoperto a casa degli Astoria. Xander rimase inaspettatamente silenzioso per tutto il tempo.

Il legame tra di noiWhere stories live. Discover now