ix. Iris e Luke incontrano una tizia fissata col verde e il viola

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Dopo aver avuto quello scambio di parole, Iris posò il cubo di Rubik ancora incompleto sulle sue gambe.

Il sogno di Luke, quello sul Tartaro, aveva fatto ricordare alla semidea la sua profezia e, di riflesso, anche la Grande Profezia, quella su un mezzosangue dei Tre Pezzi Grossi.
Lei, Chirone e - forse - il Signor D sospettavano da tempo che la Grande Profezia era vicina al realizzarsi, ma nessuno aveva idea contro chi il mezzosangue in questione avrebbe dovuto combattere.

"Fino ad ora" pensò rassegnata Iris.

Un Titano. Un cazzo di Titano: ecco contro cosa quel povero ragazzo avrebbe dovuto combattere. E, se gli andava male -cosa molto probabile-, persino contro Crono! Non voleva di certo essere nei suoi panni. Ma, in realtà, neanche nei propri, visto che, a detta del Titano, sarebbero stati lei e Luke a farlo risorgere.
Come si facesse a far risorgere un essere immortale era ancora un mistero; e tale Iris voleva che rimanesse.

«Dovremo dirlo a Chirone?» domandò assente la semidea. I suoi occhi erano fissi sul rompicapo abbandonato sulle sue gambe.

Luke fu rapido a risponderle. «No» disse diretto e freddo.

Il figlio di Ermes portò lo sguardo sulla ragazza, stringendole la mano, quasi con fare protettivo, come se avesse paura di perderla.

«No. Se lo facessimo, lui lo direbbe agli dei».

Iris portò i suoi occhi in quelli azzurri di Luke. Non c'era bisogno di spiegare il motivo per cui lui non volesse che gli dei lo sapessero: li avrebbero uccisi entrambi, senza pensarci due volte.

Quindi era così? Non avevano scelta? Se non avessero detto niente a nessuno quante possibilità c'erano che avrebbero cambiato il destino? Mentre, se lo avessero fatto, quante possibilità c'erano di sopravvivere?

A Iris venne voglia di urlare. Perché? Perché?!

Poi una teoria le illuminò la mente come una lampadina: e se il Titano avesse mentito? E se lo avesse detto solo perché voleva che loro due lo aiutassero? Magari... forse non era il loro destino. Forse era solo una grande presa in giro, un modo per convincerli a stare dalla sua parte.

Lo disse a Luke, speranzosa.

Anni prima, l'ex di sua madre le aveva raccontato una storia, parlava di un falena che si era annoiata a girare intorno alle fonti di luce. Un giorno alzò gli occhi al cielo notturno e si innamorò della Luna. Lasciò sua madre e le sue sorelle e volò verso il satellite. Dopo anni, ormai stanca ed esausta, si convinse di essere arrivata a destinazione e festeggiò.

«Come ha fatto a crederci?» aveva chiesto curiosa Iris.

«Quando le persone sono stanche, è più facile credere di aver raggiunto il proprio obiettivo, che affrontare la realtà» le aveva risposto calmo l'uomo.

Iris, in quel momento, si sentiva tanto quella falena: voleva disperatamente sperare in una cosa, nonostante sembrasse improbabile.

Luke sembrò rifletterci. La semidea vide nei suoi occhi azzurri la sua stessa speranza, quella che sperava che la teoria della peruviana fosse vera.

«Vera o meno, non dobbiamo cadere nella trappola di quel Titano» disse il figlio di Ermes.

Iris concordò con lui.

Riprese in mano il cubo di Rubik, mentre il semidio si appoggiò al finestrino.

Riprese in mano il cubo di Rubik, mentre il semidio si appoggiò al finestrino

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(1)Scelte, luke castellanWhere stories live. Discover now