xvi. Solo polvere per gli stronzi

121 17 44
                                    

A circa sessanta chilometri da Denver, si poteva benissimo vedere una decappottabile sfrecciare sull'autostrada alle dieci del mattino. Dietro di lei, un carretto dei gelati: anche lui correva all'impazzata.

Il sole illuminava le due vetture, come se fosse molto interessato all'inseguimento - forse Apollo apprezzava le auto?

L'autostrada non era trafficata, per fortuna, e questo permetteva ai due mezzi di correre al di sopra dei limiti di velocità. 

«Ci seguono ancora?» domandò Iris, con una punta di fastidio nella voce. Non sapeva dire da quanto tempo continuassero ad inseguirli, ma erano davvero seccanti.

«Ovvio che s- ATTENTA!» gridò Luke, indicando l'auto davanti a loro.

Iris girò il volante appena in tempo, evitando per l'ennesima volta un incidente stradale, continuando a guidare con le braccia tese, come se temesse che da un momento all'altro apparisse un'altra macchina davanti a loro.

«Non urlare! Le mie orecchie ci sentono forte e chiaro!» ribatté irritata la semidea, continuando a guardare la strada.

Quel camioncino dei gelati li aveva beccati circa a metà strada tra Kansas City e Denver e li seguiva da allora. Ad un certo punto, Iris e Luke si erano stufati e avevano deciso di combattere, sperando di farne fuori abbastanza per far capire loro che era meglio lascia perdere, ma i mostri su quel camioncino erano più di quanto avessero pensato e il biondo era rimasto ferito ad un braccio in modo piuttosto grave, quindi non poteva guidare. E quale situazione migliore per Iris per imparare a guidare?
Risposta: tante altre, ma lei non era di certo il tipo che si lamentava delle opportunità concessele.

«Dovresti prestare più attenzione alla strada» la rimproverò Luke.

Effettivamente, quella era la quindi volta che rischiava di fare un incidente. 

Iris sbuffò. «Non ho mai guidato prima».

Luke si toccò il braccio ferito. «Potevo continuare a guidare io».

«No». Lo disse più come un "te lo puoi scordare che guidi in quelle condizioni" che come un "guido io, punto", nonostante Luke fosse certo che Iris, fino a quando non avesse preso il volante, morisse dalla voglia di guidare l'auto.

La musichetta fastidiosamente fastidiosa del carretto dei gelati si stava facendo pericolosamente vicina, così Iris premette ancora di più l'acceleratore.
Era un suicidio, visto come stava correndo sull'autostrada, superando di almeno cinquanta chilometri orari il limite consentito? Sì, decisamente. Ma meglio morire schiantandosi che mangiati vivi. O, almeno, questo era la sua opinione.

«Mi è venuta un'idea» fece Luke, leggermente preoccupato della piega che stava prendendo la situazione. Detto con tutta sincerità, lui voleva evitare di morire e basta.

Iris rimase con gli occhi puntati sulla strada, consapevole che avrebbe rischiato, visto la sua inesperienza.

«Ovvero?».

«Al primo autogrill, gira. Non fermarti quando aprirò lo sportello e salterò fuori» iniziò il semidio a spiegare.

«Basta che non ti rompi la gamba» ironizzò Iris. Il piano di Luke le metteva curiosità. Avrebbe dovuto preoccuparsi un po', ma alla fine buttarsi da un auto in corsa non era tra le cose più pericolose che il biondo avesse fatto.

Luke fece finta di nulla. «Probabilmente il carretto dei gelati continuerà a seguirti, quindi gira intorno all'autogrill fino a quando non mi vedi all'uscita».

«Cosa farai dentro?».

«Comprerò un accendino o dei fiammiferi e qualcosa di infiammabile».

Iris comprese cosa il biondo intendesse fare e si girò d'istinto verso di lui, nonostante qualche secondo prima si fosse imposta di rimanere con lo sguardo sulla strada.

(1)Scelte, luke castellanWhere stories live. Discover now