xxiv. Scendere a patti con morti immortali

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Iris si immaginava di sognare l'ennesimo incubo sul suo passato o su quello di Luke, ma non fu così.

Affiancata come sempre dal ragazzo, la semidea aveva davanti a sé un abisso che non sembrava avere fine. In più, in quella specie di caverna dove erano finiti, faceva pure freddo.

A Iris non piaceva per niente. C'era qualcosa sotto e lei non avrebbe di certo aspettato che un mostro uscisse dal baratro per scoprirlo.

Non fece neanche in tempo a fare un movimento, perché Luke le prese un polso e la tirò indietro, mettendosi davanti a lei, come a proteggerla dall'abisso. «È il Tartaro» sussurrò.

Iris sbarrò gli occhi. Non ci mise troppo a capire come Luke conoscesse quel posto: lo aveva sognato la notte prima dell'impresa, quando aveva parlato con quel titano.

D'un tratto, le ombre attorno a loro iniziarono a muoversi. La semidea non riusciva a capire se fossero impaurite per qualcosa oppure stessero cercando di avvertirli in qualche modo. Forse stavano facendo entrambe le cose.

Beh, qualunque fosse l'opzione giusta, ad Iris non piaceva per niente. Non le piaceva quel posto, quella situazione e, soprattutto, non le piaceva l'essere che, forse, li aveva portati lì.

«Eccovi, finalmente». Una voce proveniente direttamente dal fondo - ammesso che ci fosse - del Tartaro arrivò fino alle loro orecchie. Era antica, ma, soprattutto, la sentiva fin dentro le ossa. Le metteva i brividi.

Iris strinse le labbra. La situazione stava peggiorando.

«Perché ci hai portati qui?» domando Luke. Dal suo tono di voce, la semidea dedusse che lui avesse già avuto a che fare con quella voce. Quindi collegò: era il titano che gli aveva parlato in sogno prima della loro impresa. Era incredibile, sembravano essere passati anni dal giorno della loro partenza.

Ci fu una scossa nel terreno. Il titano stava ridendo.

"Classico antagonista fuori di testa" si ritrovò a pensare Iris.

«Voglio solo parlare. Il nostro primo incontro non è stato dei migliori, Luke Castellan».

Alla ragazza non piacque per nulla il modo in cui il tipo aveva pronunciato il nome di Luke. Non sapeva bene come descrivere il tono da lui usato, ma era uno di quelli che capisci subito essere maligni.

Luke si girò verso di lei, incrociando i loro occhi. Era chiaro che volesse sapere la sua. Iris lo guardò con guardò serio e abbassò appena la testa.

Il semidio si rigirò verso l'abisso. «Chi sei?» domandò.

«Domanda lecita, piccolo eroe» iniziò la voce, come se si aspettasse una domanda come quella. «Io sono Crono».

In quel momento, Iris avrebbe davvero tanto voluto girare Luke, guardarlo negli occhi e urlargli "te l'avevo detto!", ma si contenne, perché non era né il luogo né tantomeno il momento per dire una cosa del genere.

Il semidio si girò per lanciarle un'occhiata e la peruviana decise che lui lo aveva fatto perché si era ricordato di quel loro vecchio dialogo e non perché Crono si era appena rivelato.

«Com'è possibile?» domandò a quel punto Luke, voltandosi a guardare il Tartaro.

Dal suono che provenne dal fondo dell'abisso, sembrò che Crono avesse annuito, come se si fosse aspettato una domanda del genere.

«Millenni passati nel Tartaro mi hanno curato. Ora la mia mente funziona come prima» rispose.

Iris sporse la testa, come se così avrebbe potuto vedere il titano.
Aveva detto che la sua mente funzionava come prima questo poteva significava che... «Il tuo corpo non si è ancora ripreso, vero?» chiese curiosa la ragazza.

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⏰ Last updated: Jan 22 ⏰

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(1)Scelte, luke castellanWhere stories live. Discover now