xxiii. A Iris non ne va mai bene una

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Iris ci rimise molto a riprendere a mangiare, dopo l'intervento del Signor D.

Sentiva lo sguardo deluso di Annabeth sulla schiena, ma soprattutto capì che stava osservando Luke. E lo trovava irritante. Irritante ed odioso, come lo sguardo di tutti quanti.

Era davvero così importante che loro tornassero vincitori? Quale gloria avrebbero portato in quel caso? Iris trovava molto più glorioso il fatto che fosse riuscita a strappare a Ladone un artiglio, che l'idea di cogliere uno dei pomi dal Giardino delle Esperidi.

Iris cercò di ignorare tutti gli sguardi che le piovevano addosso, continuando a mangiare.

Nonostante il disagio, non si sarebbe alzata da lì per prima. Era troppo orgogliosa per farlo.

Andando avanti con il banchetto, l'atmosfera si alleggerì appena a quel tavolo, soprattutto grazie a Tom.

«State esagerando» sussurrò il figlio di Zefiro, in modo che solo il Tavolo Undici potesse sentirlo. Tutti alzarono lo sguardo su di lui, anche Iris e Luke.
«È davvero così importante che Iris e Luke non abbiamo concluso l'impresa? Chi se ne frega! Questo cambia qualcosa? Iris e Luke sono diversi? No. Quindi smettetela di comportarvi come dei bambini che hanno appena scoperto che anche gli adulti possono sbagliare».

Calò il silenzio. Iris continuò a osservare il suo migliore amico con un miscuglio di sensazioni nel petto. Un sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra.

«Hai ragione» disse dispiaciuto Travis. La bruna non lo aveva mai visto così serio. «Non è nulla di importante. Siamo stati degli stupidi. Soprattutto Connor».

Connor annuì. «Giu- Aspetta, cosa?!» fece offeso, voltandosi verso il fratello maggiore. Quest'ultimo gli rise in faccia, seguito da altro dei fratelli della Cabina Undici.

Solo Luke non sorrise.

Gli altri semidei del Campo Mezzosangue si voltarono verso di loro, probabilmente incuriositi dal fatto che il Tavolo che sarebbe dovuto essere sconsolato stesse ridendo. Ma a Iris non importava. A nessuno di loro importava.

L'impresa e il fallimento di essa non erano stati abbastanza per toglierle il sorriso. Questo sarebbe stato il compito di altri avvenimenti.

Dopo il banchetto, una ragazza si avvicinò a Iris e Luke

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Dopo il banchetto, una ragazza si avvicinò a Iris e Luke. Sembrava avere massimo quattordici anni ed era bellissima. Aveva degli occhi azzurri che ricordarono a Iris quelli ghiaccio di Candace, una pelle abbronzata e delle lentiggini sulle guance che sembravano un cielo stellato. La pubertà doveva averla colpita dritta in faccia e anche al petto, perché Iris era abbastanza cerca che lei non fosse così prosperosa a quell'età

«Ciao! Non ci siamo ancora presentati. Io sono Oriana e sono arrivata da poco». Aveva un accento italiano molto marcato, ma diverso da quello di Riccardo. Che provenisse da una parte diversa dell'Italia?

«Iris, piacere».

«Luke» disse semplicemente il biondo.

«Sono sicura che ti troverai bene qui» continuò la peruviana, sorridendo.

(1)Scelte, luke castellanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora