#37 That's Better.

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Aprii lentamente un occhio e, vedendo le finestre spalancate, mi venne istintivo tirare a me le coperte. Scossi la testa e mi strofinai un occhio quando il viso di Yvette apparve davanti a me … o meglio, sopra a me. Le sorrisi e le chiesi che ore fossero:

“Non ci vediamo da due giorni, e l’ora è la prima cosa che mi chiedi?”

“Mi sei mancata Y.”

“Così va meglio.”

Si stese accanto a me e, togliendosi la maglia, si infilò sotto le coperte abbracciandomi forte. Sospirò e notò gli occhi gonfi:

“Hai pianto?”

“No, perché?”

Il suo viso si impegnò in un’espressione seria e lei si sedette coprendosi con le coperte. Sospirai e la seguii sciogliendomi i capelli:

“Si, forse ho pianto.”

“Forse?”

“Ok, ho pianto.”

“Perché hai pianto?”

“Ho litigato con Katie, ma lascia perdere, non mi va di parlarne.”

Mi alzai afferrando il telefono e scesi giù per le scale: lei, rimanendo con solo il reggiseno in dosso, afferrò la mia felpa per infilarsela mentre mi rincorreva:

“Devi parlarne, Rita.”

“Posso farne a meno.”

Alzai gli occhi al cielo aprendo il frigo e lei lo richiuse posizionandosi davanti a me:

“Non va bene, Rita. Non mi racconti mai cos’hai, fai sempre finta che stia andando tutto bene e che tu abbia sempre tutto sottocontrollo. Voglio sapere che cosa ti passa per la testa.”

Abbassò lo sguardo afferrandomi le mani:

“Te lo chiedo per favore. Come posso aiutarti se non so neanche cos’hai?”

Sospirai e le accarezzai le dita invitandola a sedersi vicino a me. Mi diressi sul divano e sbuffai:

“Odio farti vedere questa parte di me.”

“La conosco bene ormai.”

Annuii rassegnata e mi asciugai il naso con la manica:

“Ieri è venuta Katie …”

“Immaginavo.”

“Sai com’è fatta, è …”

“Bipolare, si, lo so.”

Sorrisi e lei si lasciò influenzare dalla mia espressione divertita:

“Dai, continua.”

Sospirai:

“Non riesco a capirla. Quando siamo sole, io e lei, mi tratta come se non fosse mai successo niente.”

“Ma?”

“Ma invece, poi, cambia idea continuamente. Non voglio dirti che io sono una persona coerente, perché anche tu sai che non lo sono; ma voglio intendere che io non ho mai smesso di volerle bene: nonostante tutto, nonostante tutti. E lei sembra non volermene, non lo so …”

Si sistemò sulla superficie morbida e poi sbuffò impaurita di farmi questa domanda:

“Tu la ami?”

Alzai lo sguardo verso di lei. Allora davvero non l’aveva capito. Giocherellai con i pantaloni che indossava e rimasi per un po’ in silenzio: Yvette, ansiosa, si toccò la fronte sperando che la risposta fosse quella che voleva sentirsi dire. Mi sistemai i lunghi capelli biondi e lei, amareggiata, si alzò in piedi incapace di guardarmi. Cominciò a camminare avanti e dietro ed io non potei fare a meno di sorriderle. Mi alzai e, con le mani, portai il suo viso all’altezza del mio:

Woah.I know.Where stories live. Discover now