Capitolo otto.

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Si tiró su e si mise a gambe incrociate pronto ad ascoltare quello che avevo da dirgli.
"Tu sei pronto?" chiesi prima di cominciare.
"Si piccola." disse baciandomi.
Feci un respiro profondo ed iniziai la mia storia. La storia che mi perseguitava da tempo. ".. sono stata vittima di bullismo." Sono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca. Lui non disse niente, mi guardó con quegli occhi vitrei aspettando che finissi di parlare. "Mi seguivano e mi picchiavano. Ovunque." specificai. "Dovevo stare sola, dovevo combattere quella battaglia da sola e nessuno avrebbe potuto aiutarmi." Le lacrime iniziarono a scendere e anche i suoi occhi stavano diventando lucidi. "Entravo a scuola e tutti mi insultavano. Dicevano che ero brutta, uno spreco dell'umanitá. E provai a suicidarmi." dissi infine. Era la mia dolorosa veritá, nessuno sapeva che quell'incidente l'avevo causato io di mio proposito. Inizió a piangere ed io lo abbracciai, perchè era l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento. "Ovviamente portai solo alcuni problemi gravi e uscii dall'ospedale due settimane dopo. La vita mi stava distruggendo poco a poco ed io non sapevo come difendermi. Quando i bulli finirono il liceo, la lotta era diventata contro me stessa."
"Perchè?" furono le uniche parole che riuscì a sussurare.
"Perchè loro mi avevano messa contro di me. Io pensavo le cose che loro mi dicevano tutti i giorni. Cercai di liberarmi da quei pensieri ma non ci riuscii. Fino ad adesso. Quando per la prima volta ne ho parlato con qualcuno che mi voleva bene per com'ero." finii. Non avevo più voglia di parlare. Lui mi lesse nel pensiero e mi diede un abbraccio forte senza dire niente. Gli volevo un bene dell'anima e lo conoscevo da pochissimo. Era lui che stavo cercando!
"Io non ti faró mai del male." le sue labbra premettero le mie e le nostre lingue si intrecciavano lentamente.
"Mi dispiace per tutto. Se fossi stato lì non avrei mai permesso che qualcuno ti toccasse. La gente è una merda. E sto male per tutto quello che ti è capitato. Tu sei una ragazza d'oro." Sorrisi al suon di quelle parole. Avevo donato una parte di me stessa a quell'uomo ed ero finalmente libera. Sentivo che potevo fare qualsiasi cosa!

"Vuoi che rimanga con te?" Disse John davanti al ristorante.
"No, posso farcela." dissi convinta. Infondo era qualche ora e avevo bisogno dei miei spazi.
"Quando finisci, rimani quà fuori. Non ti muovere." disse entrando in macchina. Feci un cenno con la mano e lui mi mandó un bacio. Mi girai, aprii la porta ed iniziai a lavorare. "Ciao Patrick." dissi prendendo il grembiule e indossandolo. "Ciao Nicole. Di buon'umore stamattina?" Mi bació la guancia. Il suo alito sapeva ancora di alcool. Ma con che cosa faceva colazione? Smisi di farmi domande stupide e presi il blocchetto per segnare le ordinazioni. Stavo servendo un tavolo quando per sbaglio ascoltai una conversazione. "Hai sentito? Jonathan Walker ha trovato una nuova ragazza." "Si, ma mi hanno detto che non è un granchè." rispose il ragazzo. "Sarà una troia di passaggio. Lui mi è sempre corso dietro come uno zerbino!" disse lei. Ero arrabbiata con lui per non avermi detto niente, ma soprattutto con me per non avergli chiesto del suo passato. Infondo lui sapeva di me più di quanto sapesse la gente che conoscevo da anni. "Siete pronti per ordinare?" dissi con le labbra serrate.
"Che cameriere scorbutiche." sussurra la ragazza pensando che non la sentissi.
"Ti sento." dissi. La rabbia cresceva in me.
"Calmati. Comunque io prendo solo una coca-cola." disse senza neanche guardarmi in faccia. Cercai di mantenere tutta la calma possibile. Non la conoscevo ma mi dava già sui nervi.
"Ok.. una coca-cola. E per te?" Guardai il ragazzo.
"Anche per me,grazie." mi disse.
Mi diressi verso la cucina e presi due coca-cola fresche. Le misi sopra un vassoio e le portai al tavolo 4. Appena mi rigirai per andare a posare il vassoio senti del liquido cadere per terra.
"Ops." disse la ragazza sorridendo maliziosamente. Quanto la odiavo. Presi un asciugamano e pulii lo sporco che aveva fatto. All'improvviso senti delle gocce scorrermi nella schiena e mi alzai di botto. Quella ragazza mi aveva sul serio rovesciato la coca cola addosso.
"Ma cosa stai facendo?" Dissi urlando. Adesso era troppo, ero furiosa. Presi la coca-cola e gliela spruzzai in faccia. Fece un ghigno ed inizió ad urlare come un'oca.
Corse fuori il ristorante seguita dal suo amico e notai che molti clienti mi stavano guardando. Era il secondo giorno, ed avevo combinato un disastro.
"Hey Nicole che è successo quì?" Chiese Patrick toccando i miei capelli bagnati.
"Una ragazza si stava divertendo a farmi innervosire." ribattei.
"Queste cose succedono. Ma siccome sei ai primi giorni posso chiudere un occhio ma fa che non accada più." Giró i tacchi e se ne andó.

Passó un'ora e finalmente potevo uscire da quell'inferno. Vidi la macchina di John e mi avvicinai con la mia camminata da infuriata. Dio se lo ero.
"Hey piccola, cos'è successo?" rise guardandomi. Sinceramente? non c'era un bel cazzo da ridere.
"Ne parliamo a casa." dissi seriamente. Se mi fossero capitati davanti in quel momento i bulli che mi avevano fatto del male li avrei stesi.

"Ok adesso mi puoi raccontare perchè hai questo aspetto e perchè sei cosi tanto incazzata con me?" Mi disse aprendo la porta.
"Una ragazza mi ha dato della troia e mi ha versato la coca-cola nei capelli. Dovrei stare calma?" sbottai.
"Chi era?" mi chiese avvicinandosi. Mi spostai subito.
"Non lo so, ha detto che aveva visto che ti eri fidanzato e ha pensato subito con una troia. E ha pure aggiunto che un tempo ci andavi dietro come un cagnolino. Allora rigiro la domanda, chi era John?"
"Era bionda, alta e sembrava uscita da un film delle barbie?" Chiese pensando.
"Esatto." La descrizione non poteva essere più azzeccata.
"Era Kate." disse sedendosi sul divano. Come poteva stare così calmo?
"Beh,chi è?" risposi infuriata. John cominció a ridere e io mi chiesi se le sembravo divertente.
"Perchè ridi?"
"Piccola, stai morendo di gelosia." mi disse tra quel mare di risate. Non ci avevo affatto pensato. Cavolo, aveva ragione; io ero gelosa. Mi calmai e mi sedetti vicino a lui.
"Non sono gelosa." il suon della mia voce parve quasi stridulo. Succedeva quando mentivo.
"Ok se lo dici tu." continuó a ridere "Kate l'ho conosciuta in un locale. Da quel giorno non mi ha più lasciato in pace. Era lei che seguiva me, non il contrario. Non abbiamo mai avuto una storia insieme ma continua a cercarmi." Sospiró. "Lei avrá fatto ricerche e avrà scoperto che tu lavoravi lì. Non so come, peró sicuramente è andata così. Poi ha fatto in modo che ascoltassi la conversazione e voleva proprio che tu ti incazzassi a morte. Era tutto organizzato,Nicole." Riflettei per bene a ció che le mie orecchie stavano sentendo in quel momento. Di gente cattiva ne avevo conosciuta molta, ma Kate era proprio perfida. Alzai gli occhi al cielo e sapevo dentro di me che John aveva ragione. Kate aveva architettato tutto. Lo abbracciai e finalmente riuscii a calmarmi del tutto.

#spazioautrice

Allora in primis ringrazio tutti coloro che stanno seguendo questa storia. Mi scuso se il capitolo è corto ma sono molto impegnata. Spero di recuperare nei prossimi e vi assicuro che ci saranno molti colpi di scena e di certo non saranno noiosi. Infine vorrei invitarvi a leggere una storia scritta da una mia amica. S'intitola "la solitudine dell'amore". È davvero bella e merita di essere letta!

Fly with youWhere stories live. Discover now