Capitolo quindici.

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La figura di Kate era davanti la porta ed io non l'avevo mai odiata come in quel momento.
"Cosa ci fai tu quì?" chiesi arrogante.
"Non ti sembra ovvio? rispose sorridendo. Gli occhi mi bruciavano, l'avrei ammazzata. Mi girai e mi incamminai verso il cancello. Il mio passo era deciso e infuriato.
"Nicole." sentii urlarmi da dietro.
Non volevo girarmi, non volevo più vederlo.
"Nicole, aspetta." Urló ancora.
Accellerai il passo. I suoi passi erano pesanti sull'asflato; stava correndo. Mi prese il braccio e mi giró a forza. Stavo piangendo.
"Lasciami andare, John." mi asciugai il viso con la mano.
"Nicole non è come credi." i suoi occhi stavano diventando lucidi.
"Appena va male tra noi due corri da lei? Non me l'aspettavo da te." il mio sguardo era fulminante.
"Non sono corso da lei." inizió a piangere. Non me ne fregava niente! Poteva andarsene.
"Ti prego Nicole ascoltami." mi girai e ripresi la mia camminata. Un taxi era posto quà davanti. "Che culo!" Pensai. Aprii la portiera ed entrai in fretta.
"Corri." dissi al tassista.

Guardavo il lago di Central Park e mi chiedevo perchè era andata a finire così. Perchè John stava a casa con Kate? Forse erano andati pure a letto insieme. Cercai di togliere questi pensieri dalla mia mente, ma puntualmente stavano sempre lì a distruggermi. Il fruscìo dei cespugli era così rilassante. Chiusi gli occhi e mi venne in mente quando ero qui con John e mi aveva detto che gli piacevo. E invece adesso ero di nuovo sola. Era caldo da morire ma tremavo. Avevo paura. Nella mia mente c'era solo John. Gli occhi chiusi me lo facevano quasi ricordare meglio. I suoi abbracci, i suoi baci; noi. Aprii gli occhi e mi alzai di scatto. Era davanti a me.
"Sapevo che ti avrei trovata quì." disse sedendosi accanto a me. Una lacrima mi bagnó la guancia. Come poteva una persona ucciderti e allo stesso tempo farti vivere?
"Lasciami spiegare." continuó. Non volevo rispondergli. Lui aveva il potere di farmi più male di quello che mi facevano i bulli. Il male interiore non si poteva curare. E neanche dimenticare. Lo si deve sentire e affrontare ogni giorno. Non c'è niente che noi essere umani possiamo fare per curare un cuore spezzato, per curare una ferita invisibile. Essa rimarrà lì per sempre e noi dobbiamo accettarlo.
"Io ero tornato a casa e lei è venuta a dirmi che cercava un tuo sostituto al ristorante. Insomma voleva la conferma che non tornavi.. . Poi sono andato in bagno quando è suonato il campanello e le ho detto di andare ad aprire. Poi ho sentito la tua voce e il cuore mi è scoppiato. Sapevo che in quel momento mi odiavi da morire." Il suo tono era triste, sconsolato. Una piccola parte di me ancora si fidava di lui.
"Non ci sei andato a letto insieme?" mormorai.
"No, piccola." rise. "Non l'ho nemmeno sfiorata. Era appena arrivata!" gesticoló. Rimasi in silenzio e guardai il sole scendere. Non sapevo che fare o cosa dire. Non ero abituata a queste situazioni.
"Tu mi ami vero?" chiese stavolta guardandomi negli occhi. Rimasi ancora in silenzio. Mi feci un resoconto nella mia mente e questa volta la domanda la feci a me stessa: Lo ami veramente? Tolse lo sguardo su di me e riprese a guardare il lago.
"Si." dissi infine. Una lacrima scese sul suo viso. "Si" ripetei. "Ti amo."
mi abbracció forte e finalmente i pezzi del mio cuore si riunirono.
"Non mi lasciare più." il tremolio della sua voce mi provocava dolore. Non volevo farlo stare male.
"Non lo faró." dissi per consolarlo. Tra due mesi e mezzo sarei dovuta tornare a Roma e che avremmo fatto in quel momento? Il nostro amore avrebbe retto? Quando vedevo un film romantico o qualsiasi altra persona che si amava non ho mai pensato che gli ostacoli fossero così grandi. Ma per fortuna io e John eravamo riusciti a superare anche questo e il mio prossimo passo sarebbe stato parlare con Kate. Si doveva levare dai coglioni.

"Ciao scott." aprii la porta del ristorante.
"Nicole." mi venne incontro e mi abbracció forte.
"Sono mancata solo una settimana." dissi sorpresa.
"Pensavo che non ti avrei più rivista."
"Non me ne sarei andata senza salutarti." scherzai.
"Ne hai parlato con John?" tornammo seri.
"Non ancora." Con tutta la faccenda di Em me n'ero completamente dimenticata. Ma glielo avrei detto stasera.
"Lo farai?" mi chiese sedendosi su uno sgabello.
"Si." risposi acida.
"Non potresti pensarci su?"
"Io non gli mentiró. Lo amo."
"Ah.." era deluso, ma non potevo farci niente. La mia relazione con John stava diventando più seria e io non potevo fare altri sbagli.
"Ciao Scott."
"Ciao Nicole."
uscii e la ferrari rossa stava li ad aspettarmi.
Sospirai.
"Hey." lo baciai.
"Tutto bene?" mi chiese.
"Ti va di andare a fare una passeggiata?"
"Certo piccola."
Mi aprii la portiera che avevo sbattuto un minuto prima e lo abbracciai forte. Mi erano mancate persino le sue braccia.
"Piccola cosa c'è che non va?" Chiese prendendomi per mano.
"Scott." risposi iniziando a camminare. La sua mano si irrigidì e sospettai che aveva giá capito tutto.
"Gli piaci vero?" La sua mascella era contratta.
"Alla festa in cui siamo andati prima di partire mi ha detto che mi ama."
"E tu?" l'atmosfera non mi piaceva. C'era bisogno di tornare a ridere.
"L'ho friendzonato." sorrisi. Lui invece era ancora teso.
"Piccolo gli ho detto che ti amo." si rilassó un po' di più e io continuai a sorridere come un ebete.

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