Capitolo sedici.

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Mi rigirai e camminai a passo svelto. Cazzo. L'adrenalina che avevo in corpo era troppa. Scott non lo conoscevo affatto. Avrebbe potuto farmi del male? Corsi ma la macchina era ancora un po' lontana. Mi girai e vidi che mi seguiva correndo. Porca puttana. Velocizzai il passo ma lui era comunque più veloce di me. Mi strattonó un braccio e la sua presa fortissima mi bloccó all'istante.
"Tu non dirai niente." mi portó in una strada isolata e mi sbattè al muro.
"Pensavo fossi sincero." mi dimenai.
"Lei non mi ha dato scelta." La sua presa aumentava. Stavo morendo di dolore. Iniziai a urlare e lacrime di rabbia mi inondarono il viso.
"Tu sei un figlio di puttana." gli detti un calcio alle palle e cominciai a correre. Presi il telefono dalla tasca e cercai il numero di John sulla rubrica.
"Dai cazzo rispondi." imprecai.
"Amore dimmi." la voce di John mi calmó per un secondo ma subito dopo un urló usci dalla mia bocca. Scott mi aveva buttato per terra e il telefono si era sfrantumato sul pavimento.
"Cosa vuoi da me?" Ormai ero finita.
"Non dirai niente a John e tornerai in Italia." Mi guardó dritto negli occhi. Il suo sguardo era pieno di cattiveria.
"Lei non stará con lui comunque. Lui vuole me." Ricambiai lo sguardo.
"Se lo sarebbe portato a letto se tu non fossi rivenuta quì."
"Tu sei un grandissimo stronzo." mi aveva intrappolato le gambe e non potevo completamente muovermi.
"E tu sei finita." Mi tiró un pugno al braccio e caddi per terra. Misi la testa in mezzo alle gambe e mi sembró di stare di nuovo a scuola. Io gli volevo bene. E lui mi aveva deluso. John era l'unica persona di cui potevo ancora fidarmi. O no? Urlai cercando qualche soccorso ma perchè nessuno veniva?
Sentii Scott piangere e mi chiesi il perchè mentre mi tiró un altro calcio e il dolore invadeva il mio corpo.
"Scusami." sussurró. "È stata lei." e corse via, lasciandomi sul pavimento.
"Nicole." sentii una voce urlare ma prima di capire chi fosse persi i sensi.

"Non ha nessun danno celebrale o di nessun altro tipo. Le ferite sono solo esterne e le consiglio di passare una pomata due volte al giorno per sei giorni. Allevierà il dolore e passeranno più in fretta." Aprii e mi sgranai gli occhi. Stavo in ospedale e una dottoressa stava parlando con John.
"Si è svegliata." John mi prese subito la mano.
"Come sta signorina Lee?" chiese la dottoressa controllandomi la pressione.
"Bene." risposi.
"Chi è stato a farle questo?" chiese nuovamente.
"Scott.. Scott Merin." La mia mente stava ricordando ció che era successo prima e le ultime parole di Scott: "È stata lei." Cosa voleva dire? Avevo un dolore al petto e alle gambe e mi accarezzai delicatamente la coscia. I lividi provocavano un senso di bruciore in tutto il corpo.
"Perchè sono svenuta?" mi tirai su.
"Avrà sbattuto la testa. Ha dei graffi in faccia. " rispose controllandomi il volto. Non mi ricordavo di aver sbattuto.
"Posso andare a casa?"
"Certo, dieci minuti e la rilasciamo." Uscì dalla stanza.
"Amore mio." mi bació John. "Lo uccideró lo giuro." continuó.
"Come è successo?" chiese infine.
"Stavano parlando lui e Kate di un patto".. i ricordi di quella conversazione si ricostruivano nella mia mente. " È da tempo che cercavano di farci lasciare John. Stavo metabolizzando tutto, ma quando mi riaffacciai per sentire dell'altro Scott mi ha vista. Dovevi vedere i suoi occhi in quel momento.." Mi scese una lacrima di delusione. John mi abbracció forte e mi resi conto che era l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento.

"Principessa buongiorno." John mi stava venendo incontro con un vassoio pieno di cose buone da mangiare.
"Come stai?" Chiese poggiandomelo sulle gambe.
"Meglio." bevvi un sorso di tè caldo.
"Le ferite?"
"Pizzicano"
"vuoi un bacino?" sfoderó un sorriso.
"magari." risposi. Cominció a baciarmi le parti del corpo che mi causavano dolore.
Alla fine mi bació in bocca e il sapore della menta si mischió con il tè che stavo bevendo.
"Il lavoro?" chiese.
"Non lo so. Vorrei parlare con Kate oggi." mozzicai una fetta di pane.
"Tu sei pazza. Non ti faró uscire da questa casa." risi anche se sapevo che non scherzava.
"Come hai fatto a trovarmi ieri?" ritornai seria.
"Ho rintracciato la telefonata." fece spallucce. "Appena ti ho sentita urlare mi si è stretto il petto. Mi dispiace, dovevo stare con te ieri."
"Non devi scusarti. Ero così emozionata con la mia porshe che pensavo potessi andare da sola. Ma infondo non è colpa di nessuno dei due. Scott e kate stavano complottando alle nostre spalle e devono pagarla." ero convinta di ció che dicevo.
"Come possiamo fare? Di certo non ti faró avvicinare a nessuno dei due. Ieri ho chiamato la polizia."
"E?" Chiesi curiosa.
"Mi faranno sapere." mi morsi il labbro pensando a dove potesse essere Scott in quel momento.
"Hai bisogno di riposo perció restiamo a casa." mi bació il petto e uscì dalla stanza.

"Questo film è una palla." affermó lui prendendo una manciata di pop corn.
"Confermo."
"E perchè lo stiamo vedendo?"
"Pensavo ti piacesse." dissi.
"Io pensavo che piacesse a te." Scoppiammo in una risata e scegliemmo un altro film.
"Che ne dici di amici di letto?" proposi.
"No, altrimenti mi viene voglia di farlo con te e non posso perchè sei dolorante." accennai un sorriso.
"Harry potter?" chiedo nuovamente.
"L'ho visto troppe volte." continuó a mangiare.
"The last song?" mi stavo stancando.
"Che genere è?" chiese questa volta.
"Drammatico" risposi.
"Allora no."
"Mi dici cosa vorresti vedere allora?"
"Boh." Mi buttai sopra di lui ignorando il dolore dei lividi sulle gambe. Gli feci il solletico prima sui fianchi e dopo sul collo, dandogli fastidio.
"Ok, basta. Opto per The last song" disse con il fiatone. Soddifatta feci iniziare il film e mi appoggiai sul suo petto.

"Che coglione, gli ha buttato da bere addosso." rise davanti alla tv.
"Non l'ha fatto apposta! Poverino."difesi Liam che interpetrava Will.

"Che scorbutica del cazzo." si riferì a Miley che interpretava Ronnie.
"Ma lui è uno stronzo."
"Ma avevi detto poverino." mi strattonó.
"Con te non si possono guardare i film!" sbottai. Non riuscii a fare la finta arrabbiata per tanto e scoppai in una risata da gallina.
"Sta' zitta sto cercando di seguire." Mi tiró i popcorn. Feci il broncio e ripresi a guardare il film.

"Tanta fatica per due tartarughe." commentó sta volta.
"Ma che palle. Ti stai zitto." gli detti una spallata.
"Quanto sei carina quando ti arrabbi." Non riuscii a trattenere un sorriso e facendo finta di niente continuai a guardare il film.
Finalmente finì ed io come sempre, mi ritrovai in lacrime. John invece stava benissimo. Ma dove li aveva i sentimenti?
"Come fai a piangere per un film!" mi guardó.
"Come fai a non farlo." Mi asciugai le lacrime.
"Ignoro la morte." Sapevo che stava pensando a Patrick.
"Com'è morto?" La voce della sua morte giró in fretta ma nessuno sapeva come effettivamente era successo.
"Non lo so. Stanno indagando." disse.
Una telefonata interruppe la nostra conversazione.
"Pronto." portó il telefono all'orecchio. Il timbro della sua voce si fece più duro.
"Si. Sul serio? Va bene. Grazie Thor." riagganció.
"Era la polizia." rispose alla domanda che stavo per formulare.
"Hanno detto che Scott sta in un centro psichiatrico." mi portai una mano alla bocca. Quasi non ci credevo.
Presi il giubutto e le chiavi della mia costosissima nuova macchina.
"Dove vai?" si alzó in piedi.
"Devo parlargli."
"Non ti faró avvicinare a lui. E devi stare a riposo." mi rimproveró.
"John io devo farlo. Io sento che qualcosa non quadra. Ti prego, se vuoi puoi venire con me." Dopo innumerevoli tentativi riuscii a convincerlo e insieme ci avviammo verso il centro.

"Cerchiamo Scott Merin." dissi alla segretaria.
"Puó entrare solo una persona. Ed ha dieci minuti. L'orario di visite sta per finire." Firmai sul foglio sotto i miei occhi e mi rivolsi a John.
"Aspettami qui." mi incamminai verso la stanza.
"Mi raccomando." urló alle mie spalle sedendosi.
Entrai lentamente e notai che lui stava guardando fuori dalla finestra.
"Sapevo che saresti venuta." affermó girandosi. Era davvero messo male. Era pallidissimo e aveva delle occhiaie da paura.
Cercai di mantenere le distanze da lui. Sicuramente lo avevano imbottito di psicofarmaci.
"Mi dispiace." abbassó lo sguardo.
"Scott, spiegami ti prego." Mi sedetti sul letto.
"Non posso farlo."
"Non lo diró a nessuno, ma parlamene. Io posso aiutarti." perchè stavo dicendo quelle parole? Il giorno prima mi aveva pestata di botte e io gli stavo offrendo il mio aiuto.
"Non merito il tuo aiuto." Non aveva tutti i torti. Ma era comunque un essere umano.
"Scott, Kate non verrá mai a sapere di questa conversazione. Ho solo dieci minuti, perció ti prego, parla." lo incitai. Avevo bisogno di sapere fino a che punto quella strega si sarebbe spinta.
"Vuoi sul serio sapere?" era incerto.
"Sicurissima." lo ero davvero. Ero pronta a sapere la verità.

#spazio autrice
E voi, siete pronti per scoprire tutta la verità su Kate e le sue manipolazioni?
Ci vediamo domani con nuovo capitolo che vi sconvolgerà toltamente❤️ Spero che questo vi sia piaciuto.
Pubblicizzo "La solitudine dell'amore" che è una storia stupenda e merita di essere letta :*

Fly with youWhere stories live. Discover now