Capitolo 5

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*Un anno prima*

Sanem

L’aereo proveniente da Oslo atterrò puntuale alle 16:45. Dopo aver atteso che tutti i passeggeri scendessero dal velivolo, mi accinsi anch’io, con una certa fretta e le farfalle nello stomaco, a raggiungere l’aeroporto. Mi diressi al bar principale dove, seduto a uno dei tavolini, mi aspettava Can Divit.

«Salve!» lo salutai, avvicinandomi.

«Buonasera e bentornata, Sanem!» rispose, alzandosi. «Prego, si accomodi» aggiunse, indicandomi la sedia di fronte a lui. «Com’è andato il viaggio?»

«Molto bene, grazie!» risposi gentile, accennando un sorriso.

Non potevo dirgli che avevo trascorso l’intero volo di ritorno a pensare al nostro incontro.

«Sono contento» disse, sembrando quasi impacciato.

«E la sua breve vacanza a Roma com’è stata? Grazie per la bellissima foto!»

«Mi fa piacere che le sia piaciuta. Ho scelto la più bella» ammise sorridendo e cercando di nascondere un lieve imbarazzo. «Comunque è stata molto rilassante, avevo bisogno di staccare un po’ la spina. Certo, tre giorni non sono tanti ma non potevo permettermene di più.»

«Mi piacerebbe tanto andarci! Anzi, vorrei visitare così tanti posti piuttosto che vederli solo dall’alto» dissi con un velo di malinconia.

«Eppure sembra così strano, con il lavoro che fa, non riuscire a visitare le città che raggiunge.»

«Diciamo che non è sempre così. Ora, ad esempio, ho potuto vedere Oslo. Quando il volo di ritorno non è immediato riesco anche a fare la turista.»

«Beh, allora è fortunata. Chissà, magari un giorno riuscirà a vedere anche Roma!»

«Lo spero!» esclamai.

Presi poi dalla borsa il motivo per il quale mi trovavo lì: «Ecco il suo libro sano e salvo!» dissi, porgendoglielo.

«Per fortuna l’ha trovato lei. E’ un ricordo di mia nonna, me lo regalò quando ero un bambino. Se l’avessi perso non me lo sarei perdonato.»

«Capisco!»

Mi chiesi se davvero l'avesse perso o se... "Ma dai, non farti film inutili!" dissi a me stessa.

«Senta… le va un caffè o un tè? Mi perdoni se non gliel’ho chiesto prima ma sono stato preso dalla nostra conversazione.»

«Sì, perché no! Per me un tè, la ringrazio.»

«Perché non ci diamo del tu? Se per… te va bene.»

«D’accordo!»

Dopo aver ordinato due tè, gli chiesi del suo lavoro, e mentre raccontava lo osservavo rapita. I suoi occhi erano magnetici e non riuscivo a smettere di fissarlo. Rimasi imbambolata ascoltando le sue esperienze in Paesi dove vivere non era facile. In quei pochi minuti mi resi conto che davanti a me non c’era un giornalista qualsiasi ma un uomo che faceva il suo lavoro con passione e dedizione.

Il mio telefono prese a squillare. Mia madre mi aveva data per dispersa, visto che le avevo detto l’ora del mio arrivo ma non che mi sarei dovuta trattenere con qualcuno.

«Ho avuto un imprevisto, mamma, ma, stai tranquilla, prendo un taxi e arrivo subito.» Chiusi la chiamata. «Perdonami ma devo andare!» dissi a malincuore.

«Non c’è problema, ma lascia che ti accompagni» si offrì Can.

«Non voglio disturbare.»

«Non mi dai nessun disturbo. Mi fa piacere, davvero!»

«Sei sicuro?» chiesi, felice di poter stare ancora un po’ insieme a lui.

«Assolutamente! Ci resterei male se non accettassi.»

«Allora, va bene!» esclamai sorridendo.

Nessuno mai mi aveva fatto quell’effetto. Era un ragazzo indubbiamente bellissimo, i suoi capelli legati in un codino gli conferivano un aspetto ribelle ma allo stesso tempo serio, la barba ben curata lo faceva sembrare probabilmente più grande dell’età che aveva ma lo rendeva decisamente affascinante. Il suo modo di vestire, poi, non seguiva per niente la moda: nessuna caviglia scoperta, nessun pantalone basso di vita da far vedere l’elastico dei boxer, nessun piercing e… sperai che non si depilasse. Odiavo gli uomini che non avevano neanche un pelo per scelta personale.

"Oh, mamma, ma cosa vado a pensare!“

Quel giorno indossava un paio di jeans e una semplice camicia azzurra con sopra un giubbotto in pelle. Il suo profumo invase l’abitacolo quando salimmo in macchina. Non so esattamente se fu allora che me ne innamorai o quando ci rivedemmo in seguito. Ricordo solo che mi girava la testa mentre ascoltavo la sua voce calda e che le mie gambe tremavano per la sua vicinanza.

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Il mio volo sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora