Capitolo 29

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Sanem

Avvisai i miei genitori che non sarei tornata a casa per quella notte, ma non dissero nulla. Sapevano della nostra riappacificazione e mi lasciavano vivere la mia vita senza interferire. Non ne avrebbero avuto nemmeno motivo. A loro bastava vedermi felice e non avevo bisogno di sotterfugi quando mi ritagliavo qualche serata da sola con Can nella nostra casa al mare.

«A proposito, ho una settimana di ferie» mi annunciò Can. «Avevo pensato di trascorrere tre giorni con te fuori città. Se per te non è un problema, ovviamente. Fra due giorni ho l’incontro per pianificare il viaggio in Kenya, poi ne ho tre completamente liberi.»

Mi guardò dolcemente.

«E dove avresti intenzione di portarmi?» gli chiesi sorridendo per quella proposta.

«Dove vuoi tu. Mi basta stare con te. Anche se un’idea ce l’avrei.»

«Sarebbe?» gli chiesi curiosa.

«Se accetti sarà una sorpresa.»

La tensione per la notizia della sua partenza sembrò essersi dissolta, benché eravamo entrambi consapevoli che si era soltanto nascosta da qualche parte dentro di noi. Ma ora non volevo pensarci, volevo godermi quei pochi giorni con quell’uomo che amavo alla follia.

Andammo a casa sua ed entrammo di soppiatto, andando direttamente nella sua camera.

«Avrei bisogno di un pigiama» gli feci notare.

«Perché? Le coperte e le mie braccia non sono abbastanza calde?» mormorò nel mio orecchio.

«Potrebbero bastarmi, sì, ma c’è Özge di là» gli ricordai.

«Non entrerebbe mai qui e…» Non riuscì a finire la frase che la porta si spalancò e un gridolino acuto ci raggiunse facendoci sobbalzare.

«Saneeeem!» urlò Özge entrando come un uragano e saltandomi addosso. «Non mi sono sbagliata, allora. Credevo che mio fratello fosse impazzito e parlasse da solo. Amica mia, che bello averti qui!»

L’abbracciai a mia volta, ero felice di averla ritrovata, ma soprattutto che non provasse rancore.

«Abbiamo tanto di cui parlare, Sanem, e devo raccontarti una novità» mi disse euforica.

«Che novità?» chiesi curiosa.

Can si schiarì la voce facendoci notare giustamente la sua presenza.

«Oh, scusa, fratellone, ma è così bello rivedere Sanem che te la ruberei tutta la notte» esclamò divertita Özge.

«Facciamo che te la presto dalla settimana prossima, va bene?»

«Va bene, ho capito! Torno in camera mia. Sono così felice di vedervi insieme, non immaginate quanto! Buonanotte.»

Andò via richiudendo la porta dietro di sé. Ora che del pigiama non c’era più bisogno, presi in prestito una maglia di Can e mi accoccolai sotto le coperte fra le sue braccia.

«Quindi prima dicevi sul serio?» mi chiese.

«Riguardo a cosa?»

«Che volevi solo dormire» disse malizioso.

Sorrisi ben sapendo che per raggiungere Morfeo ci sarebbe voluto un po’.

«Sanem!» La voce di Can era seria, il suo sguardo si fece più intenso e capii che stava per dirmi qualcosa di importante. Mi persi nei suoi occhi e attesi impaziente. «Vieni a vivere con me.»

La sua proposta fu inaspettata. Lo guardai in silenzio, non trovavo le parole. Con lui stavo bene ma ciò voleva dire stravolgere la mia vita. Il mio sguardo era fisso nel suo. Ripercorsi l’anno appena trascorso, i primi cinque mesi di felicità e gli altri otto fatti di amarezza, tristezza e delusione. E poi quell’ultimo mese, quelle settimane in cui c'eravamo ritrovati ancora più uniti di prima.

«Can!» la mia voce tremò leggermente. «Io… sono sicura di volere te nella mia vita. Ti amo più di me stessa...»

«Ma c’è un “ma”» proseguì quasi con una punta di delusione nello sguardo.

«Io non ci ho mai pensato. Cioè, ho pensato sicuramente ad un domani insieme, magari come marito e moglie, ma mai ad una convivenza.»

«Capisco! Non credevo ci tenessi così tanto. Scusami se sono stato impulsivo.» Mi accarezzò dolcemente una guancia e capii di averlo forse un po’ deluso, ma al tempo stesso apprezzai che lui non insistesse.

«Però, la tua proposta mi piace» esclamai sorridendogli. «Mi hai solo colto di sorpresa.»

«Quindi è un sì? Non voglio forzarti.»

«Non mi stai forzando. Ti dico "sì", voglio vivere con te, condividere la mia vita con te, aspettarti a casa la sera e cucinare per te, anche se non sono proprio così brava.» Lo vidi sorridere. «Voglio addormentarmi e svegliarmi ogni giorno accanto a te. Voglio respirare il tuo profumo che invade ogni spazio. Quindi la mia risposta è "sì". Ti aspetterò per cominciare insieme una nuova vita.»

Fu con quella consapevolezza e sicurezza che facemmo l’amore, per poi addormentarmi con la testa poggiata al suo petto.

*******

Parigi ci accolse con una coltre di nubi che minacciavano cattivo tempo, ma fu solo per poche ore, durante le quali nessuna intemperia ci avrebbe comunque fermati. Finalmente potevo passeggiare per la Ville Lumière mano nella mano con Can, così come avevo fantasticato tante volte. Avevo scoperto quella destinazione solamente in aeroporto.

«Sei felice?» mi chiese Can, prendendomi improvvisamente fra le sue braccia mentre percorrevamo le stradine caratteristiche di Montmartre, sotto gli sguardi luminosi dei pittori di strada intenti a dipingere paesaggi e ritratti spettacolari.

«Se sono felice? Il mio cuore non riesce nemmeno a contenerla tutta questa felicità ed è merito tuo. Parigi fa solo da cornice» risposi, guardando negli occhi quell'uomo stupendo che mi stringeva a sé e che ringraziai con uno sguardo emozionato.

Raggiungemmo la Tour Eiffel attraversando i fantastici giardini del Trocadero e costeggiando la Senna, godendoci anche la vista della magnifica città a bordo del bateau mouche, che scorreva lentamente lungo il fiume mostrandoci i suoi incantevoli ponti e la superba bellezza dei monumenti che sfilavano sotto ai nostri occhi.

Sempre in battello raggiungemmo angoli di una Parigi insolita e affascinante, come il Canale di Saint-Martin con i suoi piccoli ponti e passerelle, contorniati da alberi, che gli conferivano un'aria romantica, mentre le note di nostalgiche melodie trasportavano chiunque in uno spazio temporale fuori dalla realtà.

Al Bois de Boulogne, circondati da alberi e prati verdeggianti, noleggiammo una barchetta dalla quale potemmo godere del meraviglioso parco remando nei due grandi laghi presenti. Il silenzio e il profumo inebriante della vegetazione ci avvolsero magicamente in un'atmosfera romantica, alla quale mi lasciai andare senza indugio accoccolandomi fra le braccia vigorose e confortevoli di Can, che non si attardava, nemmeno per distrazione, a portare le sue labbra sulle mie, infischiandosene degli indiscreti sguardi altrui.

Pranzammo in tipiche e semplici brasserie, ci sedemmo ai Cafè all'aperto imitando lo charme dell'alta società, finendo poi per cenare in eleganti e raffinati bistrot. E la sera, ammiravamo senza parole quella Parigi illuminata, ignara di regalarci emozioni e sensazioni che avevano su di noi un effetto esplosivo.

Quel viaggio non fu soltanto di un'incredibile ed inattesa spensieratezza, ma ci fece sentire appagati e uniti più che mai.

Salutammo quella romantica città, guardandola attraverso l'oblò di un aereo, avvolta in uno struggente e stupefacente tramonto.

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Il mio volo sei tuWhere stories live. Discover now