01 ਏਓ il festival

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tae's old ipod is now playing:

ᴄᴀᴍᴘᴜs – ᴠᴀᴍᴘɪʀᴇ ᴡᴇᴇᴋᴇɴᴅ
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♫ then I see you,
you're walking 'cross the campus
cruel professor, studying romances







♫ then I see you,you're walking 'cross the campuscruel professor, studying romances

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𝐍 𝐎 ਏਓ 𝐓 𝐑 𝐔 𝐒 𝐓
𝐖 𝐈 𝐓 𝐇 𝐎 𝐔 𝐓 𝐔 𝐒








ਏ  𝐏 𝐑 𝐈 𝐌 𝐄  ਓ
𝐈 𝐌 𝐏 𝐑 𝐄 𝐒 𝐒 𝐈 𝐎 𝐍 𝐈


ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴜɴᴏ
«il festival»




Il campus al buio brilla di una moltitudine di colori: il bagliore blu degli schermi illuminati dei cellulari, le sfumature gialle delle lanterne di carta che si librano nella brezza. L'occasionale lampo bianco dei selca rubati dopo qualche bicchiere di troppo, con le teste sudaticce accostate fra loro e dei sorrisi sbilenchi appena abbozzati. La puzza è esattamente quella che ci si aspetterebbe di sentire a un festival di orientamento universitario: l'odore pungente dei corpi a malapena maturi dei ragazzi appena usciti dalle scuole superiori, unito a quello innegabilmente stucchevole dei Vodka Cruiser.

Un piede batte nervosamente per terra, paillettes turchesi scintillano sotto la luce delle lanterne. Park Jimin sorride ai passanti. Le labbra si arricciano quando distoglie lo sguardo.

«Dannazione, Tae.» Dita corte e sottili digitano rapidamente il codice di blocco sul telefono, pronte a inviare l'ennesimo messaggio infuriato al suo amico. Riesce a scrivere giusto tre parole ("Porca puttana, Tae"), prima che un carro armato lo colpisca in pieno. Si irrigidisce, riuscendo per un pelo a non spiaccicarsi per terra. Il suo cellulare non è così fortunato. Lo guarda capitombolare nell'aria della notte. Pensa all'affitto, al budget che si è dovuto imporre per fare la spesa e al fatto che non può permettersi di sostituire lo schermo del telefono, non di nuovo.

«Scusa, scusa, mi dispiace tanto. Giuro che sono partito alle 8:40. Ma poi uno dei miei professori mi ha dato a parlare per almeno dieci minuti e non sapevo come liberarmi di lui. Poi mi sono perso. Scusa.»

Il telefono atterra sull'erba. È un miracolo, davvero. Jimin si china, gli dà una rapida occhiata e si rilassa quando vede sullo schermo solo qualche macchia di sporco. Nessuna crepa o altri danni di sorta. Ma non può dire lo stesso di sé.

«Sei qui da un anno», dice a denti stretti. «Come hai fatto a perderti?»

«Non esco molto la sera. E poi è tutto così strano qui, ora che hanno montato i chioschi e le luci stroboscopiche.»

Kim Taehyung, il suo migliore amico da sette lunghi anni. Vivaci capelli rosso rubino tenuti indietro da una bandana nera, un paio di pronunciate sopracciglia scure sui teneri occhi color cioccolato fondente. Le labbra imbronciate, perché sa di essere nei guai. Sbadato, di buon cuore, e perennemente in ritardo. Parecchio in ritardo.

𝐍𝐎 𝐓𝐑𝐔𝐒𝐓 𝐖𝐈𝐓𝐇𝐎𝐔𝐓 𝐔𝐒 ⁺ ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora