⟣ Capitolo 1 ― Le Vesti dello Scorpione ⟣

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― Tutto qui quello che sai fare?

Esordì uno dei due combattenti, mentre le scimitarre stridevano l'una contro l'altra.

Uno scorpione cedette e ruzzolò sul terreno sabbioso.

Il trionfatore depose la lama sul viso del cugino; la cascata di ricci neri e corti copriva la fronte sudata, mentre il perdente imprecava. Soffocò uno sghignazzo, infilò l'arma nel fodero e offrì una mano al ragazzo a terra, quest'ultimo si rialzò e spazzolò i pantaloni di lino per poi ripigliare la spada e rimetterla nella custodia.

Entrambi gli scorpioni, dalla pelle scura dal sottotono freddo, passarono sotto la staccionata che delineava l'area d'allenamento, fino a giungere agli abbeveratoi delle stalle.

Il vincitore giocherellò con un filo della qamis e non prestò attenzione alle mura del palazzo adornate dagli stendardi con uno scorpione a due code. Era abituato al trambusto dei cavalli e dei parenti che si allenavano.

― Fathi, sai che Hafez ha avuto un bambino?

Alla domanda del cugino della stessa età, il sedicenne posò i pugni sui fianchi.

― No, ero all'oscuro. Ma non era malato da tempo?

― Sì, ma forse gli dèi gli hanno concesso una grazia. Invece tu? Zio Mu'ezz Nadir ha scelto il tuo Khastegāri?

Fathi sospirò e osservò i porticati colonnati del palazzo, dove separavano l'esterno dagli interni sontuosi: ― Il Khastegāri è l'ultima cosa che dovrei pensare, Iman. Inoltre c'è un reclutamento dello Shah.

― Aspetta... intendi gli arruolamenti dello Dehki Shah? ― il giovane fissò con ammirazione il cugino, ― Hai ricevuto la conferma della chiamata? Il Comandante della quinta divisione ha mostrato le liste delle reclute?

― Sì. Se tutto andrà come spero, verso l'inverno potrò unirmi all'Accampamento della Lama Scarlatta di Jahandar.

― Dèi, ma è magnifico!

Fathi amava lo stupore degli amici e cugini nei suoi confronti. Tuttavia la gioia sparì quando un Servo Rosso, tipico nelle corti dei nobili, si avvicinò ai due ragazzi Del Rubino D'Oro, chinando il capo.

― Miei Signori, perdonatemi per il disturbo. Il padrone richiede di vedervi, nobile Fathi, ― balbettò il servo.

Il vincitore corrucciò la fronte e sbuffò: ― Che seccatura! Ditegli che sono impegnato.

― Ma mio Signore, vostro padre ha..., ― farfugliò il servitore.

― Lo so cosa ha detto, ottuso di un servo! Ma come ti ho ordinato, non ho tempo. Ora, vattene.

La fiacchezza sugli occhi dell'ometto si presentò su di lui, posò le rovinate mani sul petto coperto dalla divisa bianca con il gilet rosso, per poi dirigersi verso gli interni del palazzo.

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Quando le Gole di Granato si erano tinteggiate d'arancione, nel maniero del Rubino D'Oro, Fathi congedò Iman e si diresse ai piani inferiori per la cena. Si era sistemato nei bagni, vestendosi con una qamis lavanda e un mantello color orchidea che gli scendeva su una spalla. Salutò alcuni zii e si fermò vicino a delle colonne d'alabastro, scrutò la sorellina in un'area colma di frutteti.

Rasha, con un soffice velo arancione, ridacchiò e tenne una trottola di legno. La lanciò e si accorse di suo fratello, correndogli incontro, per poi abbracciarlo.

― Fathi, finalmente sei arrivato. Mâdar ti stava cercando da mezz'ora, ― rise Rasha, allontanandosi dalla stretta.

― Per quale motivo?

Il Fervore MelatoWhere stories live. Discover now