⟣ Capitolo 4 ― L'inchino del pretendete ⟣

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Ai saluti di Firouz, i viaggiatori avevano percorso molti giorni di marcia per dirigersi alla dimora dell'Erba Spinosa. 

Tra un impedimento e il mal tempo arrivarono al confine tra il regno Talib Zayd e i Monti Alabastro, fermandosi alla Lacrima D'Oro: un palazzo costruito dal Tulipano Inargentato come dono di nozze per Mu'ezz Nadir e Farnaz. Una struttura quadrata era imponente e racchiusa ai lati da due possenti tectonie; in lontananza si potevano scrutare le cascate e i sottili fiumi della giungla.

Mu'ezz Nadir sapeva che era una dimora eretta a pochi chilometri dal palazzo dell'Erba Spinosa.

Una volta giunti nella Lacrima D'Oro, padre e figlio, non tardarono a ristorarsi insieme agli altri viaggiatori, amministrando i soldati, i minuscoli accampamenti e i rappresentanti.

Le sale ampie che accoglievano gli scorpioni si ramificavano grazie ai corridoi. Una di queste era stata occupata dall'adolescente e da alcuni prozii che chiacchieravano con lui.

Nessuno si lamentava del viaggio o del maltempo che ingrigiva le giornate, tutti si godevano quel po' di tranquillità nel salotto abbellito da poltroncine, cuscini e tavolini colmi di bevande.

Fathi ridacchiava alle battute dei prozii e ascoltava amabilmente le avventure nelle terre selvagge di quel regno, gli bastava poco per racchiudersi in quel rifugio di fiducia, fiducia che si amalgamava al sangue dei parenti. Si voltò allo scalpitio del padre che si avvicinava al gruppo, alcuni prozii dalle lunghe barbe scure pronunciarono qualcosa nel dialetto Zaka, originario della terra degli scorpioni.

Il capofamiglia mormorò una negazione al discorso delle miniere e, alla conclusione, guardò severo il figlio: ― Stasera dovrai andare a dormire presto.

Fathi scrutò la figura del genitore: ― Per quale motivo, padre? Volevo stare alzato un po' per... 

Mu'ezz Nadir srotolò un papiro che aveva tra le mani rovinate dai calli: ― Due ore fa, ho recapitato uno Shua agli ambasciatori dell'Erba Spinosa per avvertirli del nostro arrivo. Mi hanno risposto che domani mattina saremo loro ospiti per l'accoglienza e la presentazione della fanciulla.

I prozii sussurrarono a Mu'ezz Nadir, consigli e strategie politiche. La maggior parte di loro sfoggiavano un'affilata arroganza decorata dagli abiti caldi.

Fathi in tutta quella confusione rimase zitto. Abbassò lo sguardo, facendo scivolare i ricci sulla fronte: "Dèi, il momento è arrivato eppure non me la sento di vederla. Se... se lei e i suoi parenti mi giudicassero male?"

― Fathi! Hai capito quello che ti ho detto?

La voce inveente del genitore sgretolò il muro di pensieri del ragazzo. Il cuore gli martellava nel petto e una gamba tremolava.

― Certo... certo, ― borbottò Fathi.

Il padre scrutò il viso timoroso del figlio, sospirò e arrotolò il papiro: ― Su, dobbiamo parlare.

Il ragazzo non protestò e si spostò per seguirlo. Era debole da un rimprovero troppo aspro che scremava il suo animo.

I due percorsero i portici che conducevano a un salone esterno rivestito dal gelsomino in fiore. Le tende fisse su ogni arco di marmo svolazzavano.

― Una presentazione non va mai afferrata con leggerezza. Ecco perchè ti voglio dare qualche consiglio: non indossare vestiti troppo sciatti o sporchi, non interrompere gli altri ospiti quando parlano e, ti prego, ― Mu'ezz Nadir fissò con severità Fathi, ― nascondi i segni delle concubine, capisco che ieri sera volevi divertirti, wed-sa, ma per gli dèi, dobbiamo ancora dibattere su cosa evitare e cosa no?

Il Fervore MelatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora